Via maestra o assedio di mercanti? Sulla vaccinazione a tappeto anti-Covid dell'Africa: intervista al dr. Leopoldo Salmaso dalla Tanzania

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Via maestra o assedio di mercanti? Sulla vaccinazione a tappeto anti-Covid dell'Africa: intervista al dr. Leopoldo Salmaso dalla Tanzania

 

di Marinella Correggia

 

Premessa

 

Davvero la vaccinazione anti-Covid19 a tappeto (con dosi di richiamo viste le varianti) del 70% dei cittadini di ogni paese (obiettivo Oms) è la via maestra alla salute, un obiettivo sacrosanto, una gara di bontà ed equità per il benessere di tutti, il cammino verso la giustizia da sempre negata? Davvero raggiungere con la vaccinazione anti-Covid19 anche l’ultima ragazzina sulla Terra è il nuovo sol dell’avvenire e il bene comune più grande? Davvero one size fits all, taglia unica? O al contrario per molti paesi e popoli, affetti e afflitti da emergenze e secolari sfruttamenti, ma molto meno toccati dall’attuale pandemia in termini di morti e malati gravi, la somministrazione di massa di varie dosi di vaccino sarebbe uno sforzo immane, distraente e rischioso, perfino se le dosi arrivassero tutte gratis (e non scadute…), perfino se i monopoli relativi alla proprietà intellettuale fossero sospesi?

Avvertenza: ci rivolgiamo alle persone mosse da un’antica solidarietà e senso di giustizia nei confronti dei paesi africani e in generale dei popoli del Sud del mondo, ai quali dobbiamo la restituzione di un altissimo debito coloniale e post coloniale. E ricordiamo i principi della Dichiarazione di Alma Ata, nell’allora Urss, sulla salute per tutti (1978)  (https://www.who.int/publications/almaata_declaration_en.pdf). 

 

Il primo ad essere intervistato per l'AntiDiplomatico è Leopoldo Salmaso, medico specialista in malattie infettive e sanità pubblica, già responsabile dell’Unità operativa malattie infettive Ulss 16 Padova, già esperto del ministero affari esteri in Tanzania.

 

1) La corsa a vaccinare l’Africa può essere vista come un assedio di mercanti? Oppure come un generoso sforzo di equità? In fondo nel mese di settembre i leader dei paesi più ricchi si sono impegnati a sostenere l’accesso equo ai vaccini con finanziamento, doni di dosi, e aumento della produzione globale per permettere l’equo accesso. Ma come sottolineato dalle organizzazioni preposte al sostegno alla vaccinazione nei paesi a basso reddito, «la maggior parte delle donazioni fatte fino a oggi sono state fornite con scarso preavviso e con prodotti a breve scadenza, rendendo estremamente difficile pianificare le campagne di immunizzazione».

L’assedio dei mercanti c’è da sempre e non accenna a diminuire, anzi. Un mese fa qui in Tanzania è venuto quel personaggio chiamato Tony Blair, offrendosi come consulente in politica estera e, perché no?, anche per la vaccinazione anti-Covid. Ma non solo è stato ricevuto molto male dai media locali, ha anche ricevuto una sconfessione da parte di un parlamentare, fino a poco fa portavoce del Partito al potere. Ha detto che Blair di fatto si è autonominato e autoproclamato. E davanti alle critiche per il fatto che la presidente lo ha ricevuto, ha tagliato corto: “Per gli africani l’ospite è sacro». Ricordiamo poi la carità pelosa: i vaccini vicini alla scadenza o quelli che non volevamo più – tipo Astra Zeneca -  li abbiamo rifilati all’Africa, e questo è ufficiale da parte di Norvegia e Svizzera, per non dire di chi lo ha fatto senza dirlo.

 

2) Leggiamo sul Corriere che la vaccinazione limitata in Africa fa correre il virus e scatena varianti più temibili? In Tanzania in febbraio accusavano il presidente Magufuli di minacciare l’Africa e il mondo con una ipotetica «variante tanzaniana» (inesistente) se avesse continuato a essere recalcitrante rispetto al programma vaccinale Covax

E’ vero esattamente il contrario. In corso di epidemia, più vaccini, più stimoli le varianti. L’ho scritto e dichiarato quasi un anno fa. Ci si è messo di mezzo Enrico Mentana che ha tentato di smentirmi con il suo sito Open online. Non volevo replicare, tanta era la l’infondatezza delle sedicenti smentite. Poi, esortato da varie persone, ho scoperto senza far fatica, in calce, una serie impressionante di conflitti di interesse. Resi pubblici, insieme alle puntuali contro-smentite.

 

3) La variante Omicron è davvero il nemico pubblico numero 1?  O invece è il contrario ma al tempo stesso resiste ai vaccini perché, come ha detto Anthony Fauci, «i vaccini che stiamo distribuendo ora negli Stati uniti e nel mondo sono diretti contro la variante originaria, ancestrale, quella di Wuhan»?

La Omicron non è nata ieri. C’è da chiedersi perché hanno fatto adesso tutto questo can can. Ad oggi non risulta che ci sia nemmeno un morto, anche se li stanno di certo cercando uno per uno… Io  comunque non accetto di avallare lo strombazzamento in base al quale i vaccini a mRNA quasi azzerano la malattia in forma grave: anche ammettendo che sia vero nel breve termine, mancano tutti i conti nel medio e lungo termine, rispetto ai quali abbiamo tutti i presupposti scientifici e tutta l’esperienza per attenderci un enorme numero di gravi malattie invalidanti, tumori, morti.

 

4) E sulla validità dei vaccini rispetto alle varianti: sono più adatti invece i vaccini con virus attenuati come nella tradizione vaccinale rispetto a quelli a mRna? Quali vaccini arrivano in Africa?

In Africa, intanto, arrivano sia i vaccini occidentali che quelli cinesi. Però, per fortuna, su 1,3 miliardi di africani, riusciranno a inocularne un 10-15%, non di più, perché gli africani sono già abbondantemente “vaccinati” contro le nostre manovre di colonialisti e di neocolonialisti.

 

5) L’Espresso spiega che malgrado il programma Covax per la fornitura gratuita di dosi alle economie a basso reddito), le difficoltà logistiche di consegna e conservazione nei paesi non favoriscono la copertura di massa, oltre al fatto che casi pregressi suggeriscono diffidenza nelle popolazioni...

Difficoltà tecnico-logistiche…ma certo. Qui però c’è un altro luogo comune che va assolutamente abbattuto: quello dell’immunità di massa o “effetto gregge”. Non esiste, per malattie da virus variabili come influenza e coronavirus. Le uniche immunità di massa documentate nella storia della medicina sono quelle contro morbillo e rosolia. Poi dovremmo dire: dove hanno origine le difficoltà tecnico logistiche dell’Africa, se non da secoli di sfruttamento coloniale e postcoloniale, e dal suo sistematico boicottaggio geopolitico?

 

6) E veniamo alla domanda – dubbio centrale. E’ davvero altruistico e risolutivo il voler vaccinare - in presenza di un virus che muta e dunque dovendo contemplare anche richiami - il 70% delle persone in Africa e in altri paesi del Sud? Le statistiche ufficiali  sembrano parlare chiaro: in Africa e altri paesi del Sud del mondo, pochi vaccinati ma al tempo stesso molti meno morti anche pre-vaccino (ed è quello che conta, insieme alla tenuta ospedaliera): per ragioni demografiche, condizioni di vita, comportamenti, clima e per la scarsa presenza delle malattie croniche del «benessere». Ma allora? One size fits all? Perché invece non vaccinare solo le categorie a rischio, una fascia limitata? Lo sforzo immane di vaccinare miliardi presenta forse diversi rischi, come a) un proporzionale aumento della possibilità di effetti avversi; b) la distrazione di risorse e fondi da altri settori essenziali (l’Oms ha affermato, rispondendo a una nostra domanda, che la ragione giustificante della vaccinazione è che l’attenzione rivolta a Covid-19 ha distratto da altre priorità...ma non vale anche per una titanica vaccinazione a tappeto?); c) meno donazioni presenti e future dai paesi ricchi per altre tematiche (della serie «vi abbiamo già dato»), d) il rischio che si trascurino in concomitanza le cure precoci, e) il rischio che siano cancellate per sempre le possibilità di studiare l’immunità naturale legata a comportamenti, condizioni ambientali ecc, tutto appiattito dal vaccino…

Ma queste domande, certo centrali, non vanno rivolte all’Africa. Vanno fatte a noi! Il proporzionale aumento degli effetti avversi in Europa...solo un cieco non lo vede. L’indebolimento della sanità per la distrazione di risorse e fondi, l’abbiamo vista bene in Italia: milioni di appuntamenti di cardiologia e di oncologia saltati… Il rischio di trascurare le cure precoci: lo chiediamo agli africani o a noi italiani con la nostra “Tachipirina e vigile attesa”?

Quanto all’immunità naturale, censurata o addirittura disprezzata: bontà loro, se sei guarito ti regalano sei mesi di esenzione, mentre con la vaccinazione ti danno un’esenzione ben più lunga Ipocrisia totale. 

 

7) Siccome Big Pharma preferisce rifornire i paesi ricchi, da più parti si solleva la tematica dei brevetti e della necessità etica di rimuovere, di accordare licenze, di espandere la produzione locale per permettere a tutti di vaccinarsi anti-Covid. L’Oms lo ha ribadito l’8 dicembre. Ma senza brevetti, sarebbe possibile una produzione massiccia, sicura, economica? Comunque, la vaccinazione anti-Covid d massa del pianeta diventerebbe un buon obiettivo?

Se parliamo di brevetti, torna buono l’esempio dell’Aids. Nel 1999, in occasione della conferenza internazionale sull’Aids a Johannesburg, esercitammo tutti una fortissima pressione per l’eliminazione dei brevetti sui farmaci anti AIDS, relativamente ai paesi poveri. Collaborai con il dottor Carlo Urbani (che in seguito, nel 2003, lanciò l’allarme per la Sars prima di soccombere alla malattia). Ricordo una guerra spietata da parte di Usaid qui in Tanzania, la ricordo da testimone diretto perché facevo parte della Commissione nazionale per il Global Fund. Alla fine riuscimmo a ottenere il permesso - si noti bene – il permesso di acquistare i farmaci dall’India, che li vendeva a un quarto del prezzo. Il discorso dei brevetti è squallido da molto tempo. Ma nel caso di questi ultimi vaccini c’è di peggio: sono stati sviluppati con enormi fondi pubblici, poi sono venduti dall’industria privata. Il mondo va rovesciato come un guanto. Ma vediamoli questi favolosi vantaggi dei brevetti: abbiamo forse una produzione sicura ed economica? Massiccia certamente, con studi preliminari inguardabili e controlli finti: a queste condizioni, meno massiccia è più salutare è.

 

8) Sei in procinto di tornare dalla Tanzania dove hai lavorato e dove continui a sostenere progetti. Quale è la situazione, nel rapporto fra casi gravi di Covid, vaccinazione, misure politiche? Per menzione, ricordiamo che in Kenya...hanno introdotto una sorta di greenpass, eppure i vaccini mancano - e anche Covid sembra mancare ormai…

Intanto, dati alla mano: in Tanzania gli ospedali sono vuoti di Covid, ma non delle malattie di sempre! Sia chiaro. Il Kenya e anche l’Uganda - i nostri ‘cugini’ qua nell’East Africa - sono più sfortunati dalla Tanzania. Quest’ultima era colonia tedesca e dopo la prima guerra mondiale fu passata al Regno Unito, non come colonia ma come protettorato per conto della Società delle Nazioni (ora Onu). Perciò la Tanzania ha avuto il vantaggio di essere sfruttata meno, già prima dell’indipendenza e in parte anche dopo, grazie alla sua classe dirigente cresciuta alla scuola di Nyerere. Venendo ai giorni nostri, mentre il defunto presidente John Mafuguli fungeva da paladino irremovibile, la sua ex vice, ora presidente, Samia Suluhu Hassan, è molto più diplomatica. Certo, la pressione esterna è fortissima. Però gli africani, anche se non possono apertamente ribellarsi all’Occidente e neanche ai cinesi, hanno imparato a starci molto attenti... Dicono sempre di sì, sia per cultura che per riflesso condizionato, ma poi sanno bene quali sono le loro priorità. Un tipo di pressione, fresco fresco, che noi europei stiamo esercitando sulla Tanzania è questo: non vi mandiamo i turisti se tutto il personale dei vostri alberghi non è vaccinato. Un ricatto al quale cede sì e no il 10% del settore turistico: non solo per le difficoltà e la riluttanza sopra ricordate, ma anche perché i turisti attuali in larghissima maggioranza vengono qua per prendersi la fatidica ora d’aria dalla prigione europea: solo vedere un cameriere con la mascherina fa passare loro l’appetito… e gli africani lo capiscono al volo, prima ancora che il turista lo dica apertamente!

 

9) Il Partito comunista del Benin si oppone alla vaccinazione a tappeto nel paese e chiede giustamente: «Noi pretendiamo forse che lassù in Scandinavia si vaccini in massa la popolazione contro la febbre gialla? No! Perché là non è un problema. Allo stesso modo, da noi con una vaccinazione di massa anti-Covid, i rischi e i costi supererebbero di gran lunga i  benefici». Il segretario generale del partito pone varie domande, fra cui: «Perché non si cercano prima di tutto soluzioni mediche di cura? Perché vaccinare l’intera popolazione contro una malattia che ha causato pochissimi decessi?». Ma allora, perché i governi di tutto il mondo si sono accodati? Temono lo stigma e accuse di negligenza?

Il segretario parla a nuora perché suocera intenda. Queste domande vanno rivolte a noi. L’Africa è costretta a dire di sì, ma non si sta accodando. Nei fatti pensa alle sue ben più gravi priorità, e accetta gli aiuti sperando di dirottarne la maggior parte verso quelle priorità. Queste domande vanno poste ai governanti della «democrazie avanzate» occidentali, vanno poste all’Oms che ormai obbedisce a tutto fuorché alle evidenze scientifiche. In Italia io non perderei neppure tempo a porle ai politicanti, ai pennivendoli, e ai mercanti di veleni: le pongo ai miei colleghi medici, se hanno ancora un briciolo di scienza (senza la H) e di coscienza.

 

10) Non c’è un po’ di contraddizione nella sinistra che da un lato si sostiene «è un imperativo morale vaccinare tutto il mondo, lottiamo contro l’apartheid vaccinale» e parallelamente accusa di egoismo chi nei paesi ricchi non si vaccina fino alla terza dose e oltre? (Fra l’altro le stesse autorità sanitarie dicono che la terza dose non serve per la popolazione in generale)...

Preferisco non rispondere. Parlare delle sinistre italiane ed europee è come sparare sulla Croce rossa. Non ho più voglia di essere politically correct...Quando personaggi del calibro di Robert Malone, Vladimir Zelenko, Peter Doshi, John Johannidis, mettono nero su bianco le evidenze scientifiche, e il risultato è zero… Quando Montagnier non è più il riverito Nobel ma viene denigrato come un vecchio rimbambito, cosa posso aggiungere io? Basta con questa grondante ipocrisia!

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