Il leninismo e la lotta di liberazione nazionale: l'esempio di Amilcar Cabral

Il leninismo e la lotta di liberazione nazionale: l'esempio di Amilcar Cabral

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di Carlos Lopes Pereira


"O Militante", rivista teorica del Partito Comunista Portoghese, n° 356 settembre-ottobre 2018
da http://www.omilitante.pcp.pt

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it



Il 20 gennaio 1973, ad opera di sicari al servizio del regime fascista portoghese (sostenuto, ricordiamolo opportunamente, dalla NATO, di cui era membro fondatore) veniva assassinato Amilcar Cabral, una delle figure più importanti del movimento di liberazione africano, leggendario leader del Partito Africano dell’Indipendenza della Guinea e Capo Verde (PAIGC).

Marx21.it intende ricordare questo grande rivoluzionario e il suo fecondo rapporto con il leninismo, proponendo un contributo di Carlos Lopez Pereira pubblicato in “O Militante”, la rivista teorica di quel Partito Comunista Portoghese che tanto si spese nella solidarietà politica e materiale con la lotta dei movimenti di liberazione delle colonie sottoposte al giogo del regime di Salazar e Caetano. 

Amilcar Cabral (1924-1973), fondatore e leader del Partito Africano dell'Indipendenza della Guinea e Capo Verde (PAIGC), è stato uno dei rivoluzionari africani più importanti del ventesimo secolo.


Figlio di genitori capoverdiani, nacque a Bafatá, in Guinea, frequentò la scuola primaria a Praia e il liceo a Mindelo, Capo Verde. Si laurea in Agronomia di Lisbona tra il 1945 e il 1952, un periodo in cui, dopo la sconfitta del nazifascismo nella seconda guerra mondiale e il crescente prestigio dell'Unione Sovietica, soffiavano venti favorevoli alla liberazione dei popoli colonizzati dell'Asia e Africa.


In quegli anni, in Portogallo, dove viveva con altri giovani africani - Agostinho Neto, Mário de Andrade e Lucio Lara, dell'Angola, Marcelino dos Santos e Noemia de Sousa, del Mozambico, Alda Espírito Santo, di São Tomé e Principe, Vasco Cabral, della Guinea - partecipa attivamente alla lotta contro la dittatura fascista, nell'ambito di organizzazioni democratiche come il MUD della Gioventù.


"Ho imparato a combattere per la libertà in Portogallo", ha rivelato più tardi, nel 1966, evocando i contatti avuti con i lavoratori in Alcantara e Santos, nella capitale, e con i lavoratori rurali nell'Alentejo e in Tras-os-Montes, così come la persecuzione da parte della PIDE da cui venne preso di mira per il suo coinvolgimento con altri democratici nella lotta per la pace (1).


Fino alla fine degli anni '50 lavorò come agronomo in Guinea, Angola e Portogallo. Allo stesso tempo, clandestinamente, partecipa alla creazione del PAIGC a Bissau, e del MPLA a Luanda, così come del movimento unitario delle organizzazioni separatiste delle colonie “portoghesi”. Nel 1960, con un piccolo gruppo di compagni, si stabilisce a Conakry, nella Repubblica di Guinea da poco indipendente, e organizza il PAIGC, impegnandosi da quel momento allo sviluppo della lotta di liberazione nazionale in Guinea e Capo Verde.


Barbaramente assassinato nel gennaio 1973 da agenti dell'agonizzante colonial-fascismo portoghese, Amilcar Cabral così non può partecipare alla proclamazione dello Stato della Guinea-Bissau nel settembre dello stesso anno, e al 25 Aprile 1974 che ha rovesciato il regime fascista in Portogallo, e neppure alla proclamazione dell'indipendenza di Capo Verde, di Sao Tomé e Principe, del Mozambico e dell'Angola, nel 1975. Ma è unanimemente riconosciuto il suo contributo decisivo a queste vittorie - come capo del partito, leader della guerriglia, diplomatico e statista - in breve, come un rivoluzionario che ha combattuto non solo per la liberazione nazionale della Guinea e di Capo Verde, ma anche per l'emancipazione sociale dei loro popoli e per la costruzione di società libere dallo sfruttamento.


L'imperialismo sarà sconfitto


Cabral, che ha saputo coniugare teoria e pratica, ha studiato i classici del marxismo-leninismo, la realtà della sua terra e dell'Africa, e le esperienze dei popoli che hanno impugnato le armi per liberarsi - dalla Cina a Cuba, dall'Algeria al Vietnam - , cercando di adattare in modo creativo e realistico le leggi generali dello sviluppo storico alla situazione concreta della lotta che veniva condotta.


Era un amico sincero dell'Unione Sovietica, di Cuba e di altri paesi socialisti. Tra l'inizio del 1961 e la fine del 1972 si recò in diverse occasioni in URSS, dove venne ricevuto da funzionari del PCUS, dello Stato sovietico e di organizzazioni come il Comitato Sovietico di Solidarietà Afro-Asiatica e dell'Accademia delle Scienze dell'URSS. Fu presente a incontri, seminari, atti celebrativi e congressi, tra cui il XXIV Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica nel 1971, durante il quale pronunciò un saluto ai comunisti sovietici.


Sosteneva che le idee di Lenin rappresentano un contributo fondamentale alla lotta per la liberazione nazionale dei popoli colonizzati. Espresse questa convinzione in diversi interventi pubblici e nei testi che ha elaborato. In un discorso tenuto a Mosca nel novembre 1967, nel 50 ° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, fu molto chiaro:


"Il nostro popolo, come tutti i popoli del mondo, capisce meglio, ogni giorno, l'importanza duratura della Rivoluzione d'Ottobre per lo sviluppo dell'umanità. Noi vediamo, e ogni giorno ne siamo sempre più convinti, che le prime trasformazioni significative nel nostro destino, nella nostra avanzata verso la libertà e il progresso, hanno avuto luogo grazie alla rivoluzione concepita, guidata e portata alla vittoria finale sulle forze della borghesia e il feudalesimo dall'incomparabile genio del grande Lenin” (2).


Dalla stessa tribuna, denunciò l'imperialismo, che, nella sua agonia, "si toglie la maschera e mostra il suo volto criminale davanti al mondo intero, ricorrendo a tutti i mezzi e, soprattutto, all'aggressione crescente, per ostacolare la via della lotta rivoluzionaria dei popoli ". Era convinto che nessuna manovra o aggressione da parte dell'imperialismo avrebbe potuto fermare la marcia dei popoli verso la libertà e il progresso iniziata dalla Rivoluzione d'Ottobre. E, con ottimismo, anticipò eventi storici che i decenni successivi avrebbero confermato:


"L'imperialismo sarà sconfitto in Asia, dove l'eroico popolo del Vietnam, vittima della più ignobile aggressione che la storia abbia mai conosciuto, oppone una resistenza vittoriosa. L'imperialismo sarà anche sconfitto in Africa, dove già si sono raggiunti grandi successi nella lotta contro il colonialismo, dove i popoli della Guinea e Capo Verde, di Angola, Mozambico, Zimbabwe, Sud Africa e Namibia stanno combattendo con le armi in mano per liberare la propria patria del giogo coloniale e razzista. L'imperialismo sarà sconfitto anche in America Latina, dove, seguendo l'esempio della Rivoluzione Cubana e l'utilizzo di tutte le forme di lotta, i popoli stanno combattendo risolutamente per la liquidazione della dipendenza diretta o indiretta. L'imperialismo sarà sconfitto anche in Medio Oriente, dove, coperto dal sionismo, attacca i popoli arabi e annette le loro terre ancestrali, cercando invano di conservare qui il suo dominio” (3).


Arma delle forze antimperialiste


Nell'aprile del 1970, Cabral partecipò in URSS alla 100a commemorazione della nascita di Lenin e parlò a Mosca al Palazzo dei Congressi del Cremlino.


Sostenne che la lotta di liberazione nazionale della Guinea e di Capo Verde "è stata possibile perché è vissuto e ha compiuto il suo dovere Vladimir Ilic Lenin, grande uomo e patriota, internazionalista conseguente e combattente immortale che con le sue idee e la sua capacità di fare la rivoluzione ha aperto energicamente la via alla liberazione di tutti i popoli oppressi ". Egli sottolineò che "oggi tutti capiscono, e i colonialisti e gli imperialisti non lo sanno certo meno di altri, che senza la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre, senza la creazione e il consolidamento del primo stato socialista del mondo - l'Unione Sovietica - senza la felice prosecuzione della causa di Lenin, i popoli oppressi di Asia, Africa e America Latina rimarrebbero nelle tenebre della schiavitù coloniale" che "la mappa politica del mondo avrebbe un aspetto completamente diverso, perché il movimento antimperialista di liberazione nazionale, non avrebbe le dimensioni e la forza che lo caratterizzano oggi". E affermò che "tutti sappiamo che l'analisi scientifica leninista dell'imperialismo e del dominio imperialista è un'arma potente del movimento di liberazione nazionale e di tutte le forze che combattono contro l'imperialismo" (4).


Nella stessa occasione, il Segretario Generale del PAIGC era stato invitato a un simposio a Alma-Ata nella Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan, dove improvvisò un discorso sul fondatore dello stato sovietico. Poco tempo dopo, Cabral riprese l'analisi leninista dell'imperialismo in un testo dal titolo 'Una luce illumina feconda il cammino della lotta: Lenin e la lotta di liberazione nazionale", pubblicato in un opuscolo della Commissione per l'Informazione del suo partito.


In questo studio, in cui dimostrava un'approfondita conoscenza della materia, Cabral apprezzava "il carattere trascendente" del pensiero e dell'opera di Vladimir Ilic Lenin, "un rivoluzionario conseguente, che ha saputo dedicarsi pienamente alla causa della rivoluzione e attuarla, un filosofo, e un saggio la cui grandezza è paragonabile solo a quella dei più grandi pensatori dell'umanità ". Sottolineava che, per i movimenti di liberazione nazionale, "il cui compito è quello di fare una rivoluzione modificando radicalmente la situazione economica, politica, sociale e culturale dei loro popoli nei modi più appropriati", il pensiero e l'azione di Lenin acquisiscono un interesse speciale (5).


Luce che illumina la lotta dei popoli


Architetto principale della grande rivoluzione d'ottobre, che ha cambiato il destino non solo del popolo russo ma dell'umanità; creatore del primo stato socialista; capo supremo della rivoluzione nelle antiche colonie zariste; teorico e pratico conoscitore della soluzione del delicato problema rappresentato dalla questione nazionale nel paese dei soviet; un militante riferimento per il movimento operaio internazionale - Lenin, secondo Cabral, “ha segnato il ventesimo secolo e il futuro dell'uomo con la sua personalità rivoluzionaria, lasciando alle generazioni che gli sono succedute un'opera tanto singolare quanto piena di lezioni”.


Cabral scrive che per i movimenti di liberazione, Lenin "ha fornito anche questo prezioso contributo: ha sicuramente dimostrato che i popoli oppressi possono liberarsi e superare tutti gli ostacoli che si frappongono alla costruzione di una vita di giustizia, dignità e progresso".


Senza "la pretesa o l’audacia di voler ristabilire la dottrina di Lenin del movimento di liberazione nazionale", il leader del PAIGC evoca aspetti importanti del suo pensiero per coloro che lottano per la liberazione e il progresso dei popoli.


Ricorda che esso ha dimostrato che la lotta di liberazione contro il dominio di un'aristocrazia militare (tribale o etnica), contro il dominio feudale e anche contro il dominio capitalista straniero ai tempi del capitalismo della libera concorrenza non è la stessa realtà storica della lotta di liberazione nazionale contro l'imperialismo, contro il dominio economico e politico dei monopoli, del capitalismo finanziario, che agisce sotto la forma del colonialismo o del neocolonialismo.


"Dovrebbe essere chiaro a tutti oggi che l'apparizione dell'imperialismo ha operato una trasformazione profonda e irreversibile nel movimento di liberazione nazionale, che va definito come la resistenza naturale e necessaria alla dominazione imperialista", sottolinea.


Nel definire le caratteristiche interne ed esterne dell'imperialismo - stadio supremo del capitalismo, risultato della concentrazione del capitale finanziario in alcune società di una mezza dozzina di paesi, dominio insaziabile dei monopoli - Lenin “ha allo stesso tempo individuato le trasformazioni irreversibili operate nel contenuto e nella forma del movimento di liberazione nazionale, di cui ha previsto, scientificamente, la linea generale di evoluzione ".


Per Cabral, nella sua critica geniale, il rivoluzionario russo ha chiarito la natura essenzialmente economica dell'imperialismo, "ha studiato le caratteristiche interne ed esterne e le sue implicazioni economiche, politiche e sociali, sia all'interno che all'esterno del mondo capitalista." E ha messo in evidenza "i punti di forza e di debolezza di questa nuova realtà rappresentata dall'imperialismo (quasi della sua età), che ha aperto nuove prospettive per l'evoluzione dell'umanità".


Collocando geograficamente il fenomeno imperialista in una parte del mondo ben definita; distinguendo il fattore economico dalle sue implicazioni politiche o socio-politiche, senza dimenticare le relazioni di dipendenza dinamica tra questi due aspetti dello stesso fenomeno; e caratterizzando le relazioni dell'imperialismo con il resto del mondo, Lenin pose obiettivamente sia l'imperialismo che la lotta di liberazione nazionale "nelle loro vere coordinate storiche". Stabilì così definitivamente "la differenza e i legami fondamentali tra imperialismo e dominio imperialista". Secondo Cabral, l'analisi leninista si rivela "un incoraggiamento realistico e un'arma potente per lo sviluppo ulteriore e multilaterale del movimento di liberazione nazionale".


Le conclusioni di Lenin, esplicitamente o implicitamente contenute nella sua opera sull'imperialismo e confermate dai fatti della storia contemporanea – compreso il fatto che i popoli oppressi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina sono necessariamente chiamati a svolgere un ruolo decisivo nella lotta per la liquidazione del sistema imperialista mondiale, di cui sono le principali vittime - sono, per il rivoluzionario africano, "un altro notevole contributo al pensiero e all'azione del movimento di liberazione".


Cabral conclude che è difficile non riconoscere la validità e anche il "carattere geniale" dell'analisi e delle conclusioni di Lenin. Che si rivelano di una portata storica immensa, "illuminando con chiarezza fruttuosa il percorso spesso spinoso dei popoli che si battono per la loro completa liberazione dal dominio imperialista".


Note

(1) Intervenção na rádio «A Voz da Liberdade», em Argel, na emissão de 2 de Julho de 1966.

(2) O Militante, revista do PAIGC, n.º 4, Bissau, Novembro de 1977, pp. 35-36.

(3) Idem.

(4) Citado por Oleg Ignátiev, no livro Amílcar Cabral, Edições Progresso, Moscovo, 1984, p. 225.

(5) «Uma luz fecunda ilumina o caminho da luta: Lénine e a luta de libertação nacional», in Obras escolhidas de Amílcar Cabral – A arma da teoria – Unidade e luta, vol. I, Seara Nova, Lisboa, 1978, pp. 214-220. Todas as citações seguintes referem-se a este trabalho de Cabral.

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