Delocalizzazioni, emendamento Mantero. La lista dei senatori che ha votato contro

Delocalizzazioni, emendamento Mantero. La lista dei senatori che ha votato contro

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"Il nostro emendamento è stato respinto, quello del governo che non fa altro che regolamentare le chiusure è stato approvato. Ecco la maggioranza da che parte sta, quella di Confindustria e delle multinazionali. Abbiamo semplicemente cercato di dare allo Stato italiano uno strumento per difendersi da multinazionali rapaci, hanno detto no grazie." Con queste parole il senatore Mantero (PaP) ha commentato la decisione della Commissione bilancio di bocciare un suo emendamento contro le delocalizzazioni e a tutela dei lavoratori.

 

Vi riportiamo l'esito della votazione (dell'emendamento Mantero e di quello del governo poi approvato)

 

Hanno votato contro l'emendamento Mantero:

Pd: Alan Ferrari, Daniele Manca, Antonio Misiani
Leu: Vasco Errani
Fratelli d'Italia: Nicola Calandrini, Luca De Carlo
Italia Viva: Davide Faraone, Donatella Conzatti 
Lega-Salvini Premier-Partito Sardo D'Azione: Erica Rivolta, Antonella Faggi, Roberta Ferrero, Elena Testor e Paolo Tosato
Forza Italia – Berlusconi Presidente – UDC: Dario Damiani, Massimo Ferro, Fiammetta Modena, Antonio Saccone.
Idea-Cambiamo! Europeisti: Raffaele Fantetti
Gruppo per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Steger Dieter

Hanno invece votato a favore: 
Barbara Lezzi del Gruppo Misto e il gruppo degli M5s Gianmauro Del'Olio, Agnese Gallicchio, Laura Bottici, Vincenzo Presutto 

De Pretis (Gruppo Misto)

 

L'emendamento del Governo, è invece stato approvato da tutti i senatori e le senatrici, compresi i M5s che hanno votato a favore del subemendamento Mantero, con l'esclusione della senatrice Barbara Lezzi del Gruppo Misto, che ha votato  contro l'emendamento del Governo.

 

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Pubblichiamo da Contropiano un'ottima sintesi di quello che era in votazione oggi alla Commissione bilancio del Senato

 

 

E’ finalmente in votazione alla Commissione Bilancio del Senato l’emendamento antidelocalizzazioni proposto dal Senatore di Potere al Popolo Matteo Mantero.
Abbiamo raccolto qui le principali differenze tra l’emendamento Mantero, scritto dagli operai GKN, e l’emendamento del Governo, una norma scritta di concerto con Confindustria e le multinazionali e neppure a parole ferma licenziamenti e delocalizzazioni!  Aggiornamento dal Senato

CAMPO DI APPLICAZIONE

EMENDAMENTO GOVERNO – CONFINDUSTRIA

si applica solo ad imprese che abbiano i seguenti requisiti cumulativi:

  • Decidano di chiudere determinando almeno 50 licenziamenti;
  • nell’anno precedente abbiano avuto alle dipendenze almeno 250 dipendenti
  • si trovino in una situazione di equilibrio economico-patrimoniale in bilancio (i.e. non si applica ad imprese con squilibrio patrimoniale o economico-finanziario).

La legge non si applica alle imprese che oggi stanno chiudendo e che hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo.

EMENDAMENTO MANTERO-GKN

si applica ad imprese

  • che occupino più di 100 lavoratori a qualunque titolo impiegati (si computano anche lavoratori somministrati, contratti a tempo determinato, collaboratori ecc.),
  • imprese anche più piccole che nei 2 anni precedenti abbiano fatto licenziamenti collettivi.
  • si trovino solo formalmente in squilibrio patrimoniale (ciò per evitare che con giochi societari l’impresa si sottragga al campo di applicazione).

Si applica a tutte le aziende che oggi stanno chiudendo.

COMUNICAZIONE PREVENTIVA DI CESSAZIONE DI ATTIVITA’

EMENDAMENTO GOVERNO – CONFINDUSTRIA

La comunicazione viene inviata alle RSA, RSU e alle sedi territoriali delle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative.

Non c’è nessun obbligo di fornire documentazione societaria ai lavoratori se questi la richiedono. In caso di assenza di comunicazione preventiva e nei primi 90 giorni successivi alla stessa i licenziamenti collettivi o individuati per giustificato motivo oggettivo eventualmente irrogati sono nulli.

EMENDAMENTO MANTERO – GKN

la comunicazione deve essere inviata alle Rappresentanze sindacali (RSA o RSU).

I sindacati possono richiedere, e sono quindi tenuti ad ottenere dall’azienda, tutta la documentazione societaria adeguata a comprendere la situazione patrimoniale dell’impresa.

Si SANZIONANO ESPLICITAMENTE CON LA NULLITA’ I LICENZIAMENTI IRROGATI PRIMA DI PROCEDERE CON LA COMUNICAZIONE PREVENTIVA, DURANTE LA VALUTAZIONE DEL PIANO FINO ALLA SUA APPROVAZIONE. I licenziamenti costituiscono, inoltre, condotta antisindacale (si rafforza, dunque, anche il potere di tutela e autotutela del sindacato).

IL PIANO INDUSTRIALE DA PRESENTARE

EMENDAMENTO GOVERNO – CONFINDUSTRIA

  •  Il piano industriale non ha un obbligo di mantenimento dei livelli occupazionali nè è volto alla tutela del tessuto produttivo, ma si limita a gestire “meno traumaticamente” la chiusura e i conseguenti esuberi.
  •  Il Piano ha una durata di soli 12 mesi.
  • In caso di cessione non vi è in capo al cessionario alcun obbligo di garantire i livelli occupazionali nè i trattamenti retributivi e normativi dei dipendenti ceduti.
  • Non ci sono criteri per la ricollocazione.
  • L’unica alternativa che viene offerta ai lavoratori è il trattamento di integrazione salariale straordinario (con i limiti e alle condizioni ivi previste).

EMENDAMENTO MANTERO – GKN

  • Nel Piano industriale si è obbligati a prevedere misure (di vario genere) che garantiscano il mantenimento del tessuto produttivo e dei relativi livelli occupazionali.
  •  In caso di cessione, ci si assicura di garantire che il cessionario sia solvibile e che garantisca i medesimi trattamenti economico-normativi ai lavoratori. I lavoratori possono essere ricollocati al massimo entro 40 km nella stessa impresa.
  • Il piano, tra le varie misure, può adottare anche quella della riconversione ecologica. per la scrittura del piano l’impresa deve consultare le RSA/RSU e associazioni di categoria.
  • il Piano diventa in altre parole una grande occasione per trasformare una scelta imprenditoriale “non condivisibile” in uno strumento di promozione di una “nuova” e “diversa” produzione e occupazione, e sempre con la finalità di garanzia dei livelli occupazionali.

ESAME ED APPROVAZIONE DEL PIANO

EMENDAMENTO GOVERNO – CONFINDUSTRIA

  • Non si richiede alcuna “autorizzazione” del Piano da parte del soggetto pubblico o del soggetto sindacale, ma una mera discussione che può arrivare alla stipula di un eventuale accordo sindacale.
  •  La proposta si limita a richiedere “sufficienti garanzie” di mantenimento dei livelli occupazionali perché si giunga all’accordo sindacale.
  •  L’accordo sul piano determina un enorme beneficio per l’impresa: al termine della durata del piano (max 12 mesi) l’impresa può procedere con licenziamenti collettivi senza neppure pagare il contributo di accesso alla naspi maggiorato per tre volte (come invece richiesto dall’art. 2, co. 35, l. 92/2012).

Se il piano non viene presentato o se il piano non ha i requisiti richiesti dalla legge, l’impresa può licenziare senza problemi con una sanzione: pagamento del doppio del contributo di accesso alla Naspi.
La sanzione però è solo apparente perché se l’azienda attiva la procedura di licenziamento collettivo non è tenuta a pagare il contributo di cui all’art. 2, co. 35, l. 92/2012.

EMENDAMENTO MANTERO – GKN

  •  Il soggetto pubblico deve verificare che con il Piano vengano garantiti i livelli occupazionali o la continuità produttiva, altrimenti non può autorizzare ma deve chiedere in una modifica che raggiunga quell’obiettivo.
    Il soggetto pubblico è quindi responsabilizzato a verificare come assicurare continuità produttiva e occupazionale.
  • Se non c’è crisi il Piano non può prevedere esuberi. Il soggetto pubblico verifica anche la stabilità del cessionario nel lungo periodo di modo che assicuri garanzie occupazionali.
  •  Il Piano peraltro deve essere approvato anche da parte delle rappresentanze sindacali in azienda o, in loro assenza, dai lavoratori.
    Se il piano non venga approvato o comunque prima della sua approvazione, se l’impresa decide comunque di procedere con licenziamenti viene punita con la nullità dei licenziamenti che costituiscono peraltro condotta antisindacale.

MONITORAGGIO E ATTUAZIONE DEL PIANO

EMENDAMENTO GOVERNO – CONFINDUSTRIA

Se l’azienda non rispetta il piano può licenziare pagando solo una multa che peraltro è più apparente che reale.

EMENDAMENTO MANTERO – GKN

Se il piano non prevede licenziamenti, non si può licenziare (nullità e condotta antisindacale). Se il piano non viene rispettato, inoltre vi sono anche sanzioni amministrative: devono essere ridati indietro 5 anni di contributi pubblici comunque ricevuti; 5 anni di interdizione dai contributi pubblici; 5 anni di esclusione per il gruppo di imprese dagli appalti. Può essere nominato un commissario.

DIRITTO DI PRELAZIONE PER LA COOPERATIVA DEI LAVORATORI

Solo la proposta Gkn attribuisce ai lavoratori il potere di costituire una cooperativa che goda di un diritto di prelazione e possa acquistare l’azienda o parte di essa ad un prezzo ridotto.
La proposta Todde Orlando nomina le coooperative senza fornirgli nessun diritto di prelazione (il che ovviamente significa escluderle dalla competizione con altri cessionari)

DIRITTO DI INTERVENTO DELLO STATO AI FINI DELLA GARANZIA OCCUPAZIONALE E DELLA TUTELA DEL TESSUTO PRODUTTIVO

Solo la proposta Gkn prevede la possibilità per lo Stato, in ogni stato e grado del procedimento, di intervenire acquisendo l’azienda o parte di essa al fine di assicurare continuità produttiva e occupazione e salvaguardare il tessuto produttivo nazionale.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa. Per ogni informazione, richiesta, consiglio e critica: info@lantidiplomatico.it

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