Giornata Internazionale della Pace. Le parole di una bambina del Donbass che non leggerete su nessun giornale italiano

Giornata Internazionale della Pace. Le parole di una bambina del Donbass che non leggerete su nessun giornale italiano

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Il 21 settembre di ogni anno si festeggia la Giornata Internazionale della Pace, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1981.

Verrà appena menzionata sui media.

I potenti e i rappresentanti di varie organizzazioni faranno discorsi in cui rigettano la violenza, la sopraffazione … ma possiamo stare certi che non andranno “al dunque”, non verranno menzionati i responsabili delle guerre ancora in corso in vari angoli del Pianeta, come la guerra nel Donbass, che fa parte di quelle guerre dimenticate dai media e dall’establishment , “dimenticate” per strategia geopolitica, una forma di inganno e disinformazione dei cittadini.

Eppure l’ONU in questa Giornata esorta tutte le nazioni e popoli a rispettare la cessazione delle ostilità e osservare la ricorrenza con iniziative di formazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, cioè informare i cittadini sui conflitti ancora in corso! Il Segretario dell’ONU, Antonio Guterres, chiede 24 ore di cessate il fuoco globale: “dobbiamo scegliere la Pace, è l’unica opzione per riparare il nostro mondo distrutto”. Il “nostro mondo distrutto” –  parole taglienti e ferocemente reali. Il futuro che ci aspetta è “divorato dall’odio, divisioni, conflitti e sfiducia e “noi non possiamo permetterlo” - afferma Guterres.

Ma la Pace stabilita ovunque non doveva far parte di quei valori che l’Occidente così assiduamente sbandiera come grande successo della propria democrazia che va ad esportare e impone agli altri come modello?

Non poteva tacere in questa giornata una ragazzina che la guerra la sente dal vivo da 7 anni, una “normalità” di questa insensata realtà. La mia traduzione del suo breve messaggio dal Donbass:

“Dio ha creato il mondo perché noi potessimo viverci insieme in pace e non per combatterci”.

Nel nostro piccolo Pianeta ogni giorno muoiono i bambini a causa di combattimenti militari, in Siria come in Afghanistan, nel Donbass e altri luoghi del mondo … Purtroppo per la maggioranza dei politici, un nuovo bambino morto non è altro che un nuovo numero che si aggiunge al conto. Però per me non è così. Io vivo accanto alla guerra e so che molti si addormentano dicendo “grazie per aver vissuto ancora un altro giorno”. Questo è il “grazie” più sincero!  Noi amiamo la vita non meno degli altri, non ci differenziamo dagli altri normali bambini dell’Europa o dell’Asia. Purtroppo il nostro domani dipende, più che da noi, dagli adulti. Oggi è il Giornata della Pace, quando, per l’ennesima volta i grandi esprimeranno la loro “preoccupazione”,  pronunceranno bei discorsi, mentre sotto i cannoni morirà ancora un bambino, nulla cambierà. I discorsi devono portare a decisioni e poi ad azioni concrete. Altrimenti bisogna dedurre che i politici dividono i bambini in “propri” ed “estranei”, bambini di cui avere cura e bambini da ignorare. Il mondo è fragile e indivisibile e noi ne abbiamo solo uno, non ce ne sono altri nell’immediato futuro.

Recentemente ho letto le parole di una ragazzina americana, Samantha Smith: “Dio ha creato il mondo per noi perché potessimo viverci insieme in pace e non per combatterci” (God made the world for us to live together in peace and not fight). Io sono completamente d’accordo con lei.

Marinella Mondaini

Marinella Mondaini

Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

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