Time: “L’Ucraina non è pronta per la sua grande offensiva, ma non ha scelta”
“L’Ucraina non è pronta per la sua grande offensiva, ma non ha scelta”. Questo il titolo di un articolo di Mark Galeotti per il Time che inizia così: “Kiev non ha altra scelta se non quella di lanciare un’importante offensiva primaverile o estiva. I suoi leader sono sempre più intrappolati. Come ha affermato un funzionario della difesa americano: ‘Gli ucraini hanno sorpreso noi e Putin in passato, ma ora hanno molto meno spazio di manovra”.
Controffensiva spuntata, ma irrevocabile
“[…] Il presidente Zelensky – continua il giornale britannico – ha gestito l’Occidente con grande abilità, ma per mantenere tale sostegno deve dimostrare quello che gli addetti ai lavori di Washington chiamano piuttosto sfacciatamente un ‘ritorno dell’investimento'”.
Zelenky è chiamato anche a fare un’opera di “bilanciamento in politica interna”, dal momento che subisce la pressione dei falchi, aggiunge Galeotti.
Molto interessante anche un altro cenno, di tutt’altro tenore: “Un diplomatico occidentale ha parlato di una ‘surreale esperienza parallela’ avuta a Kiev: mentre i suoi interlocutori ‘dibattono su potenziali formati per i negoziati la sera”, il giorno successivo, in pubblico, ‘urlano che non possono darsi colloqui con la Russia’”. Vuol dire che spazi di manovra per negoziati esistono…
Galeotti continua parlando delle difficoltà in cui si dibattono le forze di Kiev, emerse anche dai documenti trapelati dal Pentagono: mancanza di munizioni, scarsità di blindati, poco o nullo supporto aereo, ridotte capacità delle truppe. E riferisce delle diffidenze ormai generalizzate riguardo la possibilità di ottenere una vittoria totale, in contrasto con la pubblica narrativa.
Ma “Kiev dovrà attaccare a prescindere, puntando probabilmente su qualche obiettivo ambizioso”, ad esempio Melitopol, “nodo stradale e ferroviario la cui liberazione taglierebbe il cosiddetto ponte di terra tra Crimea e Russia”.
Washington Post: la carneficina prossima ventura
A complicare le cose il fatto che l’annuncio dell’attacco, sebbene ottimo per sostenere la propaganda e così far affluire armamenti a Kiev, ha fatto perdere alle forze ucraine l’essenziale elemento sorpresa.
E ha permesso ai russi di preparare la difesa, come dettaglia il Time spiegando come questi abbiano ridotto gli attacchi, in particolare nell’area di Bakhmut (riducendo così le proprie perdite), per dedicarsi all’erezione di presidi difensivi.
Non solo, secondo M.K. Bhadrakumar, in questi giorni i russi, che hanno intensificato gli attacchi con droni, missili e artiglieria, stanno prendendo di mira la logistica e le concentrazioni dei militari ucraini per tagliare le ali all’attacco avversario (Indianpunchline).
Va da sé, infine, che chi attacca subisce maggiori perdite di chi difende. Così è giustificato quanto titola il Washington Post: “Una carneficina ancora più grande in arrivo”. Di interesse la conclusione, nella quale spiega che nonostante tale macelleria, la documentazione trapelata dal Pentagono indica che “in tutti gli scenari considerati i negoziati per porre fine al conflitto nel 2023 restano improbabili”.
Di interesse perché diversi politici e analisti prevedono che la controffensiva esaurirà le risorse ucraine ed eroderà il sostegno Nato, aprendo spazi al negoziato. Il Wp registra invece la spinta per una chiusura totale a tale prospettiva. Affinché la guerra prosegua fino all’ultimo ucraino.