Gli "utili idioti" del sistema?
di Leonardo Sinigaglia
Le immagini delle manganellate della polizia contro gli studenti di Pisa hanno fatto il giro del paese e del mondo, andando ad aggiungere una piccola vergogna locale a quell’enorme catastrofe umanitaria che va consumandosi a Gaza a causa dell’aggressione sionista. A rimediare alla situazione e a riportare ciascuno ai propri ruoli naturali, con da una parte i legittimi difensori dell’ordine costituito e dall’altra irrazionali teppisti eversivi, sono accorsi gli anarchici torinesi.
Utili idioti.
Nella città piemontese la notte del 28 febbraio una volante della polizia ha intercettato un uomo scrivere frasi sui muri a bomboletta. Questi, un marocchino di trent’anni, pluripregiudicato, colpevole tra le altre cose di violenza sessuale di gruppo, e colpito già nel 2022 da un provvedimento d’espulsione, è stato quindi portato in questura in preparazione al suo trasferimento in un CPR per il rimpatrio. Nelle prime ore del pomeriggio del 29 febbraio un paio di dozzine di militanti anarchici sono accorsi per tentare d’impedirne il trasferimento, assaltando la volante usata per il trasporto e scontrandosi con diversi agenti di polizia. Immediatamente la notizia ha fatto il giro d’Italia, prontamente rilanciata dalla stampa e, soprattutto, dalle forze di governo, liete di approfittarsi dell’occasione data da questo vergognoso atto per depotenziare le numerose critiche mosse all’operato delle forze dell’ordine nei giorni precedenti a seguito dei fatti di Pisa e per rilanciare l’idea di un ordine pubblico minacciato a livello nazionale da “estremisti” e “sovversivi”.
Agendo in questo modo gli anarchici favoriscono l’apertura di pericolosi spazi d’azione a chi all’interno delle istituzioni, in vista dell’approssimarsi di un conflitto diretto con la Federazione Russa e dell’acuirsi della crisi sociale, vuole intensificare la repressione interna e assicurare a questa l’appoggio dell’opinione pubblica. L’ostilità aprioristica nei confronti delle forze dell’ordine si rivela non solo un atteggiamento tatticamente errato, in quanto sacrifica ogni pianificazione politica sull’altare di un inutile disturbo dell’ordine pubblico, ma anche un segnale di complicità pratica con le trame imperialiste, mascherata da un preteso “massimalismo” rivoluzionario. La condanna di questa prassi miope e filo-reazionaria non deve certo portare all’errore opposto di decontestualizzare l’operato delle forze di sicurezza italiane dalla natura politica e di classe dell’attuale Stato, né a un “giustizialismo” che pretenda di gestire il problema della criminalità senza identificare e combattere le sue cause sociali, ma è fondamentale per rendersi conto della reale collocazione politica del movimento anarchico, che non può essere considerato né vicino al marxismo né un valido interlocutore per le forze progressive e realmente rivoluzionarie.
Scorci del movimento anarchico italiano
I responsabili dell’assalto di Torino, per il quale sono state denunciate quindici persone, appartengono al collettivo anarchico che animava “spazio occupato” Edera Squat, sgomberato nell’ottobre scorso. Esplorando la loro pagina web si nota tra le ultime iniziative una conferenza sulla guerra in Ucraina permeata dalla stucchevole e infondata narrazione sugli “opposti imperialismi” tenuta da Yurii Colombo, scrittore anarco-comunista celebre per il suo sostegno al regime di Kiev e ad alcune unità anarchiche che combattono in seno a formazioni naziste in risposta alla cosiddetta “invasione russa”[1]. Posizioni che non devono sorprendere e che si sposano perfettamente con altre profondamente diffuse nel mondo anarchico.
Sempre a Torino è da alcuni anni attivo il collettivo “Chemical Sister”, impegnato nella promozione dell’abuso di droghe, della prostituzione e di altre tendenze antisociali. In un loro manifesto, recante la scritta “il mio corpo, le mie sostanze, le mie scelte”, si può vedere, tra un disabile eroinomane e una donna incinta con una pipa di vetro per crack, un bambino “trangender”[2] . La grafica pare essere stata realizzata in occasione dell’otto marzo 2022 da EuroNPUDsisterwud, la sezione “narcofemminista” di EuroNPUD, rete europea per la promozione dell’uso di droghe della quale il collettivo farebbe parte, a sua volta emanazione continentale di INPUD[3], organizzazione internazionale avente il medesimo fine. Navigando sul sito della stessa INPUD possiamo leggere i nomi dei finanziatori del progetto[4]: tra essi troviamo la Open Society Foundation, il dipartimento per lo sviluppo internazionale del governo britannico[5], USAID[6], ossia l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, e Love Alliance, progetto finanziato dal Ministero degli Esteri olandese[7].
Scendendo nella “rossa” Bologna, è interessante l’operato del centro sociale Làbas e del Circolo Anarchico Berneri. Questi si sono distinti almeno sin dal 2022 per aver rilanciato e sostenuto la propaganda bellicista della NATO, non facendo mancare il proprio supporto a formazioni anarchiche russe come il BOAK, responsabile di atti di sabotaggio in stretta collaborazione con l’RDK, il Corpo Volontario Russo, organizzazione composta da neonazisti espatriati che combatte per il regime di Kiev, per il quale ha compiuto diverse incursioni nel territorio dell’oblast di Belgorod, con la morte di numerosi civili. Presso il Làbas hanno trovato spazio personaggi come Davide Grasso, attivista anarchico che, dopo un periodo passato a New York, ha combattuto assieme alle milizie curde dell’YPG, corresponsabili dell’occupazione della metà orientale della Siria da parte delle forze statunitensi e della sottrazione del petrolio siriano. Invitato a parlare nel centro sociale, Grasso ha sostenuto energicamente il “diritto alla difesa armata” del regime di Kiev “aggredito dall’imperialismo russo”[8], esprimendo sostegno per il golpe di Euromaidan e per le “formazioni di sinistra” impegnate sul fronte filo-NATO.
Direttamente dall’Ucraina, interessata ad aiuti economici, è intervenuta al Làbas Operation Solidarity, “network di attivisti che stanno garantendo aiuto per la sinistra anti-autoritaria che ha preso le armi contro l’invasione russa dell’Ucraina”[9]. Ma OS non si limita a questo, impegnandosi a sostenere direttamente le forze armate ucraine, come rivendicato apertamente sul loro canale Telegram[10], e il Resistence Comittee, organizzazione sedicente antifascista che lavora in stretta collaborazione con formazioni d’estrema destra sia russe che ucraine, come quelle che hanno dato vita all’RDK, tra le quali White Rex di Denis Nitikin, il fondatore stesso del Corpo.
La militanza a favore della NATO e del regime di Kiev non è per gli anarchici del Làbas un'infatuazione momentanea o una “svista” di percorso, ma una precisa e ragionata scelta politica che risponde a considerazioni ragionate. Leggiamo sul loro sito: “La terza primavera pandemica aveva lo sguardo rivolto al post-pandemia, ma si è ritrovata subito arruolata nel fango dell’invasione putiniana dell’Ucraina [...]. La guerra in Europa ci impone di costruire una risposta politica complessiva, generale ed adeguata, ci spinge ad operare con lucidità e con azzardo, facendo scelte che non sono opportunistiche, ma almeno comparabili alla durezza del livello di scontro maledettamente alzato da Putin, al livello dei cambiamenti storici che questo accelera [...]. In Ucraina si pratica il diritto a resistere all’invasione russa, [...] Questa resistenza [...] non chiede -solo- l’accoglienza in Europa degli sfollati, ma di aiutarli nella resistenza e di fare scelte politiche precise nel rapporto con il proprio paese. Insomma, dall’Ucraina si chiede all’Europa di fare politica [...]. Questo è quello che dobbiamo fare noi, da europei in Europa: politica. [...] Fare politica ora, qua, per noi significa lottare per la costruzione dell’opzione politica europea forte, contro la mediazione statuale, oltre la cultura nazionale.
Lottare per la scelta politica di fondare gli Stati Uniti d'Europa, con una costituzione europea da riscrivere, diritti universali, welfare comune e una autodifesa condivisa da inventare. [...][11].
Ragionamenti che trasudano atlantismo ed europeismo, profondamente reazionari, semplicemente indistinguibili da un qualsiasi delirio suprematista partorito da una von der Leyen o da un Biden qualsiasi che dimostrano pienamente il conscio impegno ideologico di queste formazioni anarchiche a favore dell’egemonia occidentale, dell’imperialismo statunitense e della sua creatura, il processo euro-federalista.
Non si tratta dell’eccezione, ma della regola. Da Nord a Sud il movimento anarchico ha sistematicamente difeso e proposto i posizionamenti dell’imperialismo in campo internazionale, ideologico e sociale, occultando con una patina “bruno-rossa” la propria sostanza politica. Scendendo verso il meridione possiamo vedere come nella vasta galassia “transfemminista” e pro-gender della Capitale sia attivo il Circolo Mario Mieli, protagonista del RomaPride e di numerose iniziative propagandistiche volte a promuovere la fluidità e la promiscuità sessuale. Mario Mieli, a cui il circolo è intitolato, fu un attivista omosessuale, morto suicida nel 1983. La sua produzione intellettuale si fondò sulla volontà di conferire una patina “marxista” alle elucubrazioni sulla natura “innaturale” dell’eterosessualità e sulla promozione del transessualismo che provenivano sin dagli Anni ‘60 dall’altro lato dell’Atlantico, frutto dell’attività di ambienti universitari profondamente infiltrati e condizionati dai servizi segreti statunitensi. Per comprendere il contenuto riprovevole, anti-sociale e anticomunista del pensiero di Mieli basti leggere un passaggio dal suo testo Elementi di critica omosessuale: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» “[12].
La lotta contro qualsiasi limite e riguardo sociale legato alla sessualità e alla procreazione, sistematicamente dipinti come forme di “oppressione” da abbattere, unita alla “decostruzione” dei generi e della sessualità in nome di un fluido e individualista “io-mi-identifico-come” cieco davanti all’evidenza biologica e ai vincoli comunitari ha tutto ciò come conseguenza necessaria. Il tentativo di imporre a livello sociale i paradigmi della fluidità sessuale e identitaria vede una doppia azione: dall’alto, tramite l’operato dei governi occidentali, delle multinazionali e relativa galassia collaterale di associazioni e fondazioni; dal basso, con la militanza “LGBTQI+” e “transfemminista” promossa in primo luogo dal mondo anarchico e antagonista. L’obiettivo è unico: indebolire la resistenza delle classi popolari occidentali, renderle sempre più precarie e prive di legami familiari e comunitari, promuovere la mercificazione dei corpi, della sessualità, delle relazioni. Un’operazione reazionaria duramente condannata nel resto del mondo, dove i paesi socialisti, la Russia e l’Iran sono in prima fila nella difesa del ruolo fondamentale della famiglia. A tal proposito sono esplicite le parole del presidente Xi Jinping: “Tutti i comitati e i governi provinciali del Partito dovrebbero essere pienamente consapevoli dell’importanza di sviluppare le virtù della famiglia, assumersi la totale responsabilità della guida e porre lo sviluppo dei valori della famiglia in cima alla loro agenda. I sindacati, la Lega della Gioventù Comunista, le federazioni femminili e altre organizzazioni popolari dovrebbero organizzare attivamente attività adeguate per promuovere le virtù familiari. Tutti i settori dovrebbero prendersi cura e aiutare le famiglie in difficoltà. I dipartimenti per il progresso culturale ed etico dovrebbero svolgere un ruolo di coordinamento, guida e supervisione, incoraggiare un’ampia partecipazione da tutti i ceti sociali e lavorare verso una serie di nuovi valori e moralità familiare socialista che comprendano l’amore per il paese, la famiglia e gli altri, la devozione al progresso e alla gentilezza, agli sforzi congiunti e ai benefici condivisi”[13].
Tra le barriere fonte di “oppressione” non si annoverano però unicamente quelle che separano i bambini dai loro potenziali molestatori, ma anche i confini statali. La lotta “no border”, che unisce i magnati dell’alta finanza ai militanti anarchici prende di mira la sovranità democratica dei popoli e la loro possibilità di autodeterminazione negando esplicitamente il diritto a disporre sovranamente del territorio nazionale, imponendo una logica dei confini aperti incapace di generare reali processi di inclusione o di mettere un freno ai flussi migratori di massa. Al contrario, l’impegno per eliminare qualsiasi barriera all’importazione di schiavi da parte dei moderni negrieri contribuisce ai “fattori d’attrazione” che invogliano centinaia di migliaia di giovani africani a rischiare la vita per compiere quel viaggio da Sud verso Nord che, gestito da jihadisti e signori della guerra, dovrebbe condurre verso la “terra promessa” dell’Europa. Le ONG e le associazioni impegnate nel favorire la tratta dei migranti e a diffondere una narrazione falsa sulle reali condizioni economiche degli immigrati nel continente europeo sono, non a caso, strenuamente difese dalla galassia anarchica, che ha sistematicamente tentato di impedire l’espressione di qualsiasi critica e pensiero divergente, arrivando spesso alla stessa violenza fisica sotto la copertura di una pretesa lotta al “razzismo”. Ricordiamo a tal proposito l’interruzione fisica della proiezione del film “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini, accaduta a Napoli in occasione del Festival dei Diritti Umani: il film, dando voce ai migranti attirati con l’inganno verso l’Europa e costretti a scegliere tra la permanenza nelle galere della tripolitania e la mortale scommessa degli imbarchi, distrugge la narrazione sul ruolo “morale” e positivo delle ONG che operano nel Mediterraneo[14].
Il “razzismo” da combattere viene identificato unicamente con la preoccupazione per le dinamiche socio-economiche catalizzate dall’immigrazione di massa dalle quali risultano danneggiate soprattutto le masse popolari (native e non), e dalle quali traggono vantaggio affaristi, speculatori e medio-grandi imprenditori. Criminalità e disagio sociale diventano vere e proprie armi del sistema neoliberlale per controllare le classi subalterne, strette tra una violenza legale e “legittima”, dalla quale non ci si può difendere, e un’altra illegale, sempre più diffusa, ma non per questo meno inscalfibile. Al contrario, un piccolo gruppo di possidenti gode sfacciatamente di finanziamenti per le proprie fraudolente opere di “accoglienza” e di masse senza fine di lavoratori in nero da far morire senza troppe preoccupazioni sotto il sole nei campi del Mezzogiorno o schiacciati in un capannone del Nord-Est. Non è un caso come questa pretesa “lotta al razzismo” eviti accuratamente qualsiasi presa di posizione a favore di chi concretamente sta combattendo per accorciare la distanza tra Nord e Sud del mondo, per porre fine al secolare sfruttamento imperialista e neocoloniale del continente africano. Ibrahim Traoré, Assimi Goïta, Abdourahamane Tchiani, i protagonisti del processo di liberazione del Sahel e intenti a costituire una federazione tra Mali, Burkina Faso e Niger, non godono di particolari simpatie nella galassia anarchica perché indicano un percorso diverso ai popoli africani: non la fuga in Europa, ma la conquista della propria libertà e la difesa della propria dignità nei rispettivi paesi. Pienamente inseriti nel processo di multipolarizzazione del mondo, i movimenti di liberazione africani mostrano un carattere squisitamente antimperialista, mentre i movimenti anarchici, agendo da utili idioti del capitalismo finanziario e dell'imperialismo statunitense, si qualificano come reazionari.
Anarchismo è anticomunismo.
In nome della comunanza identitaria fin dagli Anni ‘80 e ‘90 l’estrema sinistra italiana e occidentale ha visto diminuire progressivamente la distanza tra il movimento anarchico e chi, a vario titolo, si riteneva “marxista”, fino alla fusione delle due aree in un indistinto calderone disobbediente composto da collettivi “autonomi”, occupazioni e movimenti intrisi di “sinistrismo”. In realtà, la storia del movimento comunista internazionale e soprattutto gli sviluppi più fruttuosi di questo mostrano come il marxismo sia sempre stato un avversario irriducibile del pensiero e della prassi degli anarchici. Josif Stalin, parlando nel 1907 del rapporto tra marxisti e anarchici, notava come ad opporre questi due movimenti non fosse una semplice divergenza “tattica” riguardo al problema della scomparsa del potere statale, ma un radicale contrasto ideologico, due visioni del mondo completamente opposte: “Noi crediamo che gli anarchici siano veri nemici del marxismo. Di conseguenza, riteniamo anche che debba essere condotta una vera lotta contro i veri nemici. [...] .Il punto è che il marxismo e l’anarchismo si fondano su principi completamente diversi, nonostante entrambi entrino nell’arena della lotta sotto la bandiera del socialismo. La pietra angolare dell'anarchismo è l'individuo, la cui emancipazione, secondo i suoi principi, è la condizione principale per l'emancipazione delle masse, del corpo collettivo. Secondo i principi dell’anarchismo, l’emancipazione delle masse è impossibile finché non sarà emancipato l’individuo. Di conseguenza, il suo slogan è: "Tutto per l'individuo". La pietra angolare del marxismo, tuttavia, sono le masse, la cui emancipazione, secondo i suoi principi, è la condizione principale per l'emancipazione dell'individuo. Vale a dire, secondo i principi del marxismo, l’emancipazione dell’individuo è impossibile finché non saranno emancipate le masse. Di conseguenza, il suo slogan è: "Tutto per le masse".Chiaramente abbiamo qui due principi, uno che nega l’altro, e non semplici disaccordi sulla tattica”[15].
Questa contrapposizione era perfettamente nota già ai fondatori del socialismo scientifico, Marx ed Engels. Essi lottarono duramente contro la presa dell’ideologia anarchica sul nascente movimento proletario, ed è proprio in questa lotta, non meno che in quella contro gli economisti borghesi, che si forgiò la teoria marxista. Mentre gli anarchici procedevano da un individualismo estremizzato, frutto dell’influsso ideologico borghese, per costruire visioni di “società perfette” da raggiungere attraverso inconsulte esplosioni di violenza a carattere dimostrativo, Marx ed Engels, attraverso l’analisi scientifica, mostravano la via per la costruzione concreta della società socialista, la quale non è un miraggio utopico, ma un’evoluzione dialettica della realtà concreta che prende piede a partire dalla società capitalista e il cui sviluppo iniziava già ad apparire. Come ricorda Lenin, “[i]n Marx non vi è un briciolo di utopismo; egli non inventa, non immagina una società nuova. No, egli studia, come un processo di storia naturale, la genesi della nuova società che sorge dall’antica, le forme di transizione fra l’una e l’altra”[16]: mentre il marxismo utilizza la comprensione scientifica della realtà sociale per assecondarne il moto progressivo, l’anarchismo dà preminenza al “regno delle idee” chiamato ad inventare fantasmagorici mondi utopici e perfetti, immagini forse confortevoli per i più sofferenti, ma prive di aderenze alla realtà materiale. Proprio per questo l’anarchismo “non ha prodotto che frasi banali e generali contro lo sfruttamento”, non riuscendo a comprendere né le cause di questo né il cammino di sviluppo della società che, tramite la lotta di classe, conduce al socialismo. L’anarchismo non è che “individualismo borghese ribaltato”,che, attraverso la negazione della lotta politica, subordina il proletariato alla politica borghese[17], un fatto pienamente riscontrabile nella militanza dei gruppi anarchici a favore delle tendenze culturali e dei posizionamenti geopolitici delle forze imperialiste.
Il divorzio dalla realtà materiale porta gli anarchici a rifiutare qualsiasi analisi scientifica della trasformazione di un sistema sociale in un altro. La dialettica è respinta in toto: la mentalità idealistica non riesce ad accettare che la “negazione” non sia una tabula rasa, ma un “superamento” in cui ciò che viene negato viene allo stesso tempo recuperato. La “peccaminosa” realtà materiale è da negare in toto, in linea di principio, ma ciò impedisce qualsiasi trasformazione, poiché solo dalla realtà materiale stessa provengono gli strumenti necessari a questo fine: “Nessuno vorrà negare che, se gli apostoli dell’indifferenza in materia politica si esprimessero in modo così chiaro, la classe operaia li manderebbe a carte quarantanove e si sentirebbe insultata da questi borghesi dottrinari e da questi gentiluomini spostati, che sono sciocchi ed ingenui a tal punto di interdirle ogni mezzo reale di lotta, perché tutte le armi per combattere bisogna prenderle nell’attuale società, e perché le condizioni reali di questa lotta hanno la disgrazia di non adattarsi alle fantasie idealiste che questi dottori in scienza sociale hanno innalzato a divinità sotto i nomi di Libertà, Autonomia, Anarchia”[18].
Tra gli strumenti condannati vi è ovviamente il potere statale. In nome delle proprie fantasie “libertarie”, gli anarchici sostengono la lotta contro ogni forma di potere, al di là della sua natura politica e di classe. Gli anarchici rifiutano espressamente il potere, sono disinteressati a questo e, così facendo, si configurano come i migliori “nemici” possibili per chi il potere lo vuole mantenere. La condanna dello Stato è frutto della condanna di ogni autorità, un qualcosa che però si scontra materialmente con le esigenze concrete di un processo rivoluzionario: “Non hanno mai veduto una rivoluzione questi signori? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l’atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all’altra parte col mezzo dei fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari, se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuole avere combattuto invano, deve continuare questo dominio con il terrore che le sue armi ispirano ai reazionari. [...] Delle due cose l’una: o gli anti-autoritari non sanno ciò che si dicono, e in questo caso non seminano che la confusione; o essi lo sanno, e in questo caso tradiscono il movimento del proletariato. Nell’uno e nell’altro caso essi servono la reazione”[19].
Le lotte di liberazione dall’imperialismo ora in corso nel mondo sono finalizzate alla conquista dell’autorità, alla rinnovamento delle realtà statali sulla base dell’indipendenza e della sovranità popolare. Esse sono quindi osteggiate dal movimento anarchico, che si pone concretamente dalla parte dell’imperialismo, tentando tra le altre cose di influenzare la “sinistra” attraverso la propaganda di teorie opportuniste come quella degli “opposti imperialismi”, saldandosi in ciò alle forze trotskiste.
I posizionamenti concreti del movimento anarchico italiano, che mostrano una notevole omogeneità su tutto il territorio nazionale nonostante la sua natura “decentrata”, non sono che conseguenza di una visione del mondo che favorisce ineluttabilmente il dogmatismo, l’opportunismo, che concretamente si oppone alla costruzione del socialismo e alla conquista dell’indipendenza nazionale. Il movimento anarchico è un movimento anticomunista, animato da una visione del mondo reazionaria ed errata, che concretamente agisce per sabotare gli sforzi di chi partecipa al cammino progressivo di costruzione di un mondo multipolare e di una comunità umana dal futuro condiviso, compito internazionalista dei nostri tempi. Ad esso si deve risolutamente negare ogni solidarietà e vicinanza, perché fa parte del campo nemico.
[1] https://ederasquat.noblogs.org/il-fronte-della-pace-incontro-con-yurii-colombo/
[2] https://www.facebook.com/chemicalsisters420/photos/pb.100067315383692.-2207520000/487016609626022/?type=3
[3] https://www.lobbyfacts.eu/datacard/inpud?rid=823360034524-28&sid=145820
[4] https://inpud.net/our-funders/
[5] https://www.gov.uk/government/organisations/department-for-international-development
[6] https://www.aidsdatahub.org/sites/default/files/resource/inpud-annual-report-2020.pdf
[7] https://aidsfonds.org/project/love-alliance/
[8] https://www.facebook.com/LabasBo/videos/ucraina-quale-diritto-alla-resistenza-incontro-con-davide-grasso/1284341975431323/?locale=ms_MY
[9] https://municipiozero.it/en/operation-solidarity-how-are-you-organizing-self-defense-in-ukraine/
[10] https://t.me/solidarnistinua/223
[11] https://municipiozero.it/per-un-matriottismo-europeo/
[12] M. Mieli, Elementi di critica omosessuale, Torino, Einaudi, 1977, p. 62
[13] https://www.katechon.org/valori-familiari-educazione-familiare-e-tradizione-familiare/
[14] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lo_squadrismo_dei_buonisti_interrompe_la_proiezione_del_film_lurlo_a_napoli/39130_48012/
[15] J. Stalin, Anarchism or socialism?, in Works, Mosca, Foreign Languages Publishing House, 1954, p. 299.
[16] V. Lenin, Stato e Rivoluzione, in Opere Scelte, Mosca, Progress,1978, p. 303.
[17] V. Lenin, Anarchism and socialism, Lenin Collected Works, Vol. V, Foreign Languages Publishing House, Mosca, 1961, p. 327.
[18] K. Marx, L’indifferenza in materia politica, in K. Marx, F. Engels, Contro l’anarchia, Roma, Edizioni Rinascita, 1950, pp. 11-12.
[19] F. Engels, Sull’autorità, su La Plebe, dicembre 1873.