Come interpretare il ritiro della portaerei Theodore Roosevelt dal Medio Oriente?
Mentre prosegue la macelleria a ritmo serrato di Gaza, il ministro della Difesa di Israele, Yaov Gallant, due giorni fa ha dichiarato che le operazioni dell’Israel Defence Force (IDF) nella Striscia starebbero per concludersi a breve, dal momento che “Hamas come formazione militare non esiste più”. L’attuale scontro militare andrebbe quindi a trasformarsi in uno scontro a minore intensità per sedare la “guerriglia” di Hamas ed eliminarne i leader. Dato tale sviluppo, ha aggiunto Gallant, l’attenzione dell’IDF si dovrà spostare sul confronto contro Hezbollah in Libano.
La guerra, meglio il massacro, di Gaza, si starebbe quindi chiudendo nella forma attuale, trasformandosi in un qualcosa di altro e tutto da scoprire, anche perché ancora sono in corso dei tentativi per concludere un accordo con Hamas che inserirebbero nel quadro una variabile aggiuntiva (anche se ad oggi sperare in un’intesa è arduo, dal momento che le profferte israeliane restano ambigue sia riguardo il cessate il fuoco che sul ritiro delle sue forze e sul controllo da parte dell’IDF del corridoio Filadelfia).
Il viceré di Gaza
Su quanto si prospetta in futuro appare significativa la nomina del colonnello Elad Goren come massima autorità della Striscia per quanto riguarda gli aiuti umanitari e civili, compreso il “ripristino delle infrastrutture civili (Jerusalem Post). Sostanzialmente Israele si appresta a gestire la Striscia, ricostruzione compresa, attraverso un’autorità militare. Il processo per l’annessione della Striscia, per ora mascherata, va avanti.
In attesa dell’incerto futuro di Gaza, che di certo ha solo i morti – ieri l’ennesima strage in una scuola, con “donne e bambini fatti a pezzi”, come hanno raccontato testimoni oculari ad al Jazeera – resta che le parole di Gallant hanno rilanciato la prospettiva di una guerra contro Hezbollah.
Infatti, a corollario del suo intervento, il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato: “Stiamo portando a termine l’addestramento dell’intero schieramento di battaglia per un’operazione di terra [in Libano], in tutti i suoi aspetti” (Timesofisrael).
Il ritiro della portaerei
In questo clima appare più che significativo che ieri gli Stati Uniti abbiano ordinato il ritiro della portaerei Theodore Roosevelt, inviata al largo del Libano insieme alla Abraham Lincoln a rinforzo delle forze israeliane. Un segnale neanche troppo piccolo inviato a Tel Aviv perché eviti di allargare la guerra e per spingerla a a concludere un accordo con Hamas, che chiuderebbe le ostilità anche con Hezbollah.
Non sappiamo se basterà a evitare l’ennesima follia della leadership israeliana, che incenerirebbe il Libano, certo, ma a costo di gravissimi danni anche per Israele e a rischio di aprire una guerra regionale in piena regola, che forzerebbe un altro intervento Usa in Medio oriente. Vedremo, intanto registriamo con certo sollievo la notizia del ritiro della portaerei Usa, una delle poche buone notizie giunte dal Medio oriente in questi 10 mesi di sanguinaria follia.