Dopo 44 anni, la Cina torna a testare missili balistici nel Pacifico
La Cina ha effettuato il lancio di un missile balistico intercontinentale (ICBM) nel Pacifico, attirando l'attenzione della comunità internazionale. Il missile, lanciato dalla Forza Missilistica dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLA), è caduto nelle aree marine previste, secondo quanto annunciato dal Ministero della Difesa cinese. Questo test rientra nel programma di addestramento annuale delle forze armate cinesi ed è stato descritto come una routine, conforme alle norme del diritto internazionale e non diretto contro nessun paese specifico.
Un test di routine con implicazioni globali
Sebbene la Cina abbia notificato il lancio ai paesi pertinenti, il governo giapponese ha contestato la mancanza di preavviso, definendo l'operazione "preoccupante". Tuttavia, Pechino ha ribadito che l'esercitazione rientra nel suo piano di addestramento annuale e che tali test sono necessari per verificare le prestazioni delle proprie armi e dei relativi sistemi.
Secondo alcuni esperti, la Cina potrebbe aver utilizzato il DF-41, un missile con una gittata compresa tra i 12.000 e i 15.000 chilometri, in grado di colpire obiettivi lontani come l'Europa o gli Stati Uniti. Questo test, tuttavia, non rappresenta un evento straordinario, poiché la Cina conduce regolarmente esercitazioni missilistiche. Ciò che risulta rilevante è il fatto che l’ultimo lancio di questo tipo verso l’oceano risale al 1980, rendendo questo test particolarmente significativo.
Un contrappeso nella regione Asia-Pacifico
L'attenzione su questo test riflette anche le attuali dinamiche geopolitiche nella regione Asia-Pacifico, dove gli Stati Uniti hanno recentemente intensificato la loro presenza militare. Ad esempio, il sistema missilistico Typhon, originariamente schierato per un'esercitazione nelle Filippine, continua a essere dispiegato nonostante la fine delle manovre, causando attriti con la Cina, che ha chiesto la sua rimozione. In questo contesto, il test missilistico cinese potrebbe essere interpretato come un segnale di equilibrio strategico, volto a dimostrare la capacità di Pechino di difendere i propri interessi nella regione.
Anche altri paesi, come la Corea del Nord, hanno intensificato le loro attività militari testando regolarmente missili. Tuttavia, la crescente capacità militare della Cina potrebbe svolgere un ruolo stabilizzante, riducendo potenzialmente la possibilità di azioni avventuristiche da parte di potenze esterne, in particolare gli Stati Uniti. Un rafforzamento delle capacità difensive cinesi potrebbe infatti indurre un riequilibrio nelle relazioni internazionali, spingendo Washington a riconsiderare la sua strategia militare globale.
Espansione dell'arsenale nucleare
Un altro aspetto importante della crescita militare cinese riguarda l’espansione del suo arsenale nucleare. Secondo il SIPRI Yearbook 2024, la Cina ha incrementato il numero di testate nucleari del 20% nell'ultimo anno, passando da 410 a 500 testate tra gennaio 2023 e gennaio 2024. Se questa tendenza dovesse continuare, entro la fine del decennio Pechino potrebbe raggiungere un livello di capacità missilistica intercontinentale comparabile a quello degli Stati Uniti e della Russia.
Effetto stabilizzante
Il recente test missilistico della Cina rappresenta una parte del suo processo di modernizzazione e rafforzamento militare, che potrebbe avere effetti stabilizzanti sugli equilibri geopolitici globali. La crescente capacità difensiva di Pechino non solo dimostra la sua volontà di proteggere i propri interessi regionali, ma potrebbe anche contribuire a limitare le azioni militari unilaterali di altre potenze, come gli Stati Uniti, favorendo un contesto internazionale più bilanciato e meno incline all'avventurismo bellico.