Francia e "leva fiscale". Le 2 principali note stonate del Recovery Fund

Francia e "leva fiscale". Le 2 principali note stonate del Recovery Fund

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di Giuseppe Masala
 

Io prendo per buone le proiezioni presentate dalla Commissione Europea ieri in merito al loro progetto di Recovery Fund. Non mi abbandono alla caccia all'errore di molti anti-euro che fanno le pulci alla proposta nella speranza di trovare l'errore. Ricordo che la proposta della Commissione prevede 500mld di euro a fondo perduto (quasi) e 250mld in prestiti. Fatemelo dire, uno sforzo notevole, anche dal punto di vista intellettuale per risolvere un rompicapo quasi impossibile da risolvere con ventisette paesi con esigenze diverse e spesso assolutamente contrapposte. Aggiungo anche che dai commissari per una volta è arrivato un occhio di riguardo nei confronti dell'Italia e della Spagna. Ringrazio anche di questo.



 

Per l'Italia si tratterebbe di 172 miliardi di cui 82 in sussidi a fondo perduto. Non è risolutivo per la nostra situazione, ma è una vera boccata d'ossigeno. Davvero. Poi certo, ci sono i problemi interni: chi li spende? Come li spende? In che tempi? Ma questo problema non è colpa dell'Europa, la nostra classe dirigente ce la siamo scelta noi e non possiamo recriminare contro gli altri.


Veniamo alle note stonate.


1. La Francia. E credibile un piano che relega la Francia ad un impatto netto sul pil negativo per ben il 2,2% (si tratta di 52 miliardi di euro)? Insomma la Francia esce peggio di come entra da questo piano. E la Francia - attenzione - non un paese ricco dopo questa crisi. Le proiezioni parlano chiaro: rapporto debito/pil almeno al 115%, deficit cronico di saldo delle partite correnti (peraltro con saldo mercantile altrettanto cronicamente in passivo) e Niip negativo per quasi il 25% del proprio pil. Dati catastrofici.


Da ciò ne discende che se la Francia accettasse questo piano:


Ipotesi A) La Francia farà entro due o tre anni ricorso al Mes. Credibile che un paese fondatore, vincitore della seconda guerra mondiale, con un esercito dotato di armi nucleari, con un seggio nel consiglio di sicurezza Onu accetti l'umiliazione del commissariamento dai ragionieri olandesi? Mi dispiace, una ipotesi di un destino italiano per la Francia non è accettabile neanche immaginarlo. Anche perchè dal punto di vista geopolitico vuol dire il completo dominio dell'Europa da parte di Berlino. E su questo, credetemi, altri nel mondo metterebbero il veto.

Ipotesi B) La Francia che ha coagulato attorno a se una maggioranza di paesi in grado di mandare i paesi nordici all'opposizione nel consiglio dei governatori della Bce, compensa quanto perso dal Recovery Plan con manovre di allentamento monetario sempre più spregiudicate e sempre più asimmetriche (non proporzionali). Ipotesi non possibile dopo la sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Siamo già probabilmente oltre il limite che i tedeschi sono disposti a concedere e anzi, dal loro punto di vista (come sottolineato dal Presidente del Consiglio dei Saggi) il Recovery Fund nasce per compensare la riduzione delle politiche monetarie troppo espansive della Bce.


2. L'altra nota stonata è il finanziamento previsto per le quote a Fondo Perduto del Recovery Fund che dovrebbe essere demandato a nuove tasse a livello europeo sui colossi digitali e sui produttori di plastiche.


Il primo aspetto che non quadra è che la leva fiscale a norma di trattati è nelle mani degli stati. L'Unione Europea non ha capacità impositiva. E se con mille trucchi giuridici fino ad ora l'Europa è riuscita ad accapparrarsi potestà che non aveva la Corte Costituzionale tedesca ha sgombrato il campo sotto questo aspetto. Le politiche fiscali sono di competenza degli stati e ogni tentativo dell'Ue di appropriarsela è un atto Ultra Vires. Questa è la giurisprudenza consolidata di Karlsruhe. Simili tasse sarebbero immediatamente impugnate dai cittadini tedeschi di fronte alla Corte innescando il violento fuoco di sbarramento dei giudici di Karlsruhe.


C'è anche un aspetto diplomatico. L'imposizione di tasse sui colossi digitali (Google, Facebook, Twitter, Amazon) operanti in Europa innescherebbe l'immediata rappresaglia dei nostri più grandi clienti: gli Stati Uniti d'America. Che senso ha imporre tasse per finanziare una misura se poi questo comporta l'introduzione di dazi sull'export che compoterebbero l'aggravarsi della crisi economica che si vorrebbe combattere?


Insomma, il progetto di Recovery Fund della Commissione non regge ad un'analisi oggettiva dei fatti. Molto meglio concentrarsi su ciò che della Ue va salvato a tutti i costi: il Mercato Unico, la libera circolazione delle persone, la cooperaione diplomatica, la cooperazione culturale e scientifica. Accettiamo una verità ormai evidente: la Moneta Unica è un progetto mal congegnato giuridicamente, politicamente ed economicamente. Un progetto disastroso che va smontato. Chi ci ha perso, noi per primi, si butti il male subito alle spalle e pensi a ripartire.


Ora per capire cosa succederà bisogna attendere il 4 Giugno quando ci sarà il board della Bce nel quale la Francia (che ricordo ha la maggioranza per battere i tedeschi) potrebbe aumentare le operazioni di Quantitiative Easing contro la Germania e contro la sentenza della Corte. Dopo, entro il 3 Luglio il Bundestag di Berlino al quale la Corte di Karlsruhe ha demandato un primo vaglio delle politiche della Bce chiarirà cosa la Bundesbank dovrà fare. Qui si decide veramente il destino dell'Euro e dell'Europa.

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