Dopo l’Afghanistan la prossima disfatta degli Usa sarà nel Corno d’Africa

Dopo l’Afghanistan la prossima disfatta degli Usa sarà nel Corno d’Africa

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di Daniel Wedi Korbaria

 

La storia recente ci insegna che per occupare una Nazione sovrana agli Stati Uniti e ai loro alleati occidentali basta raccontare al mondo le peggiori menzogne amplificate dal loro apparato propagandistico hollywoodiano o dai loro media mainstream.

L’idea poi di far piovere bombe democratiche per combattere il terrorismo, da loro stessi precedentemente creato e poi puntualmente sfuggitogli di mano, è la loro firma d’autore. Questo gli ha permesso di mettere in essere i peggiori crimini senza mai doverne rendere conto a nessuno, nemmeno ai loro alleati. “L'estremismo è uno strumento nelle mani degli Stati Uniti, lo hanno adottato quando combattevamo contro i sovietici e lo usano ancora oggi” sono le parole dell’ex Presidente afgano Hamid Karzai1 controfirmate ripetutamente da una cinica Hillary Clinton.2

All’apice del loro sadismo, per combattere i talebani e Al Qaida, nell’ultimo decennio hanno importato i tagliagole dell’Isis con il rischio di perderne il controllo e subirne gli attentati come è successo a Kabul durante l’evacuazione.

Quello che rimarrà nella storia è la loro ennesima disfatta bellica. Anche a Kabul abbiamo visto in mondovisione la fuga del personale Usa dal tetto dell’ambasciata mediante mezzi aerei militari come in passato era successo a Saigon. Alle volte la Storia si ripete come un loop!

Così, i talebani hanno ripreso il controllo totale della Nazione afgana senza nemmeno sparare troppi colpi di pistola perché i marines americani e i 300mila soldati dell’esercito afgano, armati fino ai denti, sono scappati via a gambe levate.

Neppure i loro vent’anni di occupazione sono stati sufficienti a far togliere il burqa alle donne afgane emancipandole a “propria immagine e somiglianza” affinché indossassero minigonna e tacchi a spillo.

Ma oggi a stracciarsi le vesti per quelle donne lasciate nelle grinfie dei talebani sono i loro fedeli alleati europei che auspicano una nuova esportazione di democrazia per salvarle.

Non si rendono ancora conto che oramai il loro è solo il delirio di chi ha perso la guerra. Prima o poi capiranno quanto sia stato deleterio bombardare per vent’anni quotidianamente un Paese ed un popolo per occidentalizzarlo.

E, come succede a chi perde la guerra, gli Usa dovranno risarcire e pagare per tutti i danni e i crimini commessi ma soprattutto, come da prassi, dovranno lasciare al vincitore la facoltà di riscrivere la storia. Perciò è inutile seguitare “a raccontarla” come i media mainstream occidentali continuano tristemente a fare.

Detto ciò, veniamo al loro prossimo fallimento.

Purtroppo dopo l’11 settembre 2001 anche l’Africa è stata coinvolta nella guerra al terrorismo3 e per questo sono fioriti diversi gruppi terroristici distribuiti strategicamente in territori chiave. Per esempio nel Corno d’Africa, come da copione, per combattere i neonati Al Shabaab somali fu scelto il Tplf4, un gruppo terroristico etiope iscritto nella lista nera del Dipartimento di Stato già dagli anni novanta che, come i talebani, erano al Governo di Addis Abeba.

Così, gli Usa per 27 anni hanno finanziato, arricchito, foraggiato, addestrato ed armato con arsenali di ultima generazione i Tplf con l’idea di tenere sotto scacco l’intero Corno d’Africa provocando guerre, caos e il flusso migratorio verso il Mediterraneo che abbiamo visto negli ultimi decenni.

I Tplf appartenenti ad un’etnia di appena sei milioni di persone per restare al potere hanno adottato il dividi et impera mirato all’odio interetnico per schiacciare 110milioni di etiopici con atrocità e crimini inenarrabili, che al confronto i talebani sono delle mammolette.

Per esempio nel 1998 nell’assurda guerra dichiarata all’Eritrea mandarono in avanguardia soldati di altre etnie e non della loro, immolando oltre 100mila etiopici.

Nel conflitto scatenato a tradimento la notte del 3 novembre 2020 attaccarono invece il loro stesso esercito etiopico che dormiva, lo stesso esercito che da vent’anni li aveva protetti dalla situazione di no guerra no pace con l’Eritrea che loro stessi avevano creato non accettando il verdetto inappellabile della commissione delle Nazione Unite sul confine etio-eritreo e di fatto occupando illegalmente e militarmente i territori eritrei.

Oramai asserragliati nella loro regione Tigray con questa nuova guerra i Tplf volevano riprendere il potere che avevano perso a seguito delle vibranti proteste della popolazione etiopica degli ultimi due anni che porteranno alle elezioni nel 2018 di Abiy Ahmed, il quale vincerà il Premio Nobel per la Pace per aver messo fine alla situazione di no guerra no pace con l’Eritrea andando a stringere la mano del Presidente Isaias Afewerki, cosa che non piacerà affatto ai Tplf e ai loro padroni d’oltreoceano. A dimostrazione di questo, a poche settimane dall’inizio della guerra coinvolgeranno anche l’Eritrea nel nuovo conflitto lanciando, da veri terroristi quali sono, razzi a lunga gittata sulla capitale Asmara, città patrimonio dell’Unesco.

Ma ecco che appena l’Eritrea è sconfinata per neutralizzare quegli attacchi, costringendo i Tplf ad abbandonare le loro città per fuggire nelle montagne, l’Amministrazione Biden, appena installatasi alla Casa Bianca, ha iniziato a fare pressioni interferendo negli affari interni dell’Etiopia pur di salvare i terroristi loro servi.

E ancora, come da copione, è iniziata la propaganda occidentale: Ong e redazioni del mainstream americane ed europee, lobbisti, analisti, africanisti, in tandem, hanno amplificato presunte violazioni dei diritti umani di ogni genere dipingendo l’esercito etiopico ed eritreo come fossero i talebani della situazione accusandoli addirittura di impedire la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione tigrina affamata, di abusare delle donne, di perpetrare razzie e di bombardare con bombe al fosforo come succede a Gaza.

Negli otto mesi di conflitto, prima della tregua unilaterale dichiarata dal Primo Ministro Abiy Ahmed che porterà i Tplf a contrattaccare le due regioni limitrofe Afar ed Amhara, quasi nessun media mainstream ha raccontato invece le atrocità commesse dai Tplf. Per esempio il massacro di Mai Kadra dove sono stati barbaramente assassinati centinaia di civili di etnia amhara o l’utilizzo dei bambini soldato tigrini di 12 e 14 anni drogati e mandati in avanguardia, o il furto degli aiuti umanitari dell’Usaid rubati alla loro stessa gente affamata che il 24 agosto l’Ambasciata statunitense di Addis Abeba è stata costretta ad ammettere, seppur senza mai menzionarli, dicendo in un suo Twitt: “nelle aree di conflitto personaggi armati spesso rubano cibo a chi ne ha bisogno”.

Ma all’orizzonte si profila un ennesimo fallimento occidentale.

Ancora una volta l’Unione Europea ha deciso, senza discutere, di seguire ciecamente la volontà degli Stati Uniti schierandosi contro i 110 milioni di etiopici e 6 milioni di eritrei per salvare l’insalvabile, sottovalutando il rilevante ruolo storico dell’Etiopia nel Corno d’Africa, che oltre ad essere un Paese fondatore della Società delle Nazioni e dell’Unità Africana, è stato anche l’unico Paese africano mai colonizzato e l’unico ad aver vinto ad Adua una guerra contro una potenza occidentale, cosa che i Paesi africani tengono in grande considerazione. Un Paese che grazie ad un leader come Abiy Ahmed sta riscoprendo la sua unità ed il suo orgoglio nazionale e lo spirito di chi non vuole più inginocchiarsi davanti a nessuna potenza occidentale.

Dall’altra parte c’è l’Eritrea, un Paese relativamente piccolo ma che storicamente ha dimostrato di resistere e ottenere la sua Indipendenza dopo aver lottato trent’anni contro chi aveva alle spalle tutte le potenze occidentali e l’esercito più forte dell’Africa. L’Eritrea che è riuscita a mantenere intatta la sua sovranità nonostante le continue minacce di regime change e le sanzioni di Barak Obama e Joe Biden.

L’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea firmato nel 2018 è destinato a proseguire nonostante il boicottaggio e le interferenze di Usa e Ue perché a volerlo, oltre ai due Governi africani, sono due popoli fratelli e tutti i tentativi per fermare questo sacrosanto processo, che nel frattempo ha coinvolto anche la Somalia, cadrà come un castello di carte.

È solo questione di tempo ma alla fine nessun occidentale riuscirà a salvare i Tplf, i veri talebani del Corno d’Africa, verrà il giorno che i potenti se ne andranno abbandonando i propri servi al loro destino, come da copione.

Alla fine, quella di Biden verrà ricordata come l’Amministrazione che in poco tempo ha compromesso la storica alleanza con l’Etiopia, iniziata nel 1903, e che per questo rischia addirittura la chiusura della sua Ambasciata in Addis Abeba e di conseguenza la perdita definitiva dei suoi “interessi strategici” nel Corno d’Africa.

Finalmente, mi verrebbe da dire!

2 Hillary Clinton: "we have helped to create the problem we are now fighting" https://www.youtube.com/watch?v=AwpR6ngoSjQ

Per saperne di più: Operazione Cyclone https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Cyclone

3 Meglio conosciuta come “war on terror” o “global war on terrorism”

4 Tplf, Tigray people liberation front

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