L'ultimo detrito del pensiero debole
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di Paolo Desogus
La schwa è un segno tribale. Chi lo usa lo fa per identificarsi a un gruppo sociale statisticamente ininfluente e per aderire alla sua estetica. Non ha un significato politico concreto: non si cambia infatti la realtà modificando la lingua (semmai è il contrario, come mostra Gramsci nel quaderno 29).
La schwa è l’ultimo detrito del pensiero debole e di una lettura maldigerita di Heidegger andatasi ad intrecciare con alcune bravate della neoavanguardia italiana. Non ha niente a che fare con la libertà del genere sessuale e questo perché il genere grammaticale ha uno statuto radicalmente diverso. La fluidità, se proprio vogliamo dirla tutta, sta nella possibilità di tener separato l’ordine linguistico da quello reale.
Sarebbe del resto molto pericoloso se esistesse una rapporto di identità tra lingua e realtà. Provate a immaginare che mondo terribile e totalitario sarebbe.
Ci ha provato Umberto Eco. Chi con pervicacia e ottusa ostinazione porta avanti quelle idee si comporta come quel personaggio del Nome della rosa, Jorge de Burgos, il quale sopprime ogni idea sul linguaggio che mostra la non aderenza tra lingua e realtà. Ma proprio come si legge nel romanzo, una risata seppellirà chi si ostina a governare la lingua dall’alto, attraverso una riforma preordinata come quella di chi vorrebbe imporre la schwa.
Il ragazzo che l’ha usata nel tema del liceo lasciamolo perdere. Non merita attenzione.