Conferenza internazionale “Fermare la Terza Guerra Mondiale. Per una pace vera e giusta”
di Eliseo Bertolasi
-Partecipante all’evento-
Nelle giornate 27 - 28 ottobre si è tenuta a Roma la Conferenza internazionale “Fermare la Terza Guerra Mondiale. Per una pace vera e giusta”.
L’evento, organizzato dal “Fronte del Dissenso” in sinergia con altri movimenti europei e internazionali, si è concluso il 28 pomeriggio con l’adesione del neonato coordinamento “Stop III^ World War” alla grande manifestazione e al grande corteo pro-Palestina di Roma.
L’Appello per l’adesione alla Conferenza è stato sottoscritto non solo da migliaia di cittadini italiani, ma anche da decine di organizzazioni politiche e movimenti sociali da diversi paesi del mondo: Russia, Ucraina, Afghanistan, USA, India, Iraq, Cina, Palestina, Brasile.. da tanti paesi europei e anche da paesi africani.
Le numerose delegazioni straniere presenti fisicamente alla Conferenza hanno consegnato un carattere davvero internazionale a tutto l’evento: una grande risorsa, una grande ricchezza.. che ora dovrà essere capitalizzata, un segnale forte che indica esplicitamente come l’appello alla pace si stia levando a gran voce da tutto il mondo.
L’avv. Gaia Fusai, dirigente del “Fronte del Dissenso”, che ha aperto i lavori partendo e valorizzando proprio la composizione estremamente variegata, multiculturale, multilinguistica anche multireligiosa dell’iniziativa, ha sottolineato quanto “fosse importante trovare la cifra giusta il linguaggio giusto il logos attraverso il quale formulare i pensieri perché diventino promotori di una di un’azione, di un agire nuovo” …
In un mondo dove da tempo è stata dismessa l’attitudine, la capacità logica di costruire un pensiero strategicamente e autenticamente orientato alla pace, l’abbiamo visto in Ucraina e lo stiamo vedendo in Medio Oriente. In un mondo che ha fatto, infatti, dell’invio di armi e del sostegno finanziario economico agli armamenti l’unico strumento per promuovere la pace e che di fatto ha saputo costruire solo antagonismi o tifoserie da stadio, l’abbiamo ben visto fin dall’inizio della guerra in Ucraina con tutta la narrazione russofobica… In un mondo che ha adottato il doppio standard come unica cifra linguistica attraverso la quale leggere la complessità, ovviamente in maniera sempre molto opportunistica… Succede che ci si trovi qui, succede che tante delegazioni da tutto il mondo si ostinino in maniera attenta, silenziosa, capace, generosa per discutere di quelle categorie di cui i nostri governi non sanno discutere, per ridare voce a quei popoli che noi tutti qui oggi di fatto rappresentiamo”.
L’ordine del Giorno e le finalità della Conferenza, che sono stati presentati dall’attivista austriaco Willy Langthaler, e diretti sotto la precisa regia di Moreno Pasquinelli, portavoce del “Fronte del Dissenso” si sono svolti nell’arco delle due giornate del 27 e 28, alle quali sono intervenuti:
l’ex primo ministro slovacco Ján C?arnogursky´,
la segretaria del Partito Comunista Unito della Russia Daria Mitina,
il portavoce degli Artigiani per la pace della Germania Karl Krökel,
il segretario della Confederazione Nazionale del Lavoro delle Filippine Ernesto Arellano,
il presidente della cinese Rete di solidarietà Cina-USA Lee Siu Hin,
il segretario del Partito Democratico Popolare di Sud Corea Stephen Cho,
l’ex parlamentare di Odessa Alexey Albu,
la responsabile relazioni estere del partito francese PARDEM Michele Dessenne,
il portavoce del movimento pacifista e anti-guerra degli U.S.A. Joe Lombardo,
il portavoce del Movimento “23 settembre” di Bulgaria Stephan Petrov,
il presidente della Piattaforma per l’Indipendenza di Grecia Yinanis Rachiotis,
il padre di Julian Assange John Shipton,
la portavoce dei prigionieri politici in Ucraina Larissa Schesler,
il segretario di Nacion Andalusa Mariano Junco Gonzalez,
il professore ed ex-consulente scientifico di Attac Rudolph Bauer,
il presidente di Zannekinbond del Belgio Nick Krekelbergh,
il coordinatore della Piattaforma Socialista della Georgia Temur Pipia,
l’antropologo e il reporter dal Donbass Eliseo Bertolasi.
Nella giornata di sabato 28 ottobre, hanno preso la parola:
l’ex viceministro della Difesa greco Konstantinos Isychos,
un esponente del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF),
il portavoce dell’Associazione dei Palestinesi in Italia Mohammad Hannoun,
il presidente dell’Associazione Profughi palestinesi in Libano Nashet Zafer Khatib,
il Segretario della Gioventù Socialista del Marocco Younes Siraj,
l’attivista dei diritti umani di Afhanistan Tahir Ahmadi,
il patriota dell’Iraq Ghassan Saddawi,
l’ex viceministro della Repubblica Popolare di Lugansk Andrej Kochetov,
il docente universitario russo Said Gafourov.
Il presidente dell’Associazione “Veneto-Russia” Palmarino Zoccatelli presente alla Conferenza ha trasmesso un comunicato stampa per esprimere la sua adesione all’iniziativa e la sua condanna alla “folle corsa verso una nuova guerra mondiale, intrapresa dagli USA di Biden e dai poteri globalisti che lo sostengono, comprese purtroppo UE e NATO..”.
La conferenza vuole gettare le basi per una rete internazionale, allargata, duratura, e ben organizzata per la pace e contro ogni imperialismo.
Durante i lavori del convegno si è parlato a lungo dell’imminente fine del predominio nord-americano e l’avvento di un nuovo ordine mondiale multipolare rispettoso della sovranità dei popoli e degli stati nazionali.
Sono state discusse le cause dei conflitti attuali, oltre ai compiti e ai passi da compiere per sventare il pericolo di una loro escalation.
Il conflitto ucraino e la guerra appena scoppiata d’Israele contro i palestinesi di Gaza sono i due incendi che oggi stanno trascinando il mondo verso il rogo di un conflitto mondiale con la tragica possibilità dell’uso di armi nucleari! All’orizzonte dell’umanità, letteralmente, si sta profilando l’apocalisse.
Nel contesto del conflitto in Ucraina i vertici politici europei e della NATO più di una volta hanno affermato che non ci sarà pace finché la Russia non verrà sconfitta sul campo di battaglia. Ma la Russia non solo dispone di un enorme arsenale di armi convenzionali, ma è anche una superpotenza atomica mondiale con migliaia di testate nucleari! Le leadership occidentali si rendono conto che di questo passo ci stanno trascinando verso l’olocausto nucleare?
Ed è proprio partendo da questa terribile consapevolezza che tra la gente comune si fa strada il desiderio di protesta, di reagire, di far qualcosa, di far sentire il proprio dissenso: vale la pena sacrificarsi per Kiev? Sacrificarsi per gli interessi di Washington, di Bruxelles, o della NATO?
Soprattutto quali benefici trae il popolo italiano da questo approccio bellicistico? Parliamo, tra l’altro, di cifre da capogiro, soldi pubblici!
Si tratta di armi NATO che poi verranno usate non solo contro i militari russi, ma anche per colpire in maniera indiscriminata la popolazione civile del Donbass (la città di Donetsk, ad esempio, vive continuamente sotto i colpi di queste armi). I civili del Donbass costituiscono forse un pericolo per l’Italia? La Russia ha mai minacciato l’Italia? Domande elementari alle quali, però, chi nel “Bel Paese” è favorevole all’ennesimo invio di armi non vuole, o non sa risponde.
Tra l’altro, se ci sarà una guerra nucleare: cosa rimarrà dell’Ucraina che si vuole così “altruisticamente” salvare? E subito a ruota, cosa rimarrà dei paesi europei, Italia compresa?
Chi paga alla fine è sempre il popolo, la gente comune: lo vediamo in Ucraina, lo vediamo a Gaza. Per i popoli la guerra è sempre e solo: morte, sofferenza, rovina e distruzione. Chi oggi propaganda l’invio di armi come unico modo per raggiungere la pace, probabilmente non ha mai visto di persona gli effetti spaventosi di quelle armi sulla popolazione civile indifesa.
È desolante constatare quanto, nelle sale del potere, in Occidente, manchi la volontà di pace. Questo però non deve scoraggiarci, non deve venir meno il desiderio di alzare la voce per esprimere la legittima opposizione all’escalation di queste guerre dai possibili esiti apocalittici.
La pace “è e rimane” un’opzione sempre percorribile, serve la volontà reciproca per costruirla, citando il famoso passo evangelico veramente servono “uomini di buona volontà”.