75° della vittoria sul nazismo: la storia rubata

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75° della vittoria sul nazismo: la storia rubata



di Fabrizio Poggi
 

In vista del 75° anniversario della vittoria sul nazismo, che si celebrerà l'anno prossimo, negli Stati Uniti sarebbe stata già emessa una speciale moneta commemorativa. Nulla di strano; a parte il piccolo dettaglio che su una faccia della moneta siano raffigurati due personaggi, somiglianti a Harry Truman e Dwight D. Eisenhower, mentre sull'altra faccia siano incise le bandiere di USA, Gran Bretagna e Francia. L'Unione Sovietica non esiste più: dunque, perché ricordarla? La bandiera sovietica manca su quella moneta. Il nazismo è stato sconfitto dagli “Alleati”; senza discussioni. Sicuramente, l'anno prossimo tutti verremo chiamati a onorare le tre potenze “vittoriose”, mentre gli autentici vincitori del Drittes Reich saranno, nel migliore dei casi, passati sotto silenzio; nel peggiore, verranno assimilati al “male assoluto”, peggiori dei nazisti sconfitti.


Cosa significano i 26 milioni di cittadini sovietici caduti, civili e militari, a fronte del milione e mezzo di morti di Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna prese insieme? Cosa importa che dal 1941 al 1944, quando l'Armata Rossa riuscì infine a portare il fronte al di là del territorio sovietico, le oltre 230 divisioni – da Germania e paesi satelliti, Italia compresa – schierate sul fronte orientale avessero condotto una guerra di sterminio, volta ad annientare la popolazione civile, mentre a ovest 60 divisioni tedesche tenevano impegnati gli Alleati quel tanto che bastava per rimandare fino al 1944 l'apertura del secondo fronte? Cosa importa che i cittadini sovietici di nazionalità ebrea venissero sterminati a milioni; che la popolazione bielorussa si fosse ridotta di un terzo alla fine della guerra; che nella Leningrado assediata per 872 giorni, siano morti dai 650.000 al milione e mezzo di civili; che dei soldati sovietici delle classi d'età dal 1921 al 1924, solo 3 su 100 siano sopravvissuti alla guerra; che le Marzabotto, le Sant'Anna, le Oradour si siano contate a decine nel territorio sovietico occupato dai nazisti. Cosa importa che ad appena qualche settimana dalla fine della guerra, quando ormai l'Armata Rossa era prossima a Berlino, il futuro capo della CIA, Allen Dulles, si incontrasse in Svizzera col generale Karl Wolff, inviato di Heinrich Himmler, per negoziare la pace separata tra Germania nazista e potenze “Alleate”...


L'unione Sovietica non c'è più e si può tranquillamente tentare di riscrivere la storia. D'altronde, quante volte è stato fatto.


Ora, scrive News Front, la storia “non si riscrive: si ruba. E in buona parte noi stessi ne siamo stati responsabili”, trent'anni fa. In parte, “sta accadendo anche oggi; ma, almeno, solo un certo strato di società è impegnato” in questa rapina e ciò suscita “l'indignazione della maggioranza della società”. Accadeva anche negli anni '90; ma allora “avevamo altro cui pensare. E abbiamo pagato e fatto pentimento. Non c'era nulla di cui pentirsi, ma ci convinsero che fosse necessario. Abbiamo pagato un prezzo enorme; abbiamo pagato, rinunciando alla nostra memoria”. Questo avveniva, mentre “venivamo sottoposti al lavaggio del cervello” e ci convincevano che tutta la nostra “storia fosse stata un crimine e un errore storico”.


Tentavano di convincerci che fosse “nostra la colpa se era iniziata la seconda guerra mondiale, per via del patto Molotov-Ribbentrop; che Stalin fosse peggio di Hitler; che tutta la storia del nostro paese fosse fatta di gulag e battaglioni di punizione. Migliaia di "storici" e propagandisti si sono dati da fare; hanno riscritto i manuali scolastici”. Ed è un “miracolo che non abbiamo ancora perso la memoria. Sembra che il nostro popolo abbia una sorta di speciale immunità”.


Probabilmente, conclude News Front, “non ha alcuna importanza ciò che loro inventano, o cosa girino nelle loro Hollywood. Che si inventino pure la storia, così come inventano i loro supereroi, dato che hanno serie difficoltà con gli eroi comuni. Ciò che ha davvero importanza, è che noi ci ricordiamo tutto; di generazione in generazione. Perché, se lo dimenticassimo, scompariremmo: proprio come l'URSS è scomparsa dal numero di vincitori sulla moneta commemorativa USA”.

 

 

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