Kyle e il "sogno americano"

Perché questo ragazzo è anch'egli vittima di un sistema fallito che sprofonda nella guerra civile

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Kyle e il "sogno americano"



di Giorgio Cremaschi 


Si chiama Kyle è bianco, ha diciassette anni e con il suo fucile mitragliatore ha ucciso due manifestanti che protestavano per il tentato assassinio di Jacob Blake da parte della polizia. Questo ragazzo, con la faccia ancora più da bambino dell’età, è anch’esso vittima di un sistema fallito, la società di mercato piu ricca, più ingiusta, più violenta, più razzista al mondo: gli Stati Uniti d’America.

Un paese dove la vendita ed il possesso di armi da guerra è libera e difesa dalla potente lobby delle armi, che finanzia metà del Congresso. Un paese dove la polizia è oramai un corpo di mercenari assassini. Un paese dove i poveri muoiono di Covid semplicemente perché non esiste un sistema sanitario pubblico e né Biden, né tantomeno Trump sognano di instaurarlo. Un paese dove la Borsa ha registrato i massimi guadagni mentre quaranta milioni di persone perdevano il lavoro. Un paese dove le persone vengono scartate a milioni , ma che continua ad imbrogliare l’umanità con il suo sogno: quello per cui chiunque sia dia da fare, ha la possibilità di diventare ricco. Il sogno americano è una truffa, ma in tanti ci cascano, finché il massacro della polizia verso molti di loro fa risvegliare la rabbia accumulata da chi ha perso in un gioco truccato in partenza.

Le rivolte sono il solo modo con cui la maggioranza di esclusi riesce a farsi sentire, perché, come ha detto la sorella di Blake, non sono più dispiaciuti e addolorati, ma arrabbiati.

Gli Stati Uniti sono un paese dove ingiustizia sociale e razzismo si riproducono assieme. Per questo il giovane bianco Kyle - magari dopo aver visto in tv le foto coi mitragliatori di due coniugi di mezza età , invitati come star alla convention di Trump - ha pensato di sparare. Il fascismo americano non è solo nel potere e nella polizia, è nella società discriminante, nell’individualisno estremo, nei suprematisti bianchi, nei ragazzi vittime in famiglia della mala educazione razzista, che poi vanno alle manifestazioni credendo di partecipare ad un videogioco di sopravvivenza.

Il sistema americano è fallito perché ancora vuol credere e fa credere che tutto questo siano casi ed eccezioni e non la sua feroce normalità. E quel sistema non riesce a cambiare nulla, guardate oggi i film sul razzismo di sessant’anni anni fa, è tutto come allora.

Per questo suonano vuote e deboli le parole dei democratici contro il fasciorazzismo di Trump, che semplicemente rivendica tutto il peggio del sistema e mette il fucile in mano al ragazzino Kyle. Sono parole deboli perché presentano il presidente repubblicano come una sorta di corpo estraneo ad un paese che, liberandosene, tornerà al bene di prima. No Trump è un prodotto puro del sistema e non può essere sconfitto se non si mette in discussione il sistema che l’ha prodotto.

Per un secolo gli Stati Uniti sono stati il modello del capitalismo per il mondo, ora sono la sua manifestazione fallimentare. Non ingannino il potere di Wall Street, dei supermiliardari, delle multinazionali.

Quel potere affonda nella catastrofe sociale e le fiamme di Kerosha, Wisconsin, cominciano a lambirlo. Il sistema non cambia e alla fine sprofonda nella guerra civile, ultima manifestazione della competizione estrema alla quale ogni cittadino viene indirizzato sin dalla nascita. 
 

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