Perché il "piano Trump" non è una resa a Putin (anzi)
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di Francesco Dall'Aglio
Ormai i 28 punti del piano di pace sono stati elencati, analizzati e sviscerati talmente tante volte che non devo più occuparmene, e questo è un sollievo. Mi limito dunque ad alcune considerazioni generali, in ordine sparso.
Da 48 ore la bolla social occidentale è letteralmente impazzita. Il piano è inaccettabile, il piano è stato scritto da Putin, il piano è stato scritto in russo e ve lo dimostriamo (link 1), Trump è al soldo di Putin, Trump e Putin sono due dittatori e i dittatori alla fine trovano sempre un accordo (il tutto è perfettamente esemplificato dalla vignetta che allego, comparsa su Politico) e, soprattutto, questo piano è il tradimento della resistenza ucraina e porta alla capitolazione del paese. Ora, "capitolazione" ha un significato ben preciso: significa che ti arrendi al nemico senza condizioni sperando al massimo di avere salva la vita, nemmeno le proprietà, e rimettendoti interamente alle sue decisioni per quanto riguarda la futura organizzazione di quello che era il tuo stato. È inutile dire che nel piano di pace non c'è nulla di tutto questo. Al contrario, ci sono alcuni punti che non sono affatto vantaggiosi per la Russia e altri che sono vantaggiosissimi per l'Ucraina, vista la situazione attuale e la poca probabilità che possa cambiare. Non solo non è una capitolazione, ma è l'ultimo tentativo di salvare quello che resta dello stato e della dirigenza del paese.
Dal punto di vista territoriale l'Ucraina ovviamente mantiene la sua indipendenza e il suo sbocco sul mare. La sua sicurezza verrà garantita da una serie di accordi, tra cui un accordo di non aggressione da parte della Russia (che si immagina reciproco). Tra questi accordi c'è anche quello da parte della NATO di cessare la sua espansione (ormai di posti nei quali potrebbe espandersi ce ne sono ben pochi...) e di non schierare truppe in Ucraina, e la rinuncia, inserita nella Costituzione ucraina, ad entrarvi - e questo, naturalmente, era uno dei punti fondamentali delle richieste russe, e uno dei motivi dell'inizio del conflitto.
Allo stesso tempo l'esercito ucraino resta in piedi, anche se ridotto di numero, e qui c'è da capirsi un attimo perché il numero di effettivi sarebbe fissato, secondo quanto si legge, a 600.000: numero dimezzato se si considera l'esercito ucraino dopo la mobilitazione, ma numero triplicato se si considera l'esercito ucraino prima dell'inizio del conflitto. Ci sarebbe anche da chiedersi in che modo l'Ucraina potrebbe mantenere un numero così alto di soldati, e chi prenderebbe il loro posto nel settore civile, quindi o nel numero c'è uno zero di troppo o c'è qualcosa che ci sfugge (o che sfugge a chi ha steso il piano).
Non solo: tutti gli accordi di sicurezza sottoscritti dall'Ucraina con altri paesi, incluso il nostro, resterebbero in piedi, e gli stessi USA si fanno garanti in caso di futura aggressione russa (inserendo la clausola che saranno "risarciti" per le garanzie, in che modo e da chi non si sa). Infine la clausola che riguardava "determinati tipi di armamenti" ai quali l'Ucraina avrebbe dovuto rinunciare è sparita, ammesso ci sia mai stata, quindi nessuna limitazione agli armamenti di cui l'Ucraina può disporre. Considerato tutto questo, parlare di una Ucraina "disarmata" e "consegnata alla Russia" è del tutto insensato.
Dal punto di vista della ricostruzione del paese, anche qui ci sono, e meno male, parecchie garanzie. la Banca Mondiale fornirà finanziamenti a tassi agevolati, verrà costituito un fondo di sviluppo per investire in settori ad alta crescita, e anche la Russia farà la sua parte (non so con quanto entusiasmo. 100 miliardi dei 180 congelati verranno investiti "in sforzi di ricostruzione e investimento guidati dagli Stati Uniti". Gli europei ce ne metteranno altri 100, e forse questo spiega in parte i lamenti che provengono da Bruxelles: non solo non si mettono le mani sui soldi russi, ma pare che bisognerà sborsarne di propri. Il resto dei soldi russi bloccati verrà investito (a fronte di un pari investimento americano?) in un "veicolo di investimento" USA-Russia che si occuperà di investimenti in svariati settori, slegati dall'Ucraina e che riguardano esclusivamente loro. Parallelamente al ritorno della Russia nel G8, alla fine delle sanzioni e al reintegro della Russia nei meccanismi economici occidentali, pare evidente il tentativo statunitense di disaccoppiare Russia e Cina, e assestare qualche colpo ai progetti alternativi dei BRICS. L'interesse della Russia è ovvio: se gli USA investono nei progetti strategici che hanno in cantiere (i vari corridoi commerciali, primo tra tutti quello artico, lo sfruttamento delle risorse oceaniche o siberiane eccetera) la sua forza contrattuale nei confronti della Cina aumenta. Allo stesso tempo, la diversificazione degli investimenti non significa l'abbandono della collaborazione dei BRICS: del resto la Cina commercia senza problemi con gli USA, scaramucce coi dazi a parte, e le sue banche sono inserite nello SWIFT, per cui non si capisce perché il reintegro delle banche russe nei meccanismi occidentali ai quali gli altri paesi BRICS partecipano senza problemi dovrebbe pregiudicare l'organizzazione.
Per ciò che riguarda i territori occupati, anche qui una situazione di compromesso. L'Ucraina dovrebbe abbandonare quanto le resta delle oblast' di Lugansk e Donetsk, che insieme alla Crimea dovrebbero essere riconosciuti parte della Federazione Russa. Per quanto riguarda le altre due oblast' contese il confine verrebbe fissato alla linea del fronte, e il territorio occupato riconosciuto come de facto (ma non de iure, par di capire) russo; entrambi gli stati dovrebbero concordare, in linea con i trattati reciproci dei primi punti del piano, una rinuncia a qualsiasi pretesa di modifica territoriale nel futuro. Dove il Dnepr segnerà il confine tra Russia e Ucraina, la Russia non ostacolerà la navigazione delle navi ucraine (e viceversa, credo). La centrale nucleare di Zaporizhija sarà amministrata dall'IAEA e l'energia prodotta divisa equamente tra Russia e Ucraina (ma resterebbe in mano russa, pare. Non è scritto esplicitamente).
Per il resto, altre ottime cose: i trattati nucleari tra Russia e USA verrebbero estesi, l'Ucraina rinuncerebbe a dotarsi di armi nucleari (non che ne avesse davvero la possibilità), scambio di prigionieri e di salme secondo il principio "tutti per tutti", un comitato si preoccuperà di riunire famiglie e minori, il punto 20 è bellissimo ("Entrambi i Paesi si impegnano a introdurre programmi educativi nelle scuole e nella società che promuovano la comprensione e la tolleranza delle diverse culture e l’eliminazione del razzismo e dei pregiudizi. L’Ucraina adotterà le norme dell’UE sulla tolleranza religiosa e la protezione delle minoranze linguistiche. Entrambi i Paesi concordano di revocare tutte le misure discriminatorie e di garantire i diritti dei media e dell’istruzione ucraini e russi. Ogni ideologia e attività nazista deve essere respinta e proibita"), e la ciliegina sulla torta è l'amnistia per tutti, che includerà evidentemente anche la questione corruzione. Infine, 100 giorni dopo la firma dell'accordo si terranno le elezioni in Ucraina.
In sintesi, questo è il meglio che si può fare al momento, soprattutto perché tutti possono tornare a casa dicendo di aver vinto (perfino l'UE, che potrà intestarsi la sopravvivenza dell'Ucraina grazie allo straordinario sostegno fornito). Sia Putin, un po' a malincuore, che Zelenskyj, molto a malincuore, hanno ammesso che questa è la base su cui si tratterà. Ovviamente tutto può andare a finire malissimo ma resta un piano pragmatico e, tutto sommato, giusto. A chi si chiude la vena di fronte a questa mia affermazione chiederei una controproposta PRATICABILE, perché "la Russia se ne deve andare" non lo è. Se ne è accorto perfino Vance, al cui tweet rimando per una lezioncina di realismo politico che, mi rendo conto, è umiliante ricevere da un tizio del genere.


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