I sostenitori di Bolsonaro bloccano le strade e la polizia resta a guardare. Cosa succede in Brasile?

I sostenitori di Bolsonaro bloccano le strade e la polizia resta a guardare. Cosa succede in Brasile?

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Il presidente uscente Jair Bolsonaro, sconfitto al ballottaggio da Lula, ancora non si è espresso per accettare la sconfitta mentre i suoi sostenitori protestano e invocano l’intervento delle forze armate per impedire che Lula possa tornare alla presidenza. 

In diverse zone del Brasile i camionisti stanno bloccando alcune delle principali autostrade del Paese per protestare contro la sconfitta del fascio-liberista Jair Bolsonaro. 

La Polizia Stradale Federale ha riferito che sono state segnalate proteste in diversi Stati del Paese, tra cui Rio de Janeiro, Paraná (sud) e Mato Grosso (centro), anche se le autorità stanno ancora compiendo le verifiche del caso. 

In diversi video che circolano sui social media, si vedono camionisti che bloccano le strade con i loro veicoli o con pneumatici in fiamme.

In alcuni casi, i manifestanti contestano la vittoria elettorale del leader progressista Luiz Inacio Lula da Silva e alcuni chiedono un "intervento" delle forze armate a favore di Bolsonaro.

Il blocco stradale più importante è stato quello sull'autostrada Dutra, che collega le due città più grandi del Brasile, San Paolo e Rio de Janeiro.

Secondo un portavoce della polizia, i blocchi a Rio de Janeiro sono stati rimossi, ma hanno ostacolato il traffico in città industriali come Barra Mansa e Resende.

Nello Stato del Paraná, al confine con Argentina e Paraguay, c'è stato un blocco sull'autostrada BR-476 vicino al comune di Uniao da Vitoria, a cui hanno partecipato "circa 30 persone".

Nel Mato Grosso, Stato confinante con la Bolivia e grande produttore di soia, sono stati segnalati blocchi nei centri agricoli dei comuni di Sinop, Lucas do Rio Verde, Sorriso e Nova Mutum.

La giustizia federale dello Stato amazzonico del Pará, intanto, ha vietato le proteste indette da lunedì in poi da diverse associazioni di camionisti.

La maggior parte delle associazioni di camionisti del Paese si è schierata con Bolsonaro, che ha perso il ballottaggio di domenica contro l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

La CNTTL bolla la protesta come “antidemocratica”

Ci sono però anche camionisti che prendono le distanze dalle proteste dei colleghi sostenitori di Bolsonaro. 

La Confederazione Nazionale dei Lavoratori del Trasporto e della Logistica (CNTTL), in un video registrato dal direttore, il camionista Carlos Alberto Litti Dahmer, ha espresso ripudio verso gli atti "antidemocratici" promossi dai ‘bolsonaristi’ sulle autostrade e ha denunciato "segmenti che non rappresentano la categoria dei camionisti autonomi".

Nella nota che diffonde il video, la CNTTL afferma di "difendere soprattutto la democrazia, cioè di rispettare il risultato sovrano delle urne".

Carlos Alberto Litti, camionista indipendente di Ijuí-RS, ha sottolineato il rispetto per la decisione del popolo brasiliano che ha eletto Luiz Inácio Lula da Silva per il suo terzo mandato.

"Stiamo vivendo un'azione antidemocratica di alcuni segmenti che non rappresentano la categoria dei camionisti indipendenti che non accettano i risultati delle elezioni. Dobbiamo rispettare ciò che il popolo ha deciso alle urne: la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva (PT)”.

Il direttore della Confederazione ha anche sottolineato che l'agenda degli 800mila camionisti e autotrasportatori autonomi della CNTTL non è politica, ma economica.

"Si battono per il ritorno della pensione a 25 anni di lavoro, per il consolidamento del minimo tariffario, per la creazione di punti di sosta e di riposo, per la riduzione del prezzo del carburante e per la difesa di Petrobras. Questa è una lotta permanente", ha detto Litti.

Inoltre, il camionista fa notare che questi atti di blocco sono stati fatti propri da gruppi politici che sono stati sconfitti alle elezioni: "Difendere la democrazia ora significa non prendere parte a questi atti barbarici”. 

"Omissione e inerzia" delle forze dell’ordine

Intanto emerge che le proteste potrebbero aver goduto del sostegno occulto delle forze di polizia non intervenute prontamente per liberare le strade paralizzate dai sostenitori di Bolsonaro. 

La polizia Stradale brasiliana ha comunicato di aver interrotto 246 manifestazioni di camionisti che avevano bloccato le strade a sostegno del presidente uscente Jair Bolsonaro, con interventi seguiti a un ordine del tribunale.

Lo scorso lunedì sera, il presidente del Tribunale elettorale superiore (TSE) del Brasile, Alexandre de Moraes, ha stabilito che le autostrade e le strade pubbliche che "sono illegalmente bloccate con il traffico interrotto" devono essere sbloccate "immediatamente". La decisione è stata approvata martedì mattina a maggioranza dai magistrati del Supremo Tribunale Federale (STF).

Moraes ha decretato l’intervento delle forze dell’ortdine in seguito a una richiesta della Confederazione Nazionale dei Trasporti, la quale ha affermato che i blocchi stradali stavano causando "paralisi e danni alla società nel suo complesso".

Da quando è stata resa nota la sconfitta del candidato di destra, gruppi di camionisti hanno attraversato le principali arterie di comunicazione in diversi Stati del Paese, protestando contro la sconfitta del loro candidato.

De Moraes ha anche ritenuto che la Polizia stradale abbia agito con "omissione e inerzia", non impedendo ai sostenitori di Bolsonaro di bloccare le strade, per cui ha ordinato di sgomberarle immediatamente.

Se la polizia brasiliana non rispetterà l'ordine, il direttore Silvinei Vasques, dovrà pagare 100.000 reais (19.000 dollari) all'ora, a partire da martedì, oltre alla possibilità di essere rimosso dall'incarico o mandato in prigione.

Nella sua presentazione, De Moraes ha incluso dei video che mostrano come i funzionari di polizia non abbiano cercato di impedire i blocchi.

Sui social media circola un filmato di agenti di polizia che sostengono i sostenitori di Bolsonaro. Uno degli agenti dice: "L'unico ordine che abbiamo è di essere qui con voi", mentre la folla applaude e grida: "Brasile, Brasile".

Allarme golpe

Dalla Bolivia l’ex presidente Evo Morales, spodestato con un golpe dopo aver vinto le elezioni, denuncia il comportamento di Bolsonaro che non accetta la sconfitta e avverte che il presidente uscente potrebbe tramare un colpo di Stato. 

“Deve riconoscere la sua sconfitta - ha dichiarato Evo Morales a Sputnik -. Non voglio pensare che forse sta pianificando un colpo di Stato, che se non è militare, è uguale a quanto hanno fatto con Dilma [Rousseff, 2011-2016], un golpe parlamentare o giudiziario. Adesso non ci sono più golpe militari. Quando entra nell'arena elettorale deve riconoscere i trionfi degli altri”. 

 
 
 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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