Elena Basile - Ucraina e Gaza: le 8 domande senza risposta

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Elena Basile - Ucraina e Gaza: le 8 domande senza risposta



di Elena Basile - Fatto Quotidiano, 

Alla fine ci avranno per la repulsa che proviamo a ripetere sempre gli stessi argomenti. Sono più o meno due anni che insieme ad altri analisti proviamo a demistificare la propaganda, a porre domande razionali che non trovano risposta. Russell si illudeva: la ragione illuministica e umanistica serve a poco. Prevalgono a cicli gli impulsi viscerali distruttivi e autodistruttivi degli esseri umani. I marxisti forse erano in grado di rivelare come le guerre servissero a tutelare il sistema di potere, gli equilibri di classe tra privilegiati e sudditi. Ci meravigliamo quindi di non essere ascoltati dalla classe di servizio che ricava vantaggi e prebende dalle oligarchie che governano?

Dovessi soccombere per la nausea, continuerò a porre le stesse domande: perché il posizionamento di basi Nato e di armi nucleari in Ucraina non dovrebbe essere percepito come una minaccia esistenziale dalla Russia? Perché, se fosse vero che Mosca vuole invadere i Paesi Nato, avrebbe chiesto dal 2007 al 2021 la neutralità di Kiev? Perché parlare di una Ucraina quando basta aprire un libro per comprendere che di Ucraine ve ne sono due, persino tre? Come è possibile credere nella vittoria militare su una potenza nucleare? Come è possibile definirsi filo-ucraini mentre si lascia distruggere un Paese e si utilizza il suo popolo come carne da macello? Perché si vuole eseguire il mandato di arresto del procuratore della Cpi per Putin e non per Netanyahu? Perché la Russia sarebbe uno Stato aggressore mentre non si sanziona l’aggressione di Israele? Come è possibile affermare che il genocidio di Gaza sia dovuto agli attacchi terroristici di Hamas mentre in Cisgiordania, dove Hamas non esiste, la violenza dei coloni e gli incendi alle case continuano e lo stato di apartheid si rafforza?

Ho scritto una confutazione razionale e molto rispettosa, pubblicata da la Fionda, delle posizioni pubblicizzate dalla senatrice Segre in una recente intervista al Corriere della Sera. Non vi è stata alcuna risposta. Il dialogo non è possibile. Ancora mi pesa ed è lacerante la querela che ho subito per antisemitismo. Una accusa infamante contraria a tutta la mia storia, ai miei editoriali, ai libri che ho scritto. Così muore il dibattito pubblico democratico. E ancora cito i tempi in cui sul Corriere della Sera, sulla Repubblica intellettuali come Pasolini, Moravia, Calvino e altri dibattevano con interventi pieni di passione i temi politici e etici. Non si sostiene la democrazia creando personaggi televisivi con duetti Orsini-Parenzo, Di Battista-Floris, Basile-Calenda, Caracciolo-Gruber, ma dando la possibilità agli ascoltatori e ai lettori di essere messi di fronte ad argomenti razionali opposti.

Ancora non ho trovato alcun elemento di strategia politica negli europei che difendono la continuazione della carneficina ucraina e del genocidio a Gaza. Al netto della propaganda, non si conosce una strategia razionale, che almeno si potrebbe accettare anche senza condividerla. Comunque la retorica su Gaza sta cambiando. Ho il terrore di una società in cui scatta la luce verde e tutti in coro dicono quello che dopo 3 mila o 30 mila morti a Gaza dicevamo noi, accusati di antisemitismo. Ormai Repubblica Corriere accusano apertamente Netanyahu e Trump. Si badi bene: non accusano Israele e gli Stati Uniti, ma questi due personaggi, veicolando il falso pensiero che, una volta eliminati o ricondotti a più miti propositi, la situazione possa cambiare. Il genocidio ha avuto inizio con Biden e in Israele non tutta l’opposizione è contraria all’assedio di Gaza, alle politiche di apartheid in Cisgiordania, non è a favore del riconoscimento di uno Stato di Palestina. Il sionismo ingenuo di Gillo Pontecorvo non esiste più.

Fingiamo di non capire che si utilizza persino la tragedia di Gaza per la politica contingente e stiamo al gioco. Che non ci prendano in giro con i buoni sentimenti! Chiediamo, a imitazione dell’intervento del ministro degli Esteri di un Paese esecrato e considerato un’autocrazia, la Cina, il voto al Consiglio di Sicurezza di Usa, Francia e Regno Unito insieme a Russia e Cina per il cessate il fuoco permanente; il riconoscimento dello Stato di Palestina, su Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est; il ritiro dell’esercito da Gaza e la fine delle violenze in Cisgiordania; sanzioni a Israele nel caso non esegua le nuove risoluzioni del Cds; fine immediata della cooperazione politica, economica e militare dell’Occidente con Israele. E poi l’avvio di negoziati aperti a tutti gli attori della regione, anche agli sciiti e al cosiddetto Asse del Male, per risolvere il conflitto israelo-palestinese, scacco della diplomazia mondiale. Bisognerebbe stanare i farisei delle élite occidentali, vedere il bluff, costringerli alla coerenza politica.



P.S.

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Oggi Giovedì 29 maggio alle ore 18.00:

 
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