Sovraesposizione di Salvini. Per i liberisti e stampelle mediatiche varie il vero obiettivo è colpire il M5S

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Sovraesposizione di Salvini. Per i liberisti e stampelle mediatiche varie il vero obiettivo è colpire il M5S


di Francesco Erspamer* 


Per far vincere Salvini e liberarsi dell'unico partito che davvero dia loro fastidio, ossia il M5S, i liberisti e le loro stampelle liberal hanno importato in Italia la strategia che ha consentito loro di portare Trump alla Casa Bianca allontanando il pericolo di un populismo di sinistra alla Bernie Sanders. È una strategia molto semplice e che solo richiede la collaborazione di buona parte dei media e dei giornalisti, dunque molti soldi.

Consiste in questo: radicalizzare ogni questione demonizzando la posizione avversa, e poi accusare il personaggio che si vuole far vincere di fascismo, nazionalismo, xenofobia e dunque razzismo, omofobia, sessismo, bigotteria, luddismo, provincialismo, volgarità e rozzezza, stupidità, ignoranza, maleducazione, scorrettezza politica, connivenza con Putin e possibilmente di aver infastidito una o due donne quarant'anni fa. Badate bene: non si può lanciare una sola di queste accuse e usarla per martellare il finto avversario; ciò potrebbe effettivamente indebolirlo.



No, per rafforzarlo è necessario inventarsi ogni settimana una nuova accusa, in modio da irritare o spaventare, settimana dopo settimana, un nuovo gruppo di cittadini.

È questo lo scopo dell'indignazione mediatica per Salvini che si abboffa o che va a tavola a torso nudo o che fa fare a suo figlio un giro su una moto d'acqua della polizia. Vogliono farlo apparire al popolo come l'uomo del popolo che non è, e ci stanno riuscendo. I pentastellati non devono cadere nella trappola liberista. Non c'è bisogno che imitino Salvini ma di certo non devono disprezzarlo esponendosi al risentimento o sospetto dei tanti che sono come lui (come stupirsene dopo decenni di televisioni berlusconiane?). Il populismo becero non lo si contrasta con lo snobismo ma con un populismo politico.


*Professore alla Harvard University

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