Esportazioni di grano e russofobia: la fake news del Corriere della Sera
Ma davvero, come riporta Il Corriere della Sera «La flotta russa impedisce (…) le esportazioni di grano e altri prodotti agricoli, soffocando l’economia ucraina, ma soprattutto rischiando di provocare una crisi alimentare globale che si ripercuoterà in particolare sui Paesi più poveri.»?
La verità è che, ai primi del marzo di quest’anno, l’Ucraina ha minato il mare prospicente i porti di Kherson, Nikolaev, Chernomorsk, Ochakov, Odessa, Yuzhniy e Mariupol vietando alle navi commerciali di numerosi paesi lì ormeggiate di potere prendere il largo. Dapprima per “motivi di sicurezza”; poi – dopo che, a metà marzo, i russi hanno realizzato un sicuro corridoio di transito, sminando un lungo tratto di mare – vietandolo e basta. Perché? Secondo la stampa della Turchia (sono ben 21 le navi turche cariche di grano bloccate nei porti ucraini) per utilizzare gli equipaggi delle navi bloccate come scudi umani.
Intanto, il 28 aprile, la Commissione Trasporti dell’Unione europea ha chiesto di intensificare l’embargo alle navi commerciali russe (che già non possono attraccare nei porti dell’Unione europea) impedendo a queste di varcare lo stretto dei Dardanelli. Unica ipocrita eccezione “a meno che non trasportino aiuti umanitari”, cioè facendo rientrare nell’embargo il grano russo che, da anni, viene acquistato da paesi, altrimenti alla fame come Egitto Libano, Tunisia, Bangladesh, Siria...
A rendere surreale la situazione, il 21 maggio, l’insensata proposta di Dmytro Kuleba ministro degli Esteri di Kiev: teniamo bloccati i porti nel mare di Azov e trasportiamo (nei suddetti paesi) 20 milioni di tonnellate di grano ucraino via ferrovia o via strada. Peccato che ci vorrebbero decenni.