Le sorti del Movimento Cinque Stelle. Lettera aperta a Beppe Grillo

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Le sorti del Movimento Cinque Stelle. Lettera aperta a Beppe Grillo


Pubblichiamo una lettera aperta di Luca Busca indirizzata a Beppe Grillo in relazione ai recenti fatti interni legati alle sorti del Movimento Cinque Stelle. Pur non condividendo tutte le premesse elencate, ma convintamente le conclusioni, La riteniamo uno strumento estremamente utile oggi per aprire un dibattito serio all'interno di una forza poltiica che, con la guida attuale, ha scelto la via della marginalizzazione e dell'estinzione come ruota di scorta del PD.

(A.B.)

 

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di Luca Busca


Caro Beppe,


Giuseppe Conte ti ha fatto le scarpe! Forte di tutti i militanti ormai giunti al secondo mandato, è riuscito a imporre al M5S una rotta sempre più partitica. Una linea che ha già dato risultati di tutto rispetto alle regionali in Liguria: 25.670 voti raccolti, pari al 4,56% degli elettori e all’1,91% degli aventi diritto. E sì caro Beppe perché, non so se te ne sei accorto, in Italia non vota più quasi nessuno. Una bella fetta della colpa di tutto ciò è tua. Infatti, gli elettori del M5S calano in maniera inversamente proporzionale alla crescita dell’astensionismo.

È colpa tua perché sei stato tu a guidare i cambiamenti politici del Movimento dai Meet Up ai trionfi elettorali culminati nelle politiche del 2018 per finire con i disastri degli ultimi cinque anni. Sei stato tu ad aprire alle forze xenofobe in spregio ai principi fondanti del movimento per allargare i consensi. “Uno” ha smesso di valere uno anche dentro ai confini nazionali che si volevano scardinare. E così nel Parlamento continentale il Movimento entrò nel gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta di Nigel Farage. Sei stato tu a rinchiudere la democrazia diretta e partecipata nel recinto di una piattaforma digitale controllata in modo verticistico.

Sei stato tu a nominare un direttorio, creando quella scala gerarchica che ha trasformato i “portavoce” in politicanti “professionisti” che non hanno alcuna intenzione di rinunciare al terzo mandato. Sei stato tu a voler andare al governo, prima con la Lega e poi con il PD, tradendo tutti i punti del vecchio programma dei Meet Up e poi del primo M5S, quei dieci punti non più rintracciabili sul tuo blog. Una doppia scelta questa che ha annientato i consensi dentro il Movimento, sia delle nuove leve destrorse e xenofobe sia della “vecchia guardia”. Quella parte che ha fondato il Movimento sulla base degli ideali di uguaglianza, libertà e giustizia che hanno palesemente origine nelle utopie socialiste di “sinistra”. “Né di destra né di sinistra”, uno slogan da te imposto, in nome di un post-ideologismo che altro non è che assenza di idee e asservimento al pragmatismo della realpolitik e, quindi, al credo neoliberista.

Sotto la tua supervisione il M5S ha adottato una serie di misure devastanti e inefficaci per fronteggiare la pandemia senza mai scusarsi per gli errori commessi. Ha addirittura appoggiato i primi invii di armi in Ucraina per poi assumere una posizione fintamente pacifista nei confronti della guerra tra Nato e Russia e del genocidio palestinese in Medioriente. Si è alleato con il PD, il maggior promotore dei conflitti armati, in tutte le occasioni possibili, inclusa l’ultima débâcle in Liguria, diventando sostanzialmente complice del genocidio palestinese.

La lista delle tue responsabilità potrebbe continuare ancora a lungo, ma questo non aggiungerebbe nulla all’inevitabile considerazione che i danni da te causati sono immensi. Hai tradito la fiducia di tutti quegli italiani che hanno votato M5S proprio per non piegarsi ai voleri delle lobby economiche che gestiscono la politica neoliberista. Hai tradito la fiducia di tutti coloro che avevano creduto che “uno” realmente potesse valere “uno”. Hai tradito la fiducia di chi ancora spera in una democrazia diretta e partecipata. Hai tradito la fiducia di quelli che sanno che la Nato è all’origine della maggior parte dei conflitti. Una sfiducia sempre più radicata che si esprime attraverso l’astensione.

In sostanza tutto questo ha fatto tracollare la fiducia nella politica, la partecipazione alla vita sociale è seppellita sotto la disillusione del “tanto sono tutti uguali”. È rimasta solo la rabbia, accecata dalla solitudine che ci rende facili prede delle trappole di regime. Il dissenso si è frammentato in mille frange auto-riferite perse dietro i fantasmi creati dalla deideologizzazione. Per tornare a far fiorire il deserto ideologico così creato probabilmente serviranno decenni. Tempi lunghi che non assicurano in alcun modo frutti autonomi e indipendenti da quelle dinamiche internazionali che stanno, oggi, sconvolgendo il mondo. Conta poco, quindi, se “si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo” perché il pastore di quelle pecore sei stato tu e sempre tu, insieme a “cani” infedeli, non le hai difese dal lupo.

Ora che Conte ti ha “fatto le scarpe” ti trovi a un bivio e devi scegliere la via da percorrere. Una strada conduce alla guerra con il Partito dei Tre Mandati al fine di recuperare quanti più soldi possibile dall’usurpazione del marchio. La meta di questo percorso è un’ulteriore perdita di fiducia e di stima nei tuoi confronti e di votanti per il Partito5S. In questo caso non avrai la collaborazione di nessuno tranne, forse, dei tuoi ben pagati avvocati.

L’altra via è quella di raccogliere i cocci degli sfiduciati e tentare di incollarli in un movimento che tale rimanga. Questa strada è irta di ostacoli e difficoltà, le probabilità di successo sono minime, ma anche il solo tentare di percorrerla potrebbe restituirti un minimo di credibilità. In questo caso troverai diverse persone disposte a darti utili consigli. Questi i miei:

  • Fare profonda e sincera autocritica, riconoscendo gli errori e tracciando un percorso che eviti il ripetersi degli stessi sbagli. Questo processo dovrebbe essere ispirato dai valori originali espressi nei Meet up che altro non erano che “logos” di idee. Laboratori di idee che provenivano dalla base del movimento. Un logos di idee in lingua italiana si esprime con il termine “ideologia”, basta quindi con la deideologizzazione dei rapporti sociali, basta con il né di destra né di sinistra, e spazio al recupero di quei valori, princìpi e concetti intorno ai quali si era amalgamato il popolo tradito del primo M5S.
  • La Democrazia diretta è il primo di questi valori, ma a condizione che sia partecipata. Niente piattaforme digitali dalla dubbia trasparenza ma assemblee locali di tutti gli iscritti. Mille “sezioni” per tutto il paese divise in aree da circa sessantamila abitanti, che eleggono i propri portavoce con vincolo di mandato. I rappresentanti da eleggere nei diversi consigli delle amministrazioni locali e in Parlamento devono essere decisi dalle sezioni e devono rispondere direttamente a loro per il rispetto del vincolo di mandato. Non importa quanti mandati fanno, conta che rispettino il mandato della propria sezione. Si chiama Municipalismo o confederalismo democratico, il suo massimo teorico è Murray Bookchin.
  • Pensare di combattere le disuguaglianze a suon di salario minimo e reddito di cittadinanza è puerile. Il neoliberismo è un sistema economico molto ben strutturato in cui la ricchezza creata, lungi dall’essere redistribuita, si concentra nelle mani di pochi per poter essere reinvestita al fine di creare ulteriore “Capitale”. Piccoli interventi operati all’interno di questo sistema vengono facilmente assorbiti e trasformati in strumenti di perfezionamento del sistema stesso. La lotta alle disuguaglianze può avere successo solo adottando un sistema economico antagonista al neoliberismo e decentrato, come quello politico della democrazia diretta e partecipata.
  • La Pace non può essere un tema discutibile. Ogni conflitto armato ha cause rintracciabili nella logica del sistema neoliberista. La guerra tra Russia e Nato è stata promossa per anni dagli Stati Uniti al fine di indebolire l’Europa, privandola delle risorse energetiche a basso costo, e la Russia, la cui economia andava risanandosi dopo la crisi post Unione Sovietica. Il genocidio del popolo palestinese è necessario per destabilizzare il Medioriente dopo la pace tra Iran e Arabia Saudita e la loro entrata nei BRICS.

La guerra è un crimine contro il quale una forza politica realmente pacifista deve prendere una posizione netta. La Pace è ottenibile solo attraverso un processo diplomatico e per avviarlo bisogna usare quotidianamente qualsiasi strumento (manifestazioni, sit-in, boicottaggi, petizioni, etc) atto a innescarlo. Non è ipotizzabile stringere accordi e/o alleanze con forze politiche che sostengono i conflitti bellici senza divenire loro complici.

  • Allo stesso modo interagire con forze neoliberiste rende corresponsabili della crescita delle disuguaglianze e dell’accumulazione infinita di capitale. Un movimento realmente antagonista al neoliberismo non può scendere a patti con il regime pena lo svilimento della sua funzione di opposizione e dell’azione di smascheramento delle contraddizioni dell’ideologia dominante.
  • L’Ambientalismo è un punto fermo del programma di un movimento politico antagonista al neoliberismo. Il problema è elevare lo stato di coscienza in merito all’inconsistenza della Green economy, della Transizione ecologica, dello Sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030. I danni dell’Antropocene non sono risolvibili con le cause che lo hanno generato. I cambiamenti climatici, a prescindere dalla responsabilità umana o naturale della loro genesi, non si possono affrontare cercando risorse economiche per produrre le quali non si fa altro che accelerarne il processo. Gli eventi estremi non si possono combattere continuando a deforestare, a cementificare, a cambiare il corso di fiumi e laghi e a incidere sempre più pesantemente sulle risorse del pianeta in nome di una crescita economica che è l’unica e vera responsabile dell’Antropocene.
  • Beni comuni come l’acqua, l’energia, il territorio, la Sanità, l’Istruzione, la Ricerca scientifica, etc. non possono essere privatizzati senza inficiare il principio di uguaglianza, dell’uno vale uno.
  • Negli ultimi quarant’anni il potere d’acquisto degli stipendi e i diritti dei lavoratori sono diminuiti invece di crescere. La precarietà del lavoro è diventata la colonna portante della “competitività” neoliberista. In realtà la produzione delle merci è stata in gran parte delocalizzata e il “lavoro” ha perso ogni punto di riferimento sodale a vantaggio della “crescita”, che altro non è che accumulazione infinita di capitale.
  • I flussi migratori sono creati dalle guerre e dalle politiche neocolonialiste di cui necessitano i regimi neoliberisti per reperire le risorse, naturali e umane, indispensabili alla “crescita” economica. Senza l’eliminazione di queste politiche è impossibile arginare questi flussi, destinati, anzi, ad aumentare ancora. I flussi migratori vengono poi usati per la costruzione di quei “Nemici immaginari” necessari a creare la “Paura” e il bisogno fittizio di sicurezza che rende accettabile lo scotto di avere regimi neoliberisti e post-democratici al governo. Cadere in questa trappola significa soccombere all’ideologia dominante e partecipare al processo di creazione del consenso al regime dominante. Il peggiore dei migranti sarà sempre meglio, come alleato, del migliore dei governanti.

Il decimo e i tanti altri punti che compongono una proposta politica antagonista e ben strutturata li lascio alla costruzione dal basso delle “sezioni”, unica vera fonte di un nuovo “logos” delle idee.

Luca Busca

Luca Busca

Inizio il mio percorso giornalistico nel 1982, nel 1984 ottengo l’iscrizione all’albo dei pubblicisti come collaboratore del quotidiano La Repubblica e dell’Agenzia Giornalistica Telegraph. Entrato nel mondo musicale live come ufficio stampa, fondo, alla fine del 1984, la mia prima azienda di organizzazione di eventi musicali.  Dal 1987 al 2002 ho curato sei edizioni del Roma Live Festival, la rassegna Rock della capitale.
Come direttore di produzione ho poi partecipato alla realizzazione di Reality show, lavorando in Messico, Santo Domingo, Kenya, Sudafrica e India. Sono stato
commerciante, e amministratore di un’azienda che si occupava di fotovoltaico. Nel frattempo sono tornato a fare il giornalista occupandomi prima di arte (Next Exit), di viaggi (omonimo inserto di Repubblica) e ora di vino e olio per la rivista e la guida Bibenda. Sono anche docente presso la Fondazione Italiana Sommelier. Da un paio di anni scrivo per il blog Sinistrainrete e l’AntiDiplomatico

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