"Corridoio finlandese": la NATO sulle orme delle manovre di accerchiamento naziste
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Ormai da tempo si parla del nuovo fronte di contrapposizione USA-NATO alla Russia nell'Artico, per il controllo strategico di un'area ricchissima di risorse, ma soprattutto destinata a soppiantare le rotte tradizionali negli scambi tra attori fondamentali della scena mondiale.
Oltre alla regione artica e immediatamente prossima a quella, c'è però anche un'area che sta assumendo, nei piani dell'Alleanza atlantica, un'importanza cruciale a ridosso dei confini nordoccidentali della Russia.
La NATO, ha detto Joe Biden, si è fatta più grande e più forte «di quanto non sia mai stata, con l'ingresso di due nuovi membri: Finlandia e Svezia», divenuti rispettivamente 31° e 32° elemento nell'aprile 2023 e nel marzo 2024.
Se il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, pochi mesi dopo l'ingresso della Finlandia, si era detto “stupito” della rapidità con cui Helsinki e Stoccolma abbandonavano quello status neutrale, che, «per decenni, aveva loro garantito un ruolo relativamente indipendente», ecco che oggi ci si può dire “colpiti” dalla celerità con cui la NATO si appresta ad allestire ben due quartier generali in prossimità dei confini (1.372 km, di cui 1.091 terrestri) tra Finlandia e Russia. A Mikkeli, nel sud del paese e sede del Comando dell’Esercito finlandese, verrà installato il QG delle forze di terra nel Nord Europa (MCLCC: Multi Corps Land Component Command), alle dirette dipendenze del Joint Force Command yankee di Norfolk, con la presenza di militari, oltre che finlandesi, anche da USA, Gran Bretagna e Norvegia.
Più a nord, il QG delle forze di terra avanzate (FLF: Forward Land Forces), a guida svedese, verrà probabilmente allestito, secondo la TASS, nell'Artico finlandese, a Rovaniemi o a Sodankyla, ma l'esatta ubicazione non è ancora stata decisa.
A proposito di celerità: forse non del tutto “casualmente”, un anno e mezzo fa la Finlandia è stata ammessa alla NATO proprio nel momento in cui Washington e Bruxelles si sono resi conto del fallimento della “controffensiva” ucraina. Così come non è casuale la localizzazione di entrambi QG: a sud, convergono rotte marittime e terrestri; a nord, passa la prima linea di confronto con la Russia. Con un avanzato sistema di comunicazioni, i due centri sono collegati da un corridoio di trasporto atto a trasferire rapidamente truppe NATO attraverso il Nord Europa fino ai confini con la Russia.
Il “corridoio finlandese”, osserva Maksim Stoletov su Stoletie.ru, è stato verificato durante le esercitazioni NATO della scorsa primavera, quando truppe e mezzi USA, dal porto norvegese di Narvik, sono stati trasferiti in Finlandia attraverso la Svezia. Ma, secondo The Telegraph, la NATO starebbe mettendo a punto numerosi corridoi terrestri: oltre che attraverso Norvegia, Svezia e Finlandia, anche da porti di paesi balcanici.
In particolare, la Finlandia, dopo aver sottoscritto un accordo militare con gli USA, ha in programma la realizzazione di una base ad appena 130 km da Vyborg e, in base all'intesa, Helsinki metterà a disposizione delle forze yankee 15 zone militari e strutture quali caserme, basi aeree, campi di addestramento e aree di stoccaggio.
A tale proposito, l'esperto militare russo Aleksandr Artamonov sottolinea come la NATO stia ripetendo metodologie tipiche della Seconda guerra mondiale: «La costruzione della nuova base NATO ricalca le posizioni occupate dai cacciatori di montagna del generale Wipp, l'unità nazista “Edelweiss” che prese parte alla cosiddetta sitz-krieg, allorché lungo la linea di confine con Murmansk furono erette strutture che, a detta degli hitleriani, sarebbero state impraticabili.
Tra l'altro, nel 1939, con il supporto di istruttori tedeschi, i finlandesi avevano costruito una rete di aeroporti, pronti a ricevere un numero di aerei decine di volte superiore a quello delle proprie forze aeree: insomma, a dispetto delle litanie sul cosiddetto “attacco sovietico alla Finlandia”, tema tutt'oggi agitato dai liberali, alla vigilia della Seconda guerra mondiale si era consolidato, alle frontiere nord-occidentali dell'URSS, uno stato fascista che sarebbe poi intervenuto a fianco della Wehrmacht nell'aggressione all'Unione Sovietica.
A detta del vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Rašid Nurgaliev, Helsinki non ha mai abbandonato piani di annessione di aree prossime al mar Bianco, laghi Onega e Ladoga, fiume Svir, oltre alla penisola di Kola, con l'area di Pechenga. In sostanza, l'adesione della Finlandia ha avvicinato la NATO a una delle regioni russe più importanti dal punto di vista militare: la penisola di Kola, dove è dislocata la Flotta del Nord, con la maggior parte dei sottomarini nucleari; mentre sta crescendo la cooperazione militare marittima finno-estone, per limitare alla flotta russa l'accesso al golfo di Finlandia.
Secondo il Generale estone Merilo, si devono «vietare completamente le attività nemiche nel mar Baltico. Militarmente si può fare, siamo pronti a farlo e ci stiamo muovendo in questa direzione», mentre Helsinki minaccia di chiudere il Baltico con la barriera delle Aland, le isole di lingua svedese autogovernate, smilitarizzate e neutrali.
«Le Aland sono la chiave per due baie del mar Baltico, il golfo di Botnia e quello di Finlandia», ricorda lo storico Aleksandr Dmitrievskij; e, in senso più ampio, «dell'intero bacino del Baltico, dato che si trovano praticamente al suo centro. Prima o poi si faranno avanti paesi che vorranno installarvi basi militari».
Non basta: la Danimarca minaccia di impedire alle navi russe di attraversare gli stretti di Kattegat, Skagerrak e Eressun nel Baltico. La base aerea di Rovaniemi, a 147 km dal confine russo, è diventata un punto nevralgico per le operazioni militari NATO nella regione; proprio qui, un anno fa ha preso il via la realizzazione di una base destinata a ospitare 64 caccia F-35.
È evidente, nota il politologo militare Aleksandr Perendžiev, che l'incremento di forze NATO lungo i confini russi rientra nella strategia artica USA e la pressione sulla Russia si intensificherà non solo sulla terraferma, ma anche in mare. L'unica opzione sicura per la Russia, dice, è quella di continuare a sviluppare, sia economicamente, che militarmente, i propri territori artici: si tratta del «confronto geopolitico e militare tra Occidente e Russia per il possesso delle risorse artiche e il controllo della rotta marittima del Nord».
Proprio con tale obiettivo la NATO ha mirato a lungo all'ingresso della Finlandia tra i suoi ranghi, mascherando il percorso con un velo di neutralità, che hanno portato Helsinki a “missioni di pace” in Afghanistan, Bosnia, Kosovo. Per i piani yankee, obiettivo determinante era proprio la sua adesione, insieme alla Svezia, all'Alleanza atlantica, tanto che già nel settembre 2023 Helsinki dichiarava che non avrebbe «ostacolato la strategia di sviluppo delle forze nucleari NATO, nel quadro del loro potenziale dislocamento sul territorio finlandese».
Con ogni evidenza, anche a questo si riferiva nei giorni scorsi Vladimir Putin quando, parlando della nuova strategia nucleare russa, ha affermato che l'aggressione alla Russia di un qualunque stato non nucleare, sostenuto da una potenza nucleare, verrà considerato come attacco alla Russia, con la possibilità da parte di Mosca di ricorrere all'arma atomica. In tale “casistica” rientrerebbe anche la Finlandia che, ad appena 180 km dai confini russi, ha appena ospitato le manovre “Baana-24”, con caccia USA che si addestravano ad atterraggi su autostrade.
Con la Finlandia diventata un trampolino di lancio per un attacco NATO alla Russia, scrive ancora Stoletov, vengono minacciate Pietroburgo, la Flotta del Baltico e la navigazione russa, dato che la NATO controllerà entrambe le sponde del Golfo di Finlandia, come era avvenuto nel 1941 allorché la Wehrmacht, con l'aiuto degli alleati finlandesi, si era impadronita dell'Estonia, bloccando per qualche mese la Flotta sovietica del Baltico nella zona di Leningrado.
In questo senso, difficile sottovalutare le già citate osservazioni di Aleksandr Artamonov, secondo cui la NATO stia ripetendo metodologie tipiche della Seconda guerra mondiale: nello specifico, delle manovre di accerchiamento naziste.