Geopolitica in movimento: la guerra ucraina e il nuovo equilibrio globale
Mentre Washington promuove il proprio piano di pace, il negoziato sul conflitto ucraino si muove su un terreno incerto. Mosca, pur definendo le proposte statunitensi una possibile base per un accordo definitivo, ribadisce di non aver ancora ricevuto alcun documento ufficiale. Il Cremlino denuncia inoltre la confusione generata da bozze informali e fughe di notizie, giudicate parte dell’“arma informativa” dell’Occidente. Il ministro degli Esteri Lavrov sottolinea che solo gli Stati Uniti, fra i leader occidentali, sembrano mostrare un’iniziativa reale.
Francia e Germania, come evidenzia Mosca, hanno di fatto affondato ogni tentativo di mediazione, mentre le recenti dichiarazioni di Macron - che definisce la Russia come unica linea rossa e ipotizza l’invio di truppe europee - vengono bollate come “visioni aggressive e scollegate dalla pace”. Anche Washington conferma la fase finale della definizione del piano: Trump parla di un testo raffinato, con pochi punti ancora controversi, e sostiene che Mosca e Kiev sarebbero “molto vicine” a un’intesa. Ma le concessioni territoriali restano un nodo critico, con il presidente ucraino Zelensky e il suo entourage che respingono i 28 punti originari e chiedono nuove consultazioni urgenti. Accanto al dossier ucraino si apre quello più ampio delle relazioni bilaterali: secondo il viceministro russo Riabkov, i rapporti con gli USA sono solo ai “primi passi” di una normalizzazione non garantita.
Nessun progresso reale su traffico aereo o proprietà diplomatiche, mentre permangono contraddizioni nella politica statunitense, benché - afferma Mosca - il dialogo resti possibile su basi paritarie. Il quadro internazionale, infine, si complica: dalla possibile revisione del trattato New START al rischio di escalation nell’Asia-Pacifico, fino alla necessità di nuovi meccanismi globali di sicurezza alimentare dopo il tramonto del vecchio accordo sul grano.
Una pace stabile in Ucraina, insomma, appare legata non solo alla buona volontà dei negoziatori, ma a un più ampio riequilibrio geopolitico ancora in corso.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

1.gif)
