Covid-19: Ivermectina si dimostra sicura, efficace, economica e viene riabilitata perfino dal WSJ

Covid-19: Ivermectina si dimostra sicura, efficace, economica e viene riabilitata perfino dal WSJ

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Da diversi paesi del mondo giungono notizie che il Covid ha ripreso vigore. Anche in quei paesi che sono riusciti a raggiungere un alto tasso di vaccinazione, come Israele, la variante delta riesce a infettare anche quelle persone che teoricamente dovrebbero essere immunizzate, come testimoniato dal direttore dell’ospedale Herzog di Gerusalemme. L’immunità di gregge sembra quindi diventare una chimera. Si rivela fallimentare la strategia di puntare esclusivamente sulla vaccinazione di massa nel tentativo di fermare il Covid, scartando a priori possibili cure precoci. 

Diverse sono state infatti le possibili armi da utilizzare contro il Covid scartate frettolosamente tanto quanto perentoriamente. Tra queste troviamo l’Ivermectina, farmaco sviluppato negli anni ’70 come trattamento veterinario per i parassiti animali, poi utilizzato per trattare varie patologie anche negli uomini e che ha mostrato di essere sicuro. Si stima che 6 milioni di persone in tutto il mondo abbiano assunto ivermectina per varie infestazioni parassitarie. Non sono stati segnalati eventi avversi gravi correlati al farmaco. Gli effetti collaterali dell'ivermectina includono febbre, mal di testa, brividi, artralgia, eruzioni cutanee, eosinofilia e anoressia. Si ritiene che molti di questi sintomi derivino dalla morte di parassiti piuttosto che da una reazione al farmaco. Forse a questo punto vien da pensare che il problema dell’Ivermectina è che sia troppo economica e quindi mancata fonte di profitto per Big Pharma che invece ingrassa grazie alla vendita dei sieri contro il Covid? 

A pensar male di fa peccato ma quasi sempre si indovina, come usava affermare il democristiano Giulio Andreotti. 

Un articolo del Wall Street Journal

In maniera del tutto inaspettata viene pubblicato sulla pagine di uno dei tempi del circuito informativo mainstream, il Wall Street Journal, un articolo che riabilita un farmaco bistrattato e scartato. Scrive a tal proposito Città Future: «Il Wall Street Journal pubblica inaspettatamente un articolo a firma di due ricercatori e accademici, David Henderson e Charles Hooper, nel quale non solo si difende l'uso dell'ivermectina per combattere il Covid-19, ma si attacca apertamente l'FDA per non averla autorizzata per l'uso di emergenza. 
L'articolo inizia con un'accusa diretta. "La Food and Drug Administration sostiene di seguire la scienza. E allora perché attacca l'ivermectina, un farmaco certificato nel 1996? All'inizio di quest'anno l'agenzia ha emesso un avvertimento speciale in base al quale "si sconsiglia l'uso dell'ivermectina per trattare o prevenire il Covid-19". La dichiarazione dell'FDA includeva parole e frasi come "danno grave", "ospedalizzato", "pericoloso", "molto pericoloso", "convulsioni", "coma e addirittura morte" e "altamente tossico". Qualsiasi lettore concluderebbe che l'FDA stia mettendo in guardia contro le pillole avvelenate. In realtà, il farmaco è approvato dalla FDA come antiparassitario sicuro ed efficace."  
[... ]L'ivermectina combatte 21 virus, tra cui il SARS-CoV-2, la causa del Covid-19. Una singola dose ha ridotto la carica virale di SARS-CoV-2 nelle cellule del 99,8% in 24 ore e del 99,98% in 48 ore, secondo uno studio del giugno 2020 pubblicato sulla rivista Antiviral Research. Circa 70 studi clinici stanno valutando l'uso dell'ivermectina per il trattamento del Covid-19. L'evidenza statisticamente significativa suggerisce che è sicuro e funziona sia per il trattamento che per la prevenzione della malattia.
[...] Nonostante le affermazioni della FDA, l'ivermectina è sicura alle dosi approvate. Su quattro miliardi di dosi somministrate dal 1998, ci sono stati solo 28 casi di eventi avversi neurologici gravi, secondo un articolo pubblicato quest'anno sull'American Journal of Therapeutics. Lo stesso studio ha rilevato che l'ivermectina è stata utilizzata in modo sicuro in donne in gravidanza, bambini e neonati. Se la FDA fosse guidata veramente dalla scienza e dalle evidenze, rilascerebbe un'autorizzazione all'uso di emergenza per l'ivermectina per Covid-19. Invece, la FDA afferma senza prove che l'ivermectina è pericolosa».

Ivermectina efficace contro il Covid secondo ricerca israeliana 

A favore dell’uso dell’Ivermectina contro il Covid c’è anche una ricerca condotta in Israele e riportata dal quotidiano The Jerusalem Post. Da questa ricerca emerge che grazie all’Ivermectina, un farmaco usato per combattere i parassiti nei paesi del terzo mondo, si potrebbe aiutare i pazienti colpiti dal Covid per meno di 1 dollaro al giorno. Forse è proprio questa la chiave per comprendere l’ostracismo contro questa soluzione. 

Il Prof. Eli Schwartz, fondatore del Center for Travel Medicine and Tropical Disease at Sheba, ha condotto uno studio randomizzato, controllato, in doppio cieco dal 15 maggio 2020 fino alla fine di gennaio 2021 per valutare l'efficacia dell'ivermectina nel ridurre la diffusione virale tra i pazienti non ospedalizzati con Covid-19. 

Scrive The Jerusalem Post: «Nello studio di Schwartz, circa 89 volontari idonei di età superiore ai 18 anni a cui è stato diagnosticato il coronavirus e che soggiornavao in hotel Covid-19 gestiti dallo Stato sono stati divisi in due gruppi: il 50% ha ricevuto ivermectina e il 50% ha ricevuto un placebo. Hanno ricevuto le pillole per tre giorni di fila, un'ora prima di un pasto.
I volontari sono stati testati utilizzando un test PCR standard con tampone nasofaringeo con l'obiettivo di valutare se vi fosse una riduzione della carica virale entro il sesto giorno – il terzo giorno dopo la fine del trattamento. Sono stati tamponati ogni due giorni.
Quasi il 72% dei volontari trattati con ivermectina è risultato negativo al virus entro il sesto giorno. Al contrario, solo il 50% di coloro che hanno ricevuto il placebo è risultato negativo».

Inoltre lo studio ha evidenziato che solo il 13% dei pazienti con ivermectina era infettivo dopo sei giorni, rispetto al 50% del gruppo placebo, quasi quattro volte di più.

"Il nostro studio mostra innanzitutto che l'ivermectina ha attività antivirale", ha detto Schwartz. “Dimostra anche che c'è quasi il 100% di possibilità che una persona non sia infettiva in quattro-sei giorni, il che potrebbe portare ad accorciare il tempo di isolamento per queste persone. Questo potrebbe avere un enorme impatto economico e sociale”.

Lo studio è stato pubblicato sul sito di condivisione della ricerca sanitaria MedRxiv. Non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria.

Schwartz ha affermato che altri studi simili – sebbene non tutti condotti secondo gli stessi standard in doppio cieco e placebo del suo – hanno mostrato anche un impatto favorevole del trattamento con ivermectina.

Il prof. Ya'acov Nahmias, un ricercatore dell'Università Ebraica di Gerusalemme, ha invece messo in dubbio la sicurezza del farmaco.

"L'ivermectina è un agente chimico terapeutico e presenta rischi significativi ad esso associati", ha affermato in una precedente intervista. "Dovremmo essere molto cauti nell'usare questo tipo di farmaci per curare una malattia virale da cui la stragrande maggioranza del pubblico si riprenderà anche senza questo trattamento".

Durante lo studio di Schwartz, non è però alcun segnale di effetti collaterali significativi tra i pazienti trattati con ivermectina. 

La FDA e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano non utilizzare il farmaco tranne che negli studi clinici.

Riguardo al suo studio il dottor Schwartz ha forse toccato il punto centrale che ci permette di comprendere perché questo farmaco viene scartato a priori: «C'è molta opposizione. Abbiamo provato a pubblicarlo ed è stato scartato via da tre riviste. Nessuno voleva nemmeno sentirne parlare. Devi chiederti come mai quando il mondo sta soffrendo».

"Questo farmaco non porterà grandi profitti economici", e quindi Big Pharma non vuole che venga utilizzato. 

L'esperienza del Messico con l'ivermectina

Un’altra esperienza interessante sull’utilizzo del farmaco sul campo con buoni risulti è quella del Messico. Afferma a tal proposito il dottor Pierre Kory, medico statunitense di terapia intensiva: «Il Messico ha fatto qualcosa che penso sia un modello per il mondo. Penso che, a livello di sanità pubblica, sia il modello che tutti i paesi del mondo dovrebbero adottare. Avevano un comitato di medici.

Infatti, hanno preso medici esperti e hanno dato loro un posto nel comitato di esperti a livello di sanità pubblica. Si chiama IMSS, Istituto messicano di sicurezza sociale. Questa è l'agenzia che controlla una buona parte della sua infrastruttura di assistenza medica, per lo più ambulatoriale, credo.

A dicembre, gli ospedali erano al completo. Era una crisi quasi come in India. Hanno deciso di implementare ivermectina attraverso una strategia di test e trattamento. Fondamentalmente, chiunque si sia presentato per i test, se positivo, l'ivermectina è stata somministrata a una dose ragionevolmente bassa di 12 milligrammi e solo per due giorni. Hanno ricevuto quattro pillole [3 mg ciascuna].

E quando lo hanno fatto, il Messico ha visto un calo dei decessi e dei ricoveri. E, se guardi qualche mese dopo (questi sono dati pubblicamente disponibili), si consideri l'occupazione dei posti letto negli ospedali in Messico, in tutto il paese di cui parliamo con un'occupazione del 25% al ??30%.

Gli ospedali in Messico sono vuoti. In quel paese hanno distrutto il Covid attraverso una strategia di test e trattamento. Sono stati veri leader della sanità pubblica. Hanno preso una decisione basati sul concetto di rischio e beneficio. Hanno usato il loro giudizio clinico e la loro esperienza per avere un pool di esperti con le persone giuste».

Il medico statunitense evidenzia poi che il ministro federale della Sanità attaccò i medici dell’IMSS ma questi presentarono prove inconfutabili a sostegno della loro strategia. Inclusi studi che mostravano una riduzione dal 50% al 75% dei ricoveri ospedalieri grazie all’utilizzo di appena quattro compresse.

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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