Deputato KPRF Kamnev: "Democratici e repubblicani sono solo due volti della stessa politica imperialista"

Negoziati di pace con Trump, ruolo dell'Unione Europea e il futuro dei rapporti tra Mosca e il sud globale. Intervista al deputato comunista russo Georgiy Petrovich Kamnev

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Deputato KPRF Kamnev: "Democratici e repubblicani sono solo due volti della stessa politica imperialista"



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico


Con il messaggio di congratulazioni, inviato lunedì poco prima del giuramento alla Rotonda del Campidoglio, Vladimir Putin ha tracciato il solco entro il quale andranno rilanciati i rapporti tra Federazione Russa e Stati Uniti d’America. Resta l’incognita Trump, le sua visioni delle relazioni tra potenze, i suoi obiettivi strategici e la gestione delle crisi internazionali. Secondo Georgiy Petrovich Kamnev, parlamentare del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), “le chiavi della pace sono nelle sue mani”.

Kamnev è originario di regione di Penza. Nato nel 1983 in una famiglia di operai sovietici, è stato definito da Zyuganov, uno dei giovani leader comunisti più capaci. Membro del Presidium e segretario del Comitato Centrale del KPRF, nel 2018 ha guidato una delegazione del Komsomol nella Repubblica Popolare Cinese.

Abbiamo chiesto il suo punto di vista sulla situazione internazionale, mentre si parla di negoziati, di pace e di un possibile incontro tra Trump e Putin.



L'INTERVISTA



Trump ha ottenuto un grande successo diplomatico con la tregua in Medio Oriente ancora prima di entrare in carica alla Casa Bianca. Pensa che sarà in grado di mantenere anche la promessa di porre fine ai combattimenti in Ucraina?

Certamente, qualsiasi guerra si conclude con dei negoziati. Tuttavia, il punto di vista del nostro partito è che qualsiasi accordo con l'attuale regime di Kiev sarà solo una tregua e non una pace duratura. Il regime di Kiev è stato creato dagli Stati Uniti e dall'UE come un'arma diretta contro la Russia. Purtroppo, il popolo fratello dell'Ucraina è diventato ostaggio di questa situazione e oggi versa il suo sangue non per i propri interessi, ma per quelli della NATO, dell'UE e degli USA. Riteniamo che gli obiettivi dell'Operazione Militare Speciale – denazificazione e smilitarizzazione dell'Ucraina – non siano solo parole, ma traguardi da raggiungere per garantire una pace duratura in Europa. Le cause profonde di questa guerra risiedono negli interessi del grande capitale, interessato a eliminare concorrenti, conquistare mercati e risorse naturali ucraine, e a indebolire i centri indipendenti di accumulazione, come Russia, Iran e altri Paesi del Sud globale. Se Trump capirà che l'Occidente deve fermarsi in tempo e moderare le proprie ambizioni per mantenere lo status quo, allora la guerra potrà essere fermata. Le chiavi della pace sono ora nelle sue mani. Ma se prevarrà un'altra posizione, i conflitti continueranno. Ritengo le possibilità 50 e 50.


Quali errori dovrebbe evitare il Cremlino nei negoziati con Washington?


L'esperienza degli anni passati ci insegna che non ci si può fidare di Washington. Abbiamo davanti agli occhi la storia degli accordi di Minsk, quando, invece di garantirne l'attuazione, gli Stati Uniti hanno continuato ad armare il regime ucraino e a prepararlo alla guerra contro la Russia. Le forniture di armi sono proseguite sia con l'amministrazione democratica sia sotto la presidenza di Trump. Certo, accogliamo con favore le sue dichiarazioni di pace, ma il risultato dei negoziati deve essere una pace duratura, non una tregua che servirà a ricostruire e riarmare l'esercito ucraino. Anche in Russia esiste un grande capitale oligarchico legato all'Occidente. Alcuni di questi individui hanno lasciato il Paese ma hanno mantenuto la loro influenza e i loro affari. Sono interessati a ripristinare le relazioni con l'Occidente a qualsiasi costo, per loro è più importante non una pace duratura, ma la revoca delle sanzioni. Sarebbe un grave errore anteporre i loro interessi a quelli dei cittadini. Fortunatamente, la leadership russa ne è consapevole e un simile errore non verrà commesso.


Qual è la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) su una possibile apertura di Mosca ai negoziati?

I negoziati erano già stati avviati una volta: a Istanbul era stato persino raggiunto un accordo preliminare, che prevedeva la riduzione dell'esercito ucraino, il rifiuto dell'adesione alla NATO e le garanzie di sicurezza per la Russia. Tuttavia, sotto la pressione dell'Occidente, il regime di Kiev ha respinto l'iniziativa di pace della Russia. Dal mio punto di vista, il risultato degli accordi dovrebbe essere l’attuazione di alcuni passi verso la costruzione di una nuova architettura di sicurezza in Europa, che è stata distrutta dall'espansione aggressiva della NATO verso Est. Durante i negoziati, è indispensabile tenere conto degli interessi delle persone, in primo luogo degli abitanti dei nuovi territori della Russia, che erano precedentemente residenti nel Sud-Est dell'Ucraina. Nel 2022 abbiamo visto cosa è successo agli abitanti di Kherson e della regione di Kharkiv, territori che sono stati nuovamente conquistati dalle Forze Armate Ucraine. Molti civili sono stati uccisi dai nazionalisti ucraini o sono scomparsi per sempre nei centri di detenzione del Servizio di Sicurezza Ucraina (SBU). Questo non deve assolutamente accadere di nuovo.


Come percepisce il ruolo dell'Unione Europea, divisa tra Paesi guerrafondai e russofobi e altri che cercano di ristabilire un dialogo con Mosca, come Ungheria e Slovacchia?

Purtroppo l'UE si è trasformata in uno strumento di lotta contro la Russia. La burocrazia di Bruxelles spesso assume una posizione ancora più aggressiva delle elite di governo statunitensi, per quanto riguarda le sanzioni e le altre forme di pressione sul nostro Paese. Oggi l'Unione Europea è guidata da persone pronte a trascurare completamente gli interessi dei popoli europei per danneggiare gli interessi della Russia. Con una leadership del genere nell’UE un dialogo è semplicemente impossibile. Purtroppo, i politici più ragionevoli, come i leader di Slovacchia e Ungheria, sono attualmente una minoranza in Unione Europea.  In generale, l'Unione Europea, come istituzione, a mio avviso, non svolge la sua funzione. Anziché  favorire un'unione reciprocamente vantaggiosa tra paesi e popoli, l'UE si è trasformata in uno strumento per imporre la volontà di una burocrazia non eletta da nessuno. In questa forma, è piuttosto dannosa per gli interessi dei popoli europei.


In particolare, come valuta il ruolo dell’Italia e i suoi rapporti con la Federazione Russa?

L’Italia è un importante partner commerciale per la Russia; tra i nostri paesi si sono sviluppati rapporti molto stretti nel corso di molti anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. È davvero un peccato che il governo di destra guidato da Meloni (contrariamente alle proprie dichiarazioni elettorali) sostenga ora con accanimento il regime fascista di Zelensky in Ucraina. In Italia, gli orientamenti di sinistra, antimperialisti e antifascisti sono sempre stati forti. Purtroppo, attualmente li vediamo manifestarsi solo a livello di singole città. Per esempio, nel 2015, nella piccola città italiana di Ceriano Laghetto (provincia di Monza e Brianza), è stata inaugurata la Piazza dei Martiri di Odessa, in memoria dei tragici eventi del 2 maggio 2014. Tuttavia, a livello nazionale, il governo italiano è controllato dalle stesse forze che guidano l'Unione Europea nel suo complesso, e questo controllo non diminuisce, indipendentemente da come le persone votino alle elezioni.


In generale, cosa si aspetta da Trump?


La posizione del nostro partito è che, tra le élite americane, siano esse democratiche o repubblicane, la Russia non ha amici. Democratici e repubblicani sono solo due volti della stessa politica imperialista, che colpisce i popoli del mondo. Accogliamo con favore alcune dichiarazioni di Trump volte a fermare la follia militare, ma non escludiamo che potrebbe semplicemente spostare l'attenzione dall'Ucraina, ad esempio, sulla Cina o sull'Iran. Ci aspettiamo che le azioni di Trump distraggano le élite degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali dalle questioni internazionali, offrendo così ai popoli del mondo un'opportunità di sviluppo indipendente. Tuttavia, non escludiamo nemmeno la possibilità di un intervento ancora più spudorato e aggressivo negli affari di altri paesi. È difficile dire in questo momento quale direzione prenderanno gli eventi.


Come valuta lo storico accordo firmato venerdì tra Mosca e Teheran?
 

Positivamente. Il nostro partito ha sempre sostenuto una collaborazione più stretta con i paesi del "Sud globale", in particolare con quelli che lottano contro l'egemonia americana nel mondo. Negli anni successivi al crollo dell'URSS abbiamo criticato l'orientamento unilaterale e filoccidentale della leadership del nostro paese. Oggi vediamo che la situazione sta iniziando a cambiare. Stiamo assistendo a un rafforzamento della cooperazione con la Cina, la Corea del Nord, l'Iran e allo sviluppo dei rapporti con i paesi africani. Questo cambiamento positivo nella geopolitica del nostro paese deve essere sostenuto, approfondito e sviluppato.


Come valuta i rapporti tra Russia e Cina? Esiste il rischio che Trump possa indebolirli?
 
Credo che la leadership del nostro paese comprenda perfettamente il carattere strategico dell'amicizia con la Cina e non la sacrificherà per benefici momentanei offerti dall'amministrazione americana.

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