A Pechino Kiev dichiara essere pronta "a negoziare con la Russia". La risposta di Mosca

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Kiev è pronta a negoziare con Mosca per porre fine al conflitto. Lo ha dichiarato mercoledì il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba durante i colloqui con il suo omologo cinese Wang Yi.

Arrivato ieri per discutere di come raggiungere una “pace giusta” con la Russia e delle relazioni bilaterali con Pechino, Kuleba ha fatto seguito alle parole di ieri di Zelensky dopo la visita a Kiev del segretario di stato Vaticano Parolin. Intanto in una nota, il Ministero degli Esteri ucraino ha fatto notare che “Dmitry Kuleba ha ribadito la posizione coerente dell'Ucraina, che è pronta a portare avanti il processo negoziale con la parte russa in una certa fase, quando la Russia è pronta a negoziare in buona fede, ma ha sottolineato che ora non c'è questa disponibilità da parte russa”.

Durante l'incontro con il ministro cinese, Kuleba ha dichiarato: “Sono convinto che una pace giusta in Ucraina sia nell'interesse strategico della Cina e che il ruolo della Cina come forza globale per la pace sia importante”.

Il ministro cinese che vanta questa settimana il grande successo diplomatico della dichiarazione firmata da Fatah, Hamas e altre 12 fazioni politiche palestinesi ha dichiarato a margine dell'incontro con Kuleba: “Per quanto riguarda la crisi ucraina, sebbene le condizioni e i tempi non siano ancora maturi, sosteniamo tutti gli sforzi che portano alla pace e siamo pronti a continuare a svolgere un ruolo costruttivo per il raggiungimento del cessate il fuoco e la ripresa dei colloqui di pace”. Wang Yi ha poi precisato come la Cina stia seguendo da vicino la situazione umanitaria in Ucraina e ha ribadito il suo impegno a continuare a fornire assistenza al Paese.

Non si sono fatte attendere le risposte di Mosca. Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato che il messaggio espresso sulla disponibilità ad avviare i negoziati “è perfettamente in linea con la posizione di Mosca”, che non ha mai rifiutato di negoziare. Tuttavia, ha sottolineato che l'importante in questo caso sono i dettagli, ancora sconosciuti, e che la Russia è in attesa di ulteriori chiarimenti.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha poi descritto le dichiarazioni della parte ucraina sulla disponibilità a tenere colloqui di pace come un tentativo di promuovere la cosiddetta “formula di pace” proposta dal leader del regime ucraino, Vladimir Zelensky, e ha sottolineato che non c'è fiducia. Secondo Zakharova, il leader che “ha abbandonato il suo stesso popolo, gettando letteralmente i cittadini ucraini su [...] un altare sacrificale” può ritrattare le sue parole in qualsiasi momento. Per la portavoce del ministero degli esteri russo, inoltre, tali dichiarazioni potrebbero essere collegate alle imminenti elezioni presidenziali statunitensi e al tentativo dell'Ucraina di rimanere sotto i riflettori. "La legge che vieta i negoziati con la Russia è ancora in vigore in Ucraina e non sono state prese misure per cambiare la situazione, quindi le dichiarazioni del regime di Kiev sono infondate", ha concluso.

I primi timidi passi nella direzione di un'apertura di negoziati da parte di Kiev sono stati significativamente spinti dal Vaticano e dalla Cina.. Alla fine di marzo, dopo un incontro a Istanbul, in Turchia, è noto come Kiev e Mosca avessero raggiunto un accordo che è poi è stato vanificato dalle volontà belliche degli angloamericani. Il tutto nel silenzio inquietante della moribonda Unione Europea. Allora come oggi.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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