La pornografia della paura. I danni (nascosti) della madre di tutte le "americanate"
La festa di Halloween, con i suoi mostri e zombie, non fa bene ai nostri bambini. Trasformandoli in consumatori della fabbrica dell'orrido si crea una distopia cognitiva pornografica, mostruosa. Un orrore puro., quello si.
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Chi non ricorda la zucca di Halloween nelle strisce di Schultz? Il “grande cocomero”, cioè una grossa zucca gialla, passava di notte a portare regali ai bambini. C’è voluto poco tempo a far sì che la globalizzazione commercializzasse una tradizione, (un totem-tabù funzionale ad un ordine sociale), in mero consumismo omologato e vuoto, esportando tutta una serie di oggetti, procedure, simbolismi, eventi, cibi e gadget fino a poco prima sconosciuti, lasciandoli dilagare in modo incontrollato.
È così che, dai primi di ottobre, appaiono i pipistrelli appesi al soffitto dei supermercati, le sagome dei fantasmi agli angoli delle strade, le maschere insanguinate dei vampiri sugli scaffali. E ancora zombi che saltano fuori dalle cantine, ragnatele di plastica che si impigliano nei capelli, zucche tagliate a forma di faccia illuminate da tremule candele, scheletri dinoccolati, macabri spruzzinni di liquido rosso, tutto molto pulp.
Feste a tema pornografia della paura, apericena horror, spazi bimbi per truccare i piccoli clienti da mostri.
E poi giù con borsette, quaderni, bavaglini, tovaglie e bicchieri, persino cibi preconfezionati con quanto di più brutto possa essere connesso ai riti della festa di Halloween.
La festa di Halloween, con i suoi mostri e zombie, "fa bene ai bambini, perchè aiuta ad esorcizzare le paure" sostiene Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap).
"Dolcetto o scherzetto?', spiega l'esperta, "non solo è una filastrocca per bambini, ma un vero e proprio mantra per esorcizzare la paura dei mostri, della morte e del buio. Se fino a qualche anno fa l'unica occasione che avevano i piccoli per mascherarsi era il carnevale, ora è durante le festa di Halloween che si dà libero sfogo alla più macabra fantasia."
Io non credo che oggi sia necessaria "la più macabra fantasia" per immaginare l'orrore, quello vero.
Io penso che sia blasfemo oggi trasformare i nostri bambini in consumatori della fabbrica dell'orrido, nel falso e ipocrita eldorado della nostra zona comfort "superiore e politicamente corretta", quando più di 40.000 bambini muoiono bombardati, uccisi dai cecchini, usati come scudi umani, bruciati vivi negli ospedali, sparati alla testa, dopo aver perso casa, famiglia, diritti universali.
Feste a tema pornografia della paura, apericena horror, spazi bimbi per truccare i piccoli clienti da mostri.
E poi giù con borsette, quaderni, bavaglini, tovaglie e bicchieri, persino cibi preconfezionati con quanto di più brutto possa essere connesso ai riti della festa di Halloween.
La festa di Halloween, con i suoi mostri e zombie, "fa bene ai bambini, perchè aiuta ad esorcizzare le paure" sostiene Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap).
"Dolcetto o scherzetto?', spiega l'esperta, "non solo è una filastrocca per bambini, ma un vero e proprio mantra per esorcizzare la paura dei mostri, della morte e del buio. Se fino a qualche anno fa l'unica occasione che avevano i piccoli per mascherarsi era il carnevale, ora è durante le festa di Halloween che si dà libero sfogo alla più macabra fantasia."
Io non credo che oggi sia necessaria "la più macabra fantasia" per immaginare l'orrore, quello vero.
Io penso che sia blasfemo oggi trasformare i nostri bambini in consumatori della fabbrica dell'orrido, nel falso e ipocrita eldorado della nostra zona comfort "superiore e politicamente corretta", quando più di 40.000 bambini muoiono bombardati, uccisi dai cecchini, usati come scudi umani, bruciati vivi negli ospedali, sparati alla testa, dopo aver perso casa, famiglia, diritti universali.
Questo è mostruoso: che possano esistere, nel 2024, bambini di serie A e bambini considerati peggio degli animali, di insetti da schiacciare, senza pietas, senza compassione, nella più atroce rappresentazione della banalità del male.
Una distopia cognitiva pornografica, mostruosa, orrore puro.
Quando ero piccola, in Sicilia, non c'era Halloween.
Con saggezza antica e con fiera consapevolezza di superiorità culturale (di quella cultura ancestrale che si crede eterna), i miei genitori chiamavano la festa di halloween una "americanata".
"Americanata", per la mia famiglia, indicava tutto ciò che era creazione commerciale, esageratamente volgare, manifestazione eccentrica di apparenza senza contenuto, omologazione sciocca a mode esotiche, spesso al limite del kitsch, tipica del costume nordamericano.
Quindi, non ho mai conosciuto scheletri, zucche né dolcetto o scherzetto.
Non era in questo modo che in Sicilia si esorcizzava la paura della morte.
Al contrario, i "nostri morti" si avvicinavano, era la loro festa.
Ed era il momento magico in cui si apriva una sola volta l'anno uno spazio temporale, un varco, che permetteva ai nonni e agli zii che non c'erano più di conoscere i propri nipotini, portando dolci e giocattoli in dono.
Io aspettavo la "festa dei morticini" con ansia e gioia, con trepidazione, più di quanto io e i miei coetanei aspettassimo il Natale. (Anche quello rigorosamente col presepe, senza falsi babbi natale a pagamento).
Era il momento in cui i nostri nonni che non avevamo mai conosciuto si affannavano a scegliere per ciascuno di noi nipotini un dono adatto, un regalo che potesse testimoniare che erano grati che ci ricordassimo di loro, che ci volevano bene e non ci avevano mai abbandonati.
Non abbiamo mai avuto bisogno di esorcizzare la morte con il rito di halloween, la vita e la morte erano una cosa naturale, non avevamo paura dei morticini che la notte tra il primo e il due novembre ci venivano a trovare di notte .
Come racconta Camilleri, anch'io cercavo di restare sveglia, per vedere finalmente il nonno tutto intero e non solo in fotografia, per dargli un abbraccio.
Ma il nonno era più furbo di me.
Si nascondeva bene e nascondeva i giocattoli.
La mattina era tutta una caccia al tesoro per trovare il dono dei morti birichini.
E con quelli, con i giocattoli, si andava tutti insieme al cimitero per ringraziarli e portare i fiori.
Era una festa: la bici nuova, la bambola, il pallone.
Noi bambini giocavamo al cimitero chiedendoci l'un l'altro "cosa ti ha portato tuo nonno, tuo padre, tua zia?"
A Natale non ci sarebbero stati regali, solo il presepe e i dolci.
Qualcosina sarebbe ancora, forse, arrivata, poi, per la Befana.
Non era macabra la festa dei morticini, era un antico rito di riconciliazione gioioso con i nostri cari familiari, che non erano vampiri, zombie, mostri sanguinari..
Era un omaggio alla continuità nella memoria e una serena accettazione del ciclo della natura.
Raccontava Camilleri:
"Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi....
[...]
Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire."
(da Racconti quotidiani di Andrea Camilleri)
Io credo che bisognerebbe avere paura dei mostri, quelli veri. Che l'orrore debba continuare a farci terrorizzare. Perché loro esistono, esistono davvero.