I civili morti a Donetsk e gli albori del fascismo

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I civili morti a Donetsk e gli albori del fascismo

 

Ieri a Donetsk hanno già ammazzato sette civili, così, random, secondo il metodo utilizzato da Kiev, da otto anni.

A questo servono le armi che noi paghiamo.

Ma qui ancora, in troppi non se ne vogliono rendere conto.

Passare da un paese in cui sparano d'artiglieria contro i civili h.24, e ritrovarsi in un paese in cui tutto questo viene negato e ogni testimonianza sulle colpe occidentali viene liquidata con "narrazione di parte", significa ritrovarsi a vivere in una terra in cui la mentalità non diverge da quella degli italiani agli albori del fascismo.

Tutto questo per me è estremamente doloroso. 

Lo ripeto e non ho alcun motivo per mentire. 

Problematiche conseguenti al conflitto sono presenti nelle diverse città del Donbass, ma con una sostanziale differenza: in città come Donetsk e Gorlovka, nella DNR, l’attacco è contro i civili e contro le infrastrutture della città, aree dove, posso testimoniare, non sono presenti postazioni militari russe o delle milizie popolari. Qui i civili riferiscono che a sparare contro di loro è solo ed esclusivamente l’esercito ucraino, da otto anni. Dall'arrivo delle armi occidentali, oltre alla periferia, ha iniziato ad essere colpito anche il centro cittadino.

In città come Mariupol o Severodonetsk, teatro degli scontri tra esercito ucraino ed esercito russo (unito alle milizie delle repubbliche popolari), le persone del posto che ho interpellato concordano sul fatto che l’esercito ucraino abbia occupato gli appartamenti dei civili, rifugiatisi negli scantinati, e che questa sia stata la strategia utilizzata per portare avanti lo scontro con l’esercito russo, di qui i danni alle abitazioni di parte della città, dall'osservazioni delle quali, comunque, non si evince lo sforzo deliberato di radere al suolo un centro cittadino, la cui ricostruzione è già ripartita.

Continuo a ricevere attacchi da parte di persone che ergono muri di gomma e che insistono sul fatto che la mia narrazione sia di parte e pertanto menzognera. Più comodo pensare che io stia mentendo, anziché comprendere che la menzogna parte dall'alto, come ai tempi della guerra in Iraq.

Chi non coglie il fatto che siamo immersi in un sistema dispotico e assolutista, che censura informazioni che mostrano come le armi occidentali vengano utilizzate contro la popolazione civile, ha già interiorizzato il diktat antidemocratico, è già vittima, si è già piegato, è già schiavo e sottomesso, è già pedina, è già crollato nel più mortifero dei sonni.

Sara Reginella

Sara Reginella

Psicologa a indirizzo clinico e giuridico, psicoterapeuta, regista e autrice di reportage di guerra. I suoi lavori integrano l’interesse per le dinamiche psicologiche con l’attenzione per l’attualità e uno sguardo che mai dimentica le frange socialmente più vulnerabili.

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