Evo Morales dopo la sentenza che lo inabilita come candidato: "C'è una mafia che governa la Bolivia"

Evo Morales dopo la sentenza che lo inabilita come candidato: "C'è una mafia che governa la Bolivia"

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La situazione è sempre più tesa in Bolivia con la guerra fratricida interna al partito MAS (Movimiento Al Socialismo) che aumenta di intensità. L’ex presidente e leader di una fazione del MAS (partito ormai spaccato in due tronconi), Evo Morales, ha affermato che la Bolivia "è governata da una mafia" perché attraverso le operazioni di polizia effettua estorsioni nei confronti  di detenuti per narcotraffico nel Trópico del Chapare a Cochabamba, mentre permette che tonnellate di droga partano dall'aeroporto di Santa Cruz, sotto il controllo dei Ministeri del Governo, della Difesa, dell'Economia e dei Lavori Pubblici, dirette verso l'estero.

Inoltre, contesta la sentenza del Tribunale Costituzionale Plurinazionale (TCP) che lo inabilita, ribadendo di essere ancora candidato alla presidenza per le presidenziali 2025-2030.

L'ex presidente ha fatto riferimento a queste e altre questioni domenica durante il suo programma Evo es Pueblo, su RKC.

Morales ha assicurato che la sua anticipata denuncia ha vanificato l'operazione di un suo possibile arresto, ma - secondo lui - alcuni poliziotti al comando del viceministro della Difesa sociale, Jaime Mamani, sono arrivati nel Tropico di Cochabamba per arrestare ed estorcere i trafficanti di droga. Secondo le sue dichiarazioni, questo atto di estorsione era sotto la protezione e la supervisione del Ministro del Governo, Eduardo del Castillo.

Ha spiegato che, durante la recente riunione del Comitato di Coordinamento delle Sei Federazioni del Tropico, alcuni dei suoi colleghi hanno deciso di dire "la verità sul Ministero del Governo". “Uno ha detto che il primo narcotrafficante è il ministro del governo e un altro (ha detto) che il ministro è peggio di Murillo (ministro dell’Interno sotto la gestione della golpista Anez). Questo è il sentimento espresso con molta consapevolezza nelle sei federazioni".

"In breve, purtroppo, c'è una mafia che governa la Bolivia. Lo ripeto ancora una volta, siamo governati da una mafia. Questa è la situazione a cui siamo arrivati. Queste operazioni vengono utilizzate per benefici personali e di gruppo perché - secondo i loro informatori di polizia - il denaro che prelevano non arriva alle truppe. Hanno pagato due palos e un palos significa 100.000 dollari e in quell'operazione hanno preso 200.000 dollari da due ‘narcodetenuti’, ecco perché dico che purtroppo siamo governati da una mafia".

Morales ha quindi invitato il Ministro del Governo a dire quanti trafficanti di droga sono stati arrestati nelle operazioni ai tropici.

"Credo che siamo passati dalle reti di narcotrafficanti a un narco-Stato composto da alcuni ministeri, dai narcotrafficanti e dal sistema giudiziario boliviano", ha dichiarato.

Ha inoltre attaccato il presidente Luis Arce paragonandolo all'ex presidente ecuadoriano Lenin Moreno, che dopo essere stato promosso come candidato dal socialista Rafael Correa, ha tradito il suo mentore politico quando è salito al potere.

In risposta alle dichiarazioni dell'ex presidente, il ministro Del Castillo ha pubblicato una dichiarazione sui social media.

"Il soggetto storico è il blocco popolare, non una persona. La cattiva lettura dell''ambiente' dal 2016, ha messo a rischio la vita di migliaia di persone, che purtroppo sono state esiliate, perseguitate, imprigionate, torturate e altre hanno addirittura perso la vita. Oggi, ancora una volta, il vero soggetto storico si è svegliato e ha capito che gli interessi di un'intera nazione non possono essere sacrificati per gli interessi di una sola persona. Questo è ciò che fa scoppiare il fegato a un manipolo di persone che pronunciano imprecazioni basate sulla mitomania o su menzogne croniche inconcepibili".

Nel frattempo, la TCP ha emesso la Sentenza costituzionale 1010/2023, che stabilisce che la rielezione presidenziale a tempo indeterminato non esiste e non è un diritto umano. Per l'ex presidente, si tratta di un "commento" e non di una "risoluzione".

Morales ha affermato che questa "non è la vera sentenza sull’abilitazione o inabilitazione di Evo", e ha affermato che si tratta di una richiesta "ben montata" che fa riferimento alla libertà di espressione.

Carlos Romero, ex ministro del governo e uno degli avvocati di Morales, ha affermato che il vero contesto della tutela è la violazione della libertà di espressione nel Regolamento delle Elezioni Giudiziarie, che stabiliva che un funzionario pubblico in corsa per un posto di magistrato sarebbe stato squalificato se avesse espresso opinioni politiche.

Ha affermato che, nel dispositivo della sentenza, si menziona che, secondo un'interpretazione teleologica, la rielezione discontinua sarebbe limitata nel senso che un presidente o un vicepresidente dovrebbe rimanere in carica solo 10 anni. Questa considerazione, secondo Romero, non ha alcun legame con l'oggetto dell'azione di tutela costituzionale.

L’avvocato ed ex ministro, ha quindi spiegato che questo significherebbe che non solo il MAS, ma qualsiasi partito, "verrebbe squalificato come partito" perché rimanendo in carica per più di 10 anni, promuoverebbe "una dittatura mascherata", una situazione che non corrisponderebbe nemmeno alla terminologia e al ragionamento giuridico di un organo di controllo costituzionale.

Su questa base, Morales ha osservato che la sentenza 084 del 2019 è ancora in vigore.

"Evo è ancora abilitato, secondo la mia interpretazione. Non è una risoluzione, è un commento, non è nel dispositivo. Cosa significa? Evo è ancora abilitato come candidato alla presidenza. Ci stanno provando, ci provano, ci proveranno. Cos'altro non faranno? Dobbiamo essere vigili. Ma c'è già l'intenzione di creare confusione".

L’ex presidente è stato scelto come candidato dall'ala pro-Evista (pro-Morales) del MAS durante un congresso a Lauca Ñ all'inizio di ottobre. Questo congresso è stato però dichiarato nullo dall’ala governativa del MAS che sostiene l’attuale governo boliviano e ha voltato le spalle a Evo Morales.

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