Russia, Libia e governo di Tripoli. Come i lettori di Libya Press sbugiardano "l’esperto italiano"
Il mantra di Le Monde pubblicato lo scorso dieci maggio e di cui avevamo dato conto (https://www.lantidiplomatico.
Già tra il 13 e il 14 maggio, cioè ieri, le stesse parole d’ordine sono arrivate in Italia.
"La Russia accresce la sua presenza in Libia”, scriveva Le Monde.
“Così l’Afrikanskij Korpus russo sta prendendo il controllo della Libia per sfidare Europa e Nato: ‘Haftar dipende totalmente dal Cremlino’”, titolava La Repubblica ieri 14 maggio.
Similmente hanno fatto altre testate italiane.
Ma tra queste ne scegliamo una in particolare: Agenzia Nova. Che in un articolo del 13 maggio titola: “La Russia rafforza la presenza militare in Libia e intensifica i rapporti anche con Tripoli”.
Oltre alla denuncia dell’espansione del gruppo Wagner in Libia, legato all’Esercito Nazionale Libico (LNA) guidato dal generale Khalifa Haftar, l‘articolo si riferisce alla visita speciale a Mosca del generale Mohammed al Haddad, del vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Abdullah al Lafi, e del ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Taher al Baour.
Questi tre personaggi, a vario titolo, provengono da quel complesso coloniale instaurato dalla NATO a Tripoli che in Occidente viene nominato “governo libico” (quello con cui l’Italia fa accordi da una decina d’anni), ma che in realtà è un governo impostore, privo della fiducia del parlamento libico.
La Federazione Russa, a differenza della NATO, ha finora riconosciuto le legittime autorità libiche, quelle costrette ad un esilio interno a Bengasi.
E’ quindi certamente degna di nota questa visita a Mosca di alcuni esponenti di Tripoli. Soprattutto la presenza del generale Haddad, capo di un esercito illegittimo, compromesso con le milizie di jihadisti presenti in Tripolitania, equipaggiato militarmente con i soldi dei Paesi NATO, è una prima volta che qualche conseguenza sul campo produrrà.
Tuttavia, le parole d’ordine della NATO in questo momento sono altre, e il coro unisono dsella stampa europea in questi giorni l dimstra, e dunque l’articolo torna presto a battere il chiodo sul mantra di Le Monde dando la parola ad Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations (Ecfr) ed esperto di Libia.
Perché scegliamo di approfondire questo articolo anziché altri?
Perché il citato articolo di Agenzia Nova viene in seguito ripreso dal sito di informazione libico Libya Press e pubblicato sulla loro pagina Facebook.
La mia incredulità di fronte alle parole dell’esperto di Libia ha trovato così conforto in diversi commenti espressi da cittadini libici sotto al post che citava l’articolo di Agenzia Nova.
Ripercorriamo quindi le parole di Arturo Varvelli e vediamo come i cittadini libici le hanno commentate.
Arturo Varvelli:
“La Libia scivola progressivamente in una sfera di influenza che dovrebbe essere preoccupante per noi europei e anche per gli americani, che è quella russa”.
Yousef:
“L'ufficio di Roma ha voglia di scherzare”.
Aggiungiamo noi, citando Ahmed Houma, allora Ministro degli Esteri del governo libico con sede a Bengasi, intervistato nel novembre 2022 all’interno del documentario “Il cielo sopra Bengasi”:
“Noi operiamo nell’ambito della legittimità della Camera dei Rappresentanti (il Parlamento libico, nda), quindi possiamo collaborare con ogni Paese che ci dà una mano nella nostra guerra contro il terrorismo”.
Dove per terrorismo si intende la presenza di milizie jihadiste a Tripoli finanziate dalla NATO.
Come a dire che la presenza militare russa in Libia è autorizzata da un parlamento legittimo al fine di contrastare la presenza illegittima, quindi in regime di occupazione, di milizie legate alla NATO a Tripoli.
Arturo Varvelli:
“I russi vantano dei legami molto forti con la famiglia Haftar, anche in ottica di una transizione dal capofamiglia ai figli”.
Mohammad:
“Insomma, mettetevi d’accordo, compagni di Al-Fatih, una volta dite che Haftar è un agente americano e una volta dite che è un agente russo?”.
Arturo Varvelli:
“Un aspetto allarmante è l’evoluzione da truppe di miliziani legati al Wagner Group, ovvero truppe mercenarie, a una presenza russa più strutturata. Si sta delineando una strategia di penetrazione più sofisticata, non più affidata a un gruppo di mercenari che – anche se legato a Mosca come il Wagner Group – manteneva una certa indipendenza. Questo è qualcosa di molto più diretto, affiliato e legato all’esercito”,
Ali:
“Che sia benvenuta la Russia in Libia contro l’occidente. Il loro è un rapporto basato sulla cooperazione, non sullo sfruttamento o sulla colonizzazione”.
Arturo Varvelli:
“All Eyes On Wagner” (Aeow), negli ultimi tre mesi la Russia avrebbe trasferito militari professionisti e combattenti in Libia, dove ci sarebbero oggi almeno 1.800 russi raggruppati principalmente in Cirenaica e in Fezzan, nei territori controllati da Haftar.
Murad:
“Dal momento che l'America ha sostenuto il caos e le milizie per 12 anni, la Russia ne approfitta della situazione”.
Ovviamente nelle parole dell’esperto di Libia e tantomeno nell’intero articolo si fa cenno alle elezioni libiche, impedite dalla NATO pur di negare a Saif Gheddafi, figlio del colonnello, di diventare il prossimo presidente libico così come certificato dai sondaggi in Libia da 3 anni a questa parte.
Il prossimo 25 giugno infatti, saranno passati ben 10 anni dalle ultime elezioni libiche, tenute nel giugno 2014, il cui risultato per altro non è stato riconosciuto dall’Occidente, perché insoddisfatto dall’esito.
Nel mese di giugno si terranno in Italia una serie di proiezioni di “Una storia antidiplomatica”, il documentario che racconta la vera trama di questi ultimi 10 anni di storia del Mediterraneo e che denuncia la guerra coloniale dell’Italia in Libia che li ha accompagnati.
Chi volesse organizzare proiezioni può scrivere a: luro.thescream@gmai.com
Per tutti gli altri il documentari è disponibile “on demand” a questo link: