Anche i lavoratori yemeniti del petrolio protestano contro l’aggressione saudita/ statunitense, di fronte al palazzo delle Nazioni Unite       

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Anche i lavoratori yemeniti del petrolio protestano contro l’aggressione saudita/ statunitense, di fronte al palazzo delle Nazioni Unite       

 

a cura di Enrico Vigna
 

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A giugno il personale e i sindacati della compagnia petrolifera dello Yemen hanno organizzato una protesta davanti all'edificio delle Nazioni Unite per denunciare la continua aggressione e al sequestro di navi cariche di derivati del petrolio o impedendone l'accesso al porto di Hodeidah.

Per quasi tre mesi i manifestanti hanno continuato il loro sit-in di fronte al palazzo delle Nazioni Unite, senza alcuna risposta da parte delle Nazioni Unite.

I partecipanti hanno denunciato la loro situazione, definendo "una condanna, il silenzio delle nazioni", nel non impedire l'aggressione alle navi e non consentire loro di entrare nel porto di Hodeidah.

I partecipanti hanno incolpato le Nazioni Unite per ciò che potrebbe accadere in caso di detenzione continua di navi petrolifere e hanno confermato il proseguimento dei sit-in fino al rilascio di tutte le navi petrolifere.
 

Le stime approssimative delle perdite nel commercio estero nello Yemen, dovute all'aggressione e all'assedio, sono state  calcolate in 36 miliardi e 285 milioni di dollari negli ultimi quattro anni.

Un rapporto pubblicato dal settore del commercio estero presso il Ministero dell'Industria e del Commercio dichiarava che "l'aggressione e l'assedio hanno portato alla cessazione quasi completa delle attività economiche, agricole, di servizi e commerciali; alla sospensione delle attività e movimentazione nei porti e delle importazioni e esportazioni della maggior parte dei beni e prodotti, compresi i derivati del petrolio e le materie prime alimentari di base, oltrechè sanitarie... ". Il rapporto ha anche sottolineato che i danni al commercio delle esportazioni subiti dall'economia yemenita provengono dall'interruzione delle esportazioni di petrolio e gas, dall’arresto delle entrate del paese, dal calo delle rimesse in valuta estera, dall’ arresto delle operazioni bancarie internazionali in Yemen e dell'esaurimento delle riserve di cassa presso la Banca centrale dello Yemen.

I danni includono anche la chiusura di uffici di organizzazioni internazionali accreditate nello Yemen, la sospensione dei loro progetti di sviluppo e la chiusura di ambasciate straniere, missioni, consolati e rappresentanze commerciali arabe e straniere.

Il rapporto ha anche sottolineato che l'aggressione e l'assedio hanno portato al deterioramento della valuta locale nei confronti delle valute estere e una significativa riduzione del traffico marittimo e paralizzato il commercio estero.

A questo proposito, il sottosegretario del settore del commercio estero ha sottolineato che i dati sulle perdite sono sostanzialmente basati sui dati del Ministero del petrolio e dei minerali, dell'Organizzazione centrale di statistica e del Centro commerciale internazionale per gli anni 2015-2018. 

"Dopo che l'aggressione militare ha fallito, essa è ricorsa disperatamente al blocco di 27 milioni di persone nello Yemen che hanno bisogno di cibo, medicine e spostarsi", ha detto.

 

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a cura di Enrico Vigna/CIVG, 16 settembre 2019




 

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