Unione Europea di guerra: tensione alle stelle, sfiducia e pace impossibile

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Unione Europea di guerra: tensione alle stelle, sfiducia e pace impossibile


di Alex Marsaglia

Siamo ormai in un contesto di tensione internazionale talmente forte in cui il primo ad abbassare la pistola puntata verso l’avversario rischia di venir preso per debole ed essere sbranato, facendo la fine dell’agnello in mezzo ai lupi. Inoltre, le numerose fughe in avanti e promesse non mantenute di Trump hanno totalmente minato il clima di fiducia che pur esisteva tra lui e Putin. Così, accade che proprio mentre Trump cerca di rilanciare un piano di Pace per l’Ucraina, provando a ritessere la tela di Anchorage e riproponendo la celebre cartina sottoposta a Zelensky nello studio ovale con il Donbass e la Crimea come territori legittimamente russi, limitazioni all’esercito ucraino e disarmo, più nessuno lo segue. È ciò che accade quando la filosofia della praxis viene disconosciuta: non si fa quel che si dice e non si dice quel che si fa. Il clima di fiducia viene minato e con quello salta la base per un qualsiasi accordo reciproco, che invece ha bisogno per l'appunto della fiducia che consente a chi vorrà fare il primo passo di non essere colpito da un attacco in grado di stroncarlo.

Rispetto a quanto detto da Trump ad Anchorage, nel “piano di pace in 28 punti” che in queste ore viene sottoposto a Kiev, l’Ucraina sarebbe forzata alla sua accettazione

Questa misura si sarebbe resa evidentemente necessaria per via del totale disimpegno del Governo Zelensky in questi mesi a perseguire la pace. Ma restano le solite pesanti ombre: fonti informate fanno sapere che il piano conterrebbe una sorta di “affitto” da far pagare ai russi per il mantenimento dei diritti di proprietà del Donbass.

Insomma, porcherie degne di rentiers antidemocratici che cercano di trarre profitto a discapito dei processi democratici di autodeterminazione dei popoli. 
Ma a ben vedere qui il grosso problema non sembra neanche più tanto essere il Governo Zelensky, comunque sempre più traballante (azzoppato dallo scandalo tangenti e dalle dimissioni con fuga di due ministri), quanto l’Unione Europea più indisposta che mai ad accettare la pace. 

La Russia dal canto suo, prima per bocca della portavoce del Ministro degli Esteri Maria Zakharova ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna comunicazione formale, poi tramite il portavoce del Presidente Dmitriy Peskov ha ammesso che “vi sono contatti in corso”. 


Evidentemente il Governo Zelensky è nel momento di maggior debolezza di sempre e il fatto che il principale socio del leader ucraino Timur Mindich, l'affarista protetto a lungo dal re degli oligarchi ucraini Ihor Kolomoyskyi (in carcere dal 2023 per riciclaggio), sia recentemente fuggito in Israele evidenzia come non tiri una bella aria neanche per lui. Gli anglosassoni hanno già fatto capire più volte che un regime change in Ucraina non sarebbe impossibile ed anzi sarebbe auspicabile per sbloccare una situazione che si sta incancrenendo. 

Gli unici rimasti a coprire le spalle al Governo Zelensky e alla sua “difesa dell’integrità territoriale” sono i leader dell’Unione Europea che si frappongono prepotentemente alla Pace. 

Già, perché mentre Trump sembra voler riprendere il discorso iniziato ad Anchorage - non si sa se per l'ennesimo bluff o meno e tantomeno se i russi lo crederanno - gli unici a mantenere una tragica coerenza di guerra sono proprio gli europei che hanno appena finito di approvare una nuova tornata di invio di armamenti all’Ucraina dopo il tour di accattonaggio di Zelensky: su tutti svettano i 100 Rafale e Samp/T ottenuti dalla Francia e finanziati dal sistema PURL e dall’utilizzo degli asset russi congelati. Ma restano pur sempre risorse insufficienti e tardive per invertire la rotta sul fronte di guerra che sta collassando colpito da diserzioni e perdite di uomini sempre più difficilmente rimpiazzabili. E allora qual è la situazione in grado di cambiare le sorti del conflitto? Neanche a dirlo quella più pericolosa dell’allargamento agli altri Paesi NATO, magari con una faccia nuova ai vertici dell’Ucraina. Non a caso la Polonia ha inscenato l'ennesimo casus belli con il sabotaggio agli aiuti di guerra sulla linea ferroviaria nella tratta Varsavia-Lublino che trasporta enormi quantità di materiale bellico in Ucraina, attribuendo la responsabilità ai servizi di spionaggio russi. Non a caso la Germania sta attuando un mastodontico piano di conversione industriale all’economia di guerra, con annessi incrementi di organico a breve termine. 

Nel mentre proseguono gli attentati sventati e andati a segno: l'FSB russo ha recentemente sventato un complotto dell'Ucraina per assassinare un alto funzionario russo. Il giornale Moskovskij Komsomolets afferma che il bersaglio era nientemeno che Sergey Shoighu, che è stato ministro della difesa russo dal 2012 al 2024 e ora è segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia. A complicare la situazione c'è stato anche l’ennesimo attacco a un’infrastruttura energetica: la più grande raffineria di petrolio dell'Ungheria a Százhalombatta, che tratta petrolio russo consegnato dal gasdotto Druzhba. 

Insomma, l’unica vera filosofia della praxis che sta tenendo assieme rigorosamente teoria militarista e imperialista in funzione antirussa e azioni concrete belliciste senza alcun tentennamento è quella dell’Unione Europea che con le parole dell’Alta Rappresentante si è già frapposta al piano: “è necessario che anche gli europei siano d'accordo”, rimbrottando gli Stati Uniti per il mancato coinvolgimento. 

Non contenta ha sabotato il “piano di pace in 28 punti” promuovendone un altro parallelo che Zelensky in queste ore sta portando ad Ankara, lasciando i rappresentanti americani indispettiti ad attenderlo.

Anche i principi di giustizia e le garanzie di durata ricordati dalla Kallas si inseriscono nel solco di una filosofia guerresca, per cui la giustizia è quella dei golpisti aggressori in Donbass e le garanzie di durata derivano unicamente dalla sottomissione delle popolazioni russofone. Una situazione che ricalca esattamente quella patita nei lunghi anni intercorsi tra il 2014 e il 2022, di sicuro neanche lontanamente assimilabile alla pace. L’Unione Europea resta quindi l’entità più pericolosa per la pace sulla scena globale, assieme ad Israele, e sarebbe bene iniziare ad appellarla con il nome che si merita: entità, come quell’altra costruzione colonialista rivolta a muovere guerre di aggressione esterne come unico scopo esistenziale ormai. E non è un caso nemmeno che il primo vero attacco verbale al cuore dell’entità sia arrivato dal Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista Russo Gennady Zyuganov che di fronte ai piani di Merz di militarizzazione e ai discorsi di guerra del Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius su una possibilità concreta di guerra tra NATO e Russia ha replicato: "Abbiamo preso Berlino tre volte e, se necessario, la prenderemo una quarta!".

 

 

Alex Marsaglia

Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989, assiste impotente per evidenti motivi anagrafici al crollo del Muro di Berlino. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla rivista Rinascita e sulla via italiana al socialismo, si specializza in Scienze del Governo con una tesi sulle nuove teorie dell’imperialismo discussa con il prof. Angelo d’Orsi. Redattore de Il Becco di Firenze fino al 2021. Collabora per un breve periodo alla rivista Historia Magistra. Idealmente vicino al marxismo e al gramscianesimo. Per una risposta sovranista, antimperialista e anticolonialista in Italia e nel mondo intero. 

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