Ramstein: in Kosovo, i terroristi albanesi addestrano i militari di Kiev al minamento
di Fabrizio Poggi
Alla riunione del 10 gennaio del cosiddetto Gruppo di contatto sulla difesa dell'Ucraina – sui cui propositi “di pace” si dà più diffusamente notizia in altra parte del giornale - alla base yankee di Ramstein, ha preso parte anche il cosiddetto “Comandante delle Forze di Sicurezza del Kosovo (FSK)” Bashkim Jashari, che si è intrattenuto a quattrocchi anche con il comandante delle forze USA in Europa, Christopher Cavoli.
«Il Kosovo continua a sostenere l'Ucraina, addestrandone i soldati a minamento e sminamento del terreno, rifornendoli anche gratuitamente di attrezzature, veicoli e munizioni di grosso calibro», ha fatto rapporto il terrorista del FSK al proprio boss a stelle e strisce.
Il cosiddetto Maggiore-Generale Bashkim Jashari, scrive PolitNavigator, è figlio di Rifat Jashari, leader del clan criminale albanese e il suo nome compare nel cosiddetto “Libro Bianco” della criminalità organizzata in Kosovo, utilizzato per esigenze di servizio dal contingente di occupazione KFOR della NATO.
Bashkim è inoltre nipote di Adem Jashari, il criminale terrorista considerato fondatore del cosiddetto Esercito per la liberazione del Kosovo: i tagliagole del UCK che, in particolare a metà anni '90, perpetrarono attacchi terroristici alle città di Pe?, Dechani, Štimlje, nell'area di Kosovska Mitrovitsa, lungo la strada Rožaje-Prishtina, uccidendo e ferendo molte persone.
All'inizio del 1998, ricorda ancora PolitNavigator, la banda era riuscita a prendere il pieno controllo della zona di Drenitsa, terrorizzandone la popolazione serba. Il 22-23 gennaio di quell'anno, i terroristi fermarono varie auto civili sulla strada Srbitsa-Drenitsa, sequestrandone i passeggeri; arrivata sul posto la polizia, ne era seguito uno scontro a fuoco, dopo di che l'inseguimento di Jashari fino al suo villaggio natale di Prekaz non aveva dato risultati, così che il successivo 28 febbraio lui e i suoi gangster attaccarono una pattuglia del Ministero dell'interno, uccidendo quattro poliziotti e ferendone due.
Degli altri poliziotti, interventi a dar man forte ai colleghi, ancora due rimanevano uccisi e due feriti. Il 5 marzo, la banda tornò ad attaccare contemporaneamente due pattuglie di polizia: nel villaggio di Lausha e nelle vicinanze di Prekaz; dopo di che il Ministero dell'interno decise un'operazione contro il covo dei banditi, con l'intervento delle forze speciali del JSO.
Nell'assalto al bunker fortificato della banda, Jashari si fece scudo di donne e bambini e sparò personalmente a varie persone che cercavano di mettersi in salvo. Alla fine, lui, la moglie, il figlio, il fratello rimasero sul terreno, insieme a circa altre sessanta persone, tra cui diciotto donne e nove bambini.
Per tutti questi “meriti” di famiglia, oggi Bashkim Jashari può ben fare la propria parte a Ramstein a sostegno dei nazigolpisti di Kiev: si trova in felice compagnia dei guerrafondai NATO e UE che chiedono più soldi e più armi affinché la junta, con l'aiuto convinto dei neofascisti di governo, possa «prevalere sulla Russia».