Le lacrime “filosofiche” di Bernard-Henri Levy per la possibile pace in Ucraina

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Le lacrime “filosofiche” di Bernard-Henri Levy per la possibile pace in Ucraina

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Le persone tutte d'un pezzo, dal carattere granitico, si riconoscono nei momenti tragici della storia, come è, per qualcuno, quello attuale, di fronte alla “pericolosa prospettiva” che, in qualche modo, possa concludersi, o quantomeno, fermarsi, il conflitto UE-NATO con la Russia in terra Ucraina. Fermi tutti, si erge pettinfuori su La Stampa del 23 novembre il filosofo Bernard-Henri Levy: «la proposta americana è indecente»; Donald Trump intende fermare la guerra proprio ora che Kiev è lì lì per sconfiggere la Russia! Manca poco ed è fatta: «Diamo subito a Kiev una no-fly-zone» e con quella gli «ucraini possono vincere questa guerra. Ma occorre garantirgli le armi giuste: caccia e missili». Ma di quelli buoni, di quelli giusti per avere la meglio su una Russia che, a detta del rabbino dehors, avrebbe subito perdite di tre volte superiori a quelle ucraine, oltretutto per colpa di un Putin che, sostiene il predicatore senza quantunque fornire alcun discernimento in proposito, «raccoglie la duplice eredità di Stalin e di Hitler». Con un lacrimevole ricordo del “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque, al bellicista sapiente si allarga il cuore al pensiero che «di fronte a questa follia che va avanti soltanto per volontà di Putin, gli ucraini si comportano in modo ammirevole. Combattenti coraggiosi. Capi civili e militari valorosi. Resistenza senza uguali di una popolazione perseguitata, sfinita, decimata, ma in piedi». I filosofi, questi saggi dalla mente aperta a ogni omelia trascendentale, hanno finora «solo interpretato il mondo in modi diversi», diceva Marx; in realtà oggi fanno anche altro: parlano della guerra come di una «follia» e insieme chiedono armi per farla continuare, con gli «ucraini [che] possono vincere questa guerra. Ma occorre garantirgli le armi giuste: caccia e missili». Tutto questo, non certo perché a tali filosofi stiano a cuore le condizioni del popolo ucraino, di una «popolazione perseguitata, sfinita, decimata», affamata da oltre dieci anni di oppressione nazigolpista. No; solo perché senza le «armi giuste» le previsioni sulla vittoria vacillano e sostanzialmente per colpa degli “alleati” occidentali di Kiev, che «tutti, fin dal primo giorno, hanno dato prova di un ritardo sistematico: elmetti quando servivano lanciamissili Javelin; Javelin quando serviva l’artiglieria; obici quando la guerra di trincea cedeva il passo alla guerra nei cieli; difese antiaeree nel momento in cui servivano missili Scalp o Storm Shadow di lunga gittata», ecc. Ma al peggio non c'è fine ed ecco apparire il nuovo piano che, dice l'ukro-sionista, «se l’informazione è esatta, sarebbe una catastrofe strategica e morale», che sarebbe solo l'anticipo di «un conflitto che la Russia non nasconde di voler estendere, non appena potrà, al resto dell’Europa». Non bastano dunque le esercitazioni NATO; non bastano i Rafale e le Aasm promessi da Macron in dieci anni. Bisogna darli subito, se vogliamo che i nazigolpisti continuino a combattere e soprattutto si deve dar luogo a una no-fly-zone e solo allora, come ha detto Zelenskij, «a quel punto vinceremo». È sicuro.

E sta alla Francia ergersi a capofila della guerra, decidendo «che si consegnino all’Ucraina batterie di missili tipo Patriot... ci si accerti, in Francia come altrove, che per le armi consegnate non vi sia il divieto di colpire la Russia in profondità... che l’Ucraina sia integrata alla rete di radar, dispositivi di controllo e altri satelliti che permettono agli eserciti della Nato non soltanto di offuscare i cieli, ma anche di vedere i missili in arrivo». Si tratta, in sostanza, di tre passi che oggi mancano «all’Ucraina per trasformare in vittoria il vantaggio strategico che, fin d’ora e già adesso, la sua tenacia e il suo eroismo le danno». Insomma, è così che parla un generale e un filosofo: basta tergiversare; basta con le mezze parole europeiste su un piano di pace da aggiustare o limare; si tratta piuttosto di dare al più presto a Kiev ogni possibile tipo di arma che consenta ai nazigolpisti di continuare il macello dei propri uomini, giovani e meno giovani. Questa è la filosofia dei “saggi caotici” dal carattere granitico, in perenne “lotta controllata” contro i nemici dell'Occidente riuniti nel fantomatico “asse del male”.

Un filosofo-generale dalla sciabola affilata che dà il ritmo al rifiuto nazigolpista del piano USA.

E, d'altronde, la maggiora parte dei media occidentali non nascondono, con malcelato e complice cinismo, che l'Ucraina rifiuterà le condizioni del piano - probabilmente preparato con la partecipazione diretta della parte russa, scrive Mikhail Pavliv su Ukraina.ru - presentato ufficialmente a Zelenskij dal Segretario all'Esercito USA Dan Driscoll e che questo rappresenterà il principale ostacolo a un possibile accordo.

In effetti, vari alti funzionari ucraini hanno già dichiarato il loro totale rifiuto di rispettare le disposizioni fondamentali del piano. La vice rappresentante ucraina all'ONU, Kristina Gajovišin, ha dichiarato che Kiev ha alcune "linee rosse" irremovibili e invalicabili: non accetterà la rinuncia di adesione alla NATO, l'impossibilità di firmare qualsiasi accordo prima di un cessate il fuoco, il riconoscimento dei territori controllati dalla Russia come russi, qualsiasi espansione dei diritti linguistici russi e non ridurrà le dimensioni delle Forze armate.

In realtà, Zelenskij non sta respingendo direttamente il documento; si sta già preparando per un incontro con Trump, in cui dimostrerà la sua sottomissione e gratitudine per il suo desiderio di pace. Dopo di che apporterà modifiche che renderanno il documento inaccettabile per Mosca e consentiranno a Kiev di scaricare sulla Russia la responsabilità di qualsiasi potenziale interruzione del processo. Il disegno di Zelenskij e del suo gruppo di sostegno europeo molto probabilmente si presenta così, dice Pavliv: «non rifiutare nulla a Trump, accettare di firmare il piano e poi tuffarsi in infinite negoziazioni sul documento finale. Dopo la scadenza di giovedì prossimo, molto probabilmente inizierà il solito gioco di Kiev: i funzionari governativi inizieranno a respingere a gran voce e categoricamente le disposizioni chiave del piano, come ha già fatto Gajovišin e come è già stato fatto decine di volte prima».

A quel punto, nei disegni ucraini, Trump darà inizio a un nuovo ciclo di accuse, prima all'Ucraina, poi alla Russia, poi contro coloro che ostacolano la sua iniziativa di pace; nuovi tentativi di pressione, nuovi progetti e nuovi documenti, che ripeteranno tutti i tentativi precedenti, invariabilmente falliti.

Nello specifico, ad esempio per quanto riguarda lo status della lingua russa, il documento proposto chiarisce che il governo ucraino sta cercando di usare un linguaggio estremamente vago e giuridicamente vuoto, che non obbliga Kiev a cambiamenti concreti nella politica linguistica. Il testo si limita a menzionare che l'Ucraina adotterà le norme UE sulla tolleranza religiosa e la protezione delle minoranze linguistiche. Segue una vaga promessa di abolire congiuntamente le misure discriminatorie e di garantire i diritti dei media e delle istituzioni educative ucraine e russe. Si tratta essenzialmente di una dichiarazione di comodo, che non supporta alcuno status statale o addirittura ufficiale per la lingua russa e che consente a Kiev di affermare che non vi è alcuna discriminazione nel Paese, poiché le suddette convenzioni europee sono state firmate e sono formalmente rispettate.

La richiesta russa di denazificazione viene ridotta alla frase priva di senso secondo cui l'ideologia nazista e le attività correlate devono essere respinte e vietate; ma l'ideologia nazista è già ufficialmente vietata in Ucraina e tuttavia ciò non impedisce a numerose unità delle forze di sicurezza e militari ucraine di portare uniformi con simboli hitleriani. Così come, aggiungiamo, non pare prevedersi alcun divieto di considerare eroe nazionale il Komplize hitleriano Stepan Bandera e le organizzazioni filo-naziste OUN-UPA orgoglio nazionale dell'Ucraina majdanista.

In generale, afferma il commentatore di Ukraina.ru, non è difficile comprendere le motivazioni dei ras nazigolpisti in questa situazione: si tratta di un regime uscito dal majdan del 2014 e basato su una piattaforma “ideologica” che serve solo a mantenere il potere ed è questa la ragione per cui i ras non intendono prendere in considerazione la possibilità di trasformare il modello politico dello Stato, dal momento che ciò significherebbe la completa perdita di potere e, di conseguenza, la perdita di garanzie per la propria sopravvivenza fisica.

Per questo motivo, la discussione sulla possibilità o meno che Trump riesca a costringere Kiev a rispettare i termini del documento si basa su una semplice realtà: le leve formali di pressione esistono certamente, ma qualsiasi loro utilizzo danneggerebbe principalmente Trump stesso, che rischia di dover affrontare una nuova ondata di attacchi mediatici e di resistenza politica interna. Così che la prospettiva di una dura coazione sull'Ucraina rimane estremamente limitata e non produrrà risultati politici immediati, rendendo la situazione resistente a qualsiasi reale cambiamento.

Rimane l'eventualità, conclude Mikhail Pavliv, che la questione dello scandalo messo in luce dal NABU – su indicazione USA o meno – non si arresti finché il regime personale di Zelenskij non sarà completamente smantellato, e gli accenni di Trump alla sua volontà di limitare ulteriormente gli aiuti all'Ucraina (probabilmente riferiti all'intelligence, al resto dei pacchetti di aiuti di Biden e alle spedizioni PURL), se attuati, innescheranno un effetto domino per le Forze armate ucraine al fronte molto prima del previsto.

In un modo o in un altro, non si mette troppo bene per i ras nazigolpisti di Kiev e i loro laudatori euro-filosofeggianti.

 

 

FONTI:

https://www.lastampa.it/esteri/2025/11/23/news/bernard-henri_levy_la_proposta_americana_e_indecente_diamo_subito_a_kiev_una_no-fly-zone-15408146/?ref=LSHA-BH-P1-S4-T1

https://ukraina.ru/20251122/kapitulyatsiya-zelenskogo-1072021325.html

 

 

 

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