Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba: un vero e proprio genocidio

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Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba: un vero e proprio genocidio

Il crudele e illegale blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba è un esempio eccezionale di genocidio, portato avanti per più di sei decenni, senza precedenti nella storia, in modo sistematico e sanguinoso contro l’isola socialista e ribelle. 

Se il termine genocidio può sembrare a prima vista essere un’esagerazione, un’iperbole volta a ingigantire gli effetti nefasti causati dal blocco sulla popolazione cubana, la sua esatta definizione può aiutare a comprendere. 

Il termine "genocidio" fu usato per la prima volta nel 1944 da Raphael Lemkin, un giurista ebreo polacco che nel 1939 era fuggito dalle persecuzioni naziste: "L'attuazione di azioni coordinate volte alla distruzione di elementi decisivi della vita di gruppi nazionali, con l'obiettivo del loro annientamento".

Quando il 1° gennaio 1959 trionfò la Rivoluzione cubana, la politica estera statunitense, che aveva già stabilito il suo concetto di "nemico", concettualizzò il "campo socialista" e le sue istituzioni formatesi dalla fine della Seconda guerra mondiale nei Paesi dell'Europa orientale e centrale (in Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d'ottobre del 1917). Questo concetto è stato incorporato nel repertorio della Guerra Fredda e della lotta contro la "diffusione del comunismo" nel mondo.

Sebbene la Rivoluzione cubana non avesse ancora definito il suo carattere socialista, la potenza imperialista iniziò un processo di soffocamento economico, finanziario, commerciale e culturale nei suoi confronti, che nel corso di oltre 60 anni è sempre peggiorato. In modo generale questo processo viene definito “Bloqueo” o “Blocco”. Un processo che include tutte le forme di azioni non militari contro la Repubblica di Cuba e la sua Rivoluzione, iniziate già da prima che questa assumesse un carattere socialista. 

Quello contro Cuba è indubbiamente una forma speciale di genocidio, un atto di sterminio prolungato e occulto. La Rivoluzione cubana fu considerata fin dall'inizio dal governo statunitense come un affronto al potere imperiale. Pochi mesi dopo il trionfo della Rivoluzione cubana, anche se non aveva ancora definito il suo carattere socialista, il Presidente Dwight Eisenhower sospese l'acquisto della quota di zucchero e poco dopo ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba il 3 gennaio 1961.

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio afferma che il genocidio è un crimine di diritto internazionale definito dall'intento di "distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale...". Tra gli atti caratteristici del genocidio si legge: "Uccisione di membri del gruppo [nazione], lesioni fisiche o mentali a membri del gruppo; infliggere intenzionalmente al gruppo condizioni di esistenza calcolate per portare alla sua distruzione fisica in tutto o in parte...".

Mai in tutta la storia dell'umanità un intero Paese è stato sottoposto a un blocco economico, commerciale e finanziario così prolungato come quello che 13 governi statunitensi hanno mantenuto contro Cuba negli ultimi 60 anni. Una vera e propria guerra economica, spietata e crudele.

Ufficialmente, il blocco è iniziato il 7 febbraio 1962, con la firma di un ordine esecutivo da parte del presidente John F. Kennedy, che inaspriva le sanzioni economiche contro Cuba e ne promuoveva l'isolamento internazionale, con l'evidente intento di provocare la sconfitta della Rivoluzione.

L'obiettivo principale del blocco è quello di infliggere le maggiori sofferenze al popolo cubano con lo scopo di allontanarlo dalla rivoluzione e dai suoi leader, in modo che sia il popolo stesso a porre fine alla Rivoluzione.

Il blocco, o come in modo fuorviante lo definisce il governo statunitense, l'embargo, è stato approfondito con la legge promossa dai senatori Robert Torricelli e Bob Graham nel 1992, chiamata Cuban Democracy Act, che ha cercato di approfondire l'isolamento internazionale di Cuba, soprattutto tenendo conto dei gravi danni che la caduta dell'URSS aveva causato. Questa legge fu un po' il colpo di grazia che si voleva dare a Cuba nel momento più difficile e consisteva nel divieto di fare affari con le filiali di aziende statunitensi in qualsiasi parte del mondo; l'altro aspetto importante era il divieto per le navi di entrare nelle acque statunitensi se in precedenza avevano toccato un porto cubano entro 180 giorni.

Qualche anno dopo, nel marzo 1996, fu approvata una nuova legge anti-Cuba, questa volta sponsorizzata dal senatore Jesse Helms e dal rappresentante Dan Burton, intitolata Cuban Liberty and Democratic Solidarity Act. Questa legge enfatizza le sanzioni internazionali contro Cuba, proibendo il commercio con le filiali di aziende statunitensi situate in Paesi terzi, vietando il finanziamento indiretto, escludendo il governo cubano dalla partecipazione a tutte le organizzazioni del sistema di cooperazione internazionale, con la minaccia a quelle organizzazioni che accettano la partecipazione di Cuba di ridurre il contributo finanziario ad esse da parte del governo statunitense, nonché di detrarre l'importo della cooperazione approvata per Cuba dal finanziamento dell'organizzazione che l'ha realizzata; insiste sul fatto che il blocco sarà eliminato quando ci sarà un ipotetico governo di transizione e un governo democratico, che sarebbe qualificato in questo modo solo dal "potere e dalla discrezione" del governo statunitense, una "prerogativa" che va contro ogni principio di diritto internazionale.

Insomma, quello contro Cuba è un atto di genocidio che pretende di distruggere e in modo lento e crudele soffocare, disintegrare Cuba e il suo popolo, per creare il caos e portare il Paese a una guerra civile dalle conseguenze incalcolabili.

I danni del bloqueo

La politica di blocco degli Stati Uniti contro Cuba è trasversale, "colpisce tutto, dalle menti a ciò che si mette in tavola per mangiare" e mira anche a separare la società dai suoi leader, ha dichiarato a Sputnik la rappresentante Lil María Pichs Hernández, membro della Società culturale José Martí all'interno dell'Associazione cubana delle Nazioni Unite (ACNU).

Senza voler andare troppo indietro nel tempo e analizzando esclusivamente l’aspetto alimentare, tra 1° marzo 2022 e il 28 febbraio 2023, i danni causati da questa politica nel settore agricolo della nazione caraibica ammontano a circa 273,4 milioni di dollari, con il conseguente impatto sulla sovranità alimentare dei cubani.

I dati emergono dall'ultimo rapporto che L'Avana presenterà a novembre all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, per ribadire il rifiuto della politica con cui gli Stati Uniti hanno colpito l'isola fin dagli anni Sessanta.

"Giocare con il cibo delle persone è una delle cose più crudeli che esistano (...) avere un piatto di cibo è uno dei diritti che l'isola difende, a differenza di molti paesi del mondo, dove l'alimentazione non è considerata tale".

Pichs Hernández ha osservato che ogni anno l'isola ratifica davanti alle Nazioni Unite la sua volontà di contribuire alla costruzione di uno scenario internazionale migliore e "rende evidente quel fulcro di ingiustizia, squilibrio e ostilità che rappresenta la politica aggressiva ed espansionistica degli Stati Uniti" e accumula voti a favore della risoluzione contro il blocco.

"In un mondo così ingiusto e squilibrato che sembra tendere solo verso il disastro e la distruzione, ogni voce che si leva per la speranza, l'amore e la restituzione della giustizia è una voce preziosa. Quando si nuota controcorrente, fermarsi significa tornare indietro, e Cuba non ha questo lusso. È nella nostra natura resistere fino alla fine", ha affermato la giovane 28enne cubana. 

In una conferenza stampa, Orlando Díaz Rodríguez, direttore delle relazioni internazionali del Ministero dell'Agricoltura cubano, ha sottolineato che uno degli effetti del blocco è l'imposizione di una misura che impedisce l'importazione di prodotti da qualsiasi Paese con più del 10% di componenti provenienti dagli Stati Uniti, una misura che ha un impatto sull'introduzione di tecnologie nel settore agricolo.

Allo stesso modo, secondo Díaz Rodríguez, sono vietate le vendite di rum e tabacco di origine cubana, una misura accompagnata da una campagna volta a screditare questi prodotti.

Continuano anche i danni al sistema imprenditoriale e alle operazioni commerciali, la persecuzione delle operazioni bancarie e finanziarie dell'isola e l'adozione di misure contro le navi, le compagnie di navigazione, le compagnie di assicurazione e riassicurazione associate al trasporto di carburante.

Questa politica, ha affermato il funzionario cubano, ostacola il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, tra cui la fine della fame, il raggiungimento della sicurezza alimentare, il miglioramento della nutrizione e la promozione di un'agricoltura sostenibile, nonché la promozione di una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile e la garanzia di un'occupazione piena e produttiva.

A questo proposito, ha aggiunto che a causa del blocco, il Paese non ha più ricevuto entrate dalle esportazioni di beni e servizi in settori come il tabacco, la frutta fresca e industrializzata, il carbone, il miele e il caffè.

Dal 1° marzo 2022 al 28 febbraio 2023, il valore delle importazioni nel settore agricolo è aumentato considerevolmente per l'acquisto di fattori produttivi, parti e pezzi, sementi e altri investimenti per l'industria, e ancora una volta l'ambito ha subito un impatto negativo sull'irrigazione, la preparazione dei terreni e la protezione fitosanitaria.

Il funzionario ha menzionato le problematiche nell'acquisto di prodotti chimici, come erbicidi, insetticidi e fungicidi, insieme al massiccio esodo di professionisti come conseguenza della difficile situazione economica nella più grande delle Antille.

Russia e Cuba si esprimono contro le misure unilaterali

Contro le politiche genocide e unilaterali imposte dal tracotante impero statunitense si sono espresse in maniera congiunta Russia e Cuba, due paesi entrambi colpiti dalle misure sanzionatorie e di blocco dei paesi occidentali guidati dagli USA. 

Il vice primo ministro e ministro del Commercio estero e degli Investimenti esteri di Cuba, Ricardo Cabrisas Ruiz, e il vice ministro degli Esteri russo, Sergey Riabkov, hanno condannato l'applicazione di sanzioni unilaterali da parte delle potenze occidentali.

I due rappresentanti governativi, riuniti a Mosca, secondo quanto riportato da Prensa Latina, hanno concordato nel denunciare che questo tipo di atteggiamento egemonico viola la Carta delle Nazioni Unite.

Durante l'incontro bilaterale, hanno scambiato opinioni su vari aspetti dell'agenda internazionale e la parte russa ha espresso il suo fermo sostegno a Cuba per quanto riguarda la necessità di porre immediatamente fine al blocco economico, commerciale e finanziario illegale da parte degli Stati Uniti.

Riabkov e Cabrisas hanno inoltre analizzato le questioni relative al rafforzamento del partenariato strategico tra Russia e Cuba in ambito politico, commerciale, economico, degli investimenti, culturale e umanitario.

Questo delle sanzioni e delle misure unilaterali è proprio uno dei punti che spinge il sud globale a muoversi velocemente verso la costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare dove la cooperazione e la ricerca del mutuo beneficio sia alla base dei rapporti tra paesi, in luogo della sopraffazione e del neocolonialismo di marca statunitense/occidentale che ancora (per poco) segna le relazioni internazionali. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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