Storico tedesco su Newsweek: i pericoli maggiori per l'occidente non vengono da Russia e Cina ma dalla Germania
PICCOLE NOTE
La Germania sta crollando e ciò avrà conseguenze nefaste per l’Occidente. Questo in estrema sintesi quanto scrive su Newsweek lo storico tedesco Tarik Cyril Amar, docente presso all’Università di Koç, Istanbul, secondo il quale, piuttosto che dalla Russia e dalla Cina, l’Occidente dovrebbe guardarsi da un pericolo più prossimo.
“In realtà”, scrive infatti Amar, “è probabile che i maggiori problemi [per l’Occidente] arriveranno dall’interno e ancora una volta dalla Germania”, già protagonista di due guerre mondiali.
“Si sono registrate molte critiche per il tardivo sostegno tedesco all’Ucraina”, scrive ancora Amar, ma ora Berlino è la più ingaggiata nel conflitto, sia nell’inviare armi e a livello di finanziamenti, sia come retorica incendiaria. Ma “la perfetta adesione della Germania alla politica occidentale nei confronti di Russia e Cina ha un prezzo inquietante”, avverte Amar.
Il Nord Stream 2, il crimine ignorato
Sul futuro della Germania pesa quanto accaduto al Nord Stream 2. Scrive Amar: “La Germania ha ignorato il sabotaggio dei suoi gasdotti Nord Stream, un’infrastruttura costosa e strategica. Eppure le prove, ci viene detto, indicano che ci sono autori ucraini in quello che normalmente costituirebbe un atto di guerra ed eco-terrorismo”.
“Che si consideri giusto o sbagliato far saltare in aria il Nord Stream, non è usuale che un governo chiuda un occhio su un simile attacco. Far finta di niente e continuare a sostenere massicciamente il Paese da cui è arrivato [l’attacco] è straordinario”.
“Eppure il Nord Stream è solo la punta dell’iceberg. La brusca transizione energetica della Germania sta facendo aumentare drasticamente i costi per l’economia e le famiglie”.
“La Germania moderna – annota infatti Amar – è strutturata su un principio semplice: importare materie prime ed energia, aggiungervi manodopera e tecnologia e vendere i prodotti risultanti. Se si toglie dal mix l’energia a prezzi competitivi, il modello crolla. Parlare di ‘deindustrializzazione‘ sembrava esagerato un anno fa. Ora è la nuova normalità”.
Non solo il collasso economico, anche quello politico, con i partiti tradizionali che sono erosi a favore degli estremi, i nazionalisti dell’AFD e la rinascita, prevedibile secondo Amar, della Linke, partito di sinistra lontano dal centrismo socialdemocratico. Comunque la si voglia vedere, e su questo Amar ha ragione, si tratta del collasso della Politica tedesca del dopoguerra.
“Questa doppia crisi del modello tedesco – in economia e in politica – ha molte cause. Tre di queste si collegano alla guerra ucraina: la sensazione diffusa che Berlino abbia sacrificato gli interessi tedeschi vitali alla strategia dell’Occidente, il grande disagio per la perdita eccessiva di sovranità e le conseguenze della recessione e del declino economico. Si può anche aggiungere il timore di un’escalation della guerra fino allo scontro aperto tra NATO e Russia. Che si condivida o meno tali preoccupazioni, il loro potenziale dirompente è evidente”.
Dopo il sabotaggio la Germania ha iniziato a inviare armi
Qualche considerazione in merito. Anzitutto, che sia stata l’Ucraina a sabotare il Nord Stream è alquanto discutibile, se non palesemente errato. La ricostruzione di Seymour Hersh e tanto altro, a iniziare dall’impossibilità per gli ucraini di compiere un’azione tanto sofisticata e in acque monitorate al millimetro dalla NATO, dicono altro e molto più plausibile.
Ma ciò non inficia le considerazioni di Amar in merito al sabotaggio, dal momento che l’Ucraina era certo consapevole e connivente dell’attacco e di certo avrebbe dovuto incrinare la sudditanza della Germania agli USA, che invece è stata incrementata.
Il sabotaggio è stata un’operazione diretta contro la Germania, come scrive Hersh, e questo aiuta a spiegare perché, a distanza di un anno, le indagini non hanno dato esiti.
Ma è interessante, sul punto, una considerazione di un articolo di Strana, nel quale si afferma che il sabotaggio, eliminando la possibilità che in futuro (a fine guerra) il gasdotto potesse essere ripristinato, ha prodotto un “vantaggio significativo” al partito trasversale che in Germania “sostiene la sconfitta della Russia e la rottura completa con essa – e che è contraria a un’intesa” con Mosca per porre fine al conflitto.
“Non sorprende – continua Strana – che nel giro di pochi mesi Berlino abbia deciso di inviare Leopard e altri veicoli corazzati alle forze armate ucraine, mentre in precedenza si limitava a fornire presidi sanitari mobili ed elmetti, forniture che avevano suscitato dure critiche da parte della leadership ucraina” (e oltreoceano…).
Ovviamente, l’aver costretto la Germania a intrupparsi nella crociata anti-russa, ha tolto una sponda importante a quelle forze che in Europa cercavano e cercano di aprire spazi alla diplomazia…
La crisi teutonica e la Repubblica di Weimar
L’altra considerazione sullo scritto di Amar riguarda quanto scrive sull’impatto della criticità ucraina sulla politica tedesca, cioè sul fatto che ha causato la crescita delle formazioni politiche estreme, perché sul giudizio riguardo tali forze lo storico tedesco sembra pagare pegno alla narrativa dominante, secondo la quale tutte le forze politiche non allineate alla crociata anti-russa sono deviate e devianti.
Nulla importando che, in realtà, il nazismo, che certo potrebbe tornare a ruggire in Europa, è alimentato scientemente dalle forze che stanno sostenendo Kiev, dal momento che esso è ormai incistato nel profondo della nuova Ucraina a guida Zelensky (che all’incontro con i ministri della Ue a KIev ha per un attimo dismesso l’abusata magliettina verde per una più evocativa maglietta nera, suggestione magari dovuta a una scelta casuale – anche se la sua immagine è più che vigilata – ma non per questo del tutto inappropriata).
Al di là, uno degli scenari possibili, e forse più probabile, del combinato disposto crollo economico – instabilità politica, evocato forse solo implicitamente nell’analisi da Amar sull’impatto della guerra nei territori teutonici, è invece la ripetizione, sotto altre spoglie, della parabola della Repubblica di Weimar, dal cui collasso economico si produsse il mostro nazista. Speriamo sia evitato.