Gaza (e Cisgiordania), tra massacri e doppi standard

Gaza (e Cisgiordania), tra massacri e doppi standard

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di Paolo Arigotti

Quello di oggi non sarà un argomento semplice da trattare, se non altro perché sappiamo bene – basterebbe leggere alcuni giornali o assistere a qualche approfondimento curato dal cosiddetto mainstream – che parlare in modo critico di Israele, prima e dopo il 7 ottobre 2023, non è facile, e può costare facilmente l’infamante accusa di “antisemitismo”.

Il 7 ottobre 2023 un attentato terroristico di Hamas, organizzazione politica palestinese sunnita impegnata nel conflitto in Medio Oriente, avrebbe provocato, con una serie di azioni partite dalla striscia di Gaza, la morte di 1.200 cittadini israeliani. La reazione dello stato ebraico non si è fatta attendere e fin dal giorno successivo, su di un territorio esteso più o meno come la provincia di Prato e dove si concentravano due milioni e duecentomila persone, ha scatenato una spirale di bombardamenti e azioni militari, che avrebbero causato finora la morte di oltre 35mila persone (e quasi il doppio di feriti[1]), la maggior parte delle quali donne e bambini, quasi tutti civili. A ciò si aggiunge il fenomeno degli sfollati: si calcola che circa due milioni abbiano già abbandonato le proprie case, per dirigersi in prevalenza verso sud, a Rafah, dove sono da poche settimane iniziate le operazioni militari[2].

E la conta delle vittime, purtroppo, non finisce qui. Uno studio[3] curato dal Centro per la Salute Umanitaria della Johns Hopkins University e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine ha formulato previsioni ancora più fosche sul numero dei decessi potenziali, provocato non soltanto dalle operazioni militari, ma anche dalla mancanza di cure e dalle condizioni igienico sanitarie ogni giorno più disastrose; si parla perfino dei primi morti per fame[4], dovuti alla difficoltà negli approvvigionamenti, spesso ostacolati dagli stessi israeliani[5]. In base a questi studi, il numero di morti potrebbe arrivare fino a 85mila.

Le azioni militari compiute da Israele – perdonateci se lo ripeteremo più volte, ma è necessario porre l’accento su questi aspetti – non solo viola ogni più elementare norma del diritto internazionale umanitario e/o di guerra - ammesso e non concesso che di guerra si possa parlare, in un contesto nel quale non si fronteggiano due eserciti, ma forze armate contro civili e, al più, forze irregolari (cd. terroristi) – ma fa larga applicazione della cosiddetta dottrina Dahiya[6], una risposta sproporzionata e di guerra asimmetrica contro pericoli reali o potenziali, che ovviamente non ha alcuna giustificazione, né di ordine giuridico, che morale.

La Euro Mediterranean Rights Monitor[7], un’organizzazione indipendente impegnata nella tutela dei diritti umani, ritiene che già oggi il numero delle vittime sarebbe di gran lunga superiore rispetto ai dati ufficiali. La stessa organizzazione ha chiesto un’indagine ufficiale sull’attacco israeliano contro l’ospedale di Kamal Adwan, che lo scorso dicembre causò numerosi feriti e vittime, anche tra il personale sanitario, con alcune persone orrendamente sepolte vive[8]. Israele ha sempre giustificato queste incursioni – come quella contro la struttura sanitaria di Al-Shifa[9] - col fatto che in questi presidi sanitari avessero trovato riparo cellule di terroristi: a parte che non sempre si tratta di fatti dimostrati, ci sarebbe da chiedersi se questo fatto possa giustificare un attacco in spregio a tutte le convenzioni internazionali. La stessa logica della responsabilità collettiva, da sempre professata dallo stato ebraico, in virtù della quale qualunque atto ostile o criminale commesso da un palestinese può ricadere sull’intera cerchia familiare, se non sull’intero popolo - lo denunzia Alessandro Orsini nel suo ultimo libro[10] - pure in tal caso assistiamo a una plateale violazione di qualunque prescrizione internazionale. L’esistenza di questa “dottrina” è stata ammessa dallo stesso premier israeliano, in un articolo comparso a sua firma sul Wall Street Journal nel dicembre scorso[11], indice di una sistematica politica discriminatoria, in spregio a innumerevoli pronunce della Nazioni Unite (quelle non bloccate dal veto statunitense), culminata della legge sulla patria ebraica del 2018[12], che di fatto ha sancito lo status di cittadini di “serie B” per i cittadini non ebrei.

Premesso che con questo non intendiamo in nessun modo giustificare atti criminali, è importante ricordare che – nei giorni e nelle settimane successive al 7 ottobre - sono state presentate una serie di prove e riscontri che dimostrerebbero come molte delle vittime israeliane sarebbero state provocate dal cosiddetto fuoco amico[13], cioè dai colpi sparati dalle forze armate israeliane, e non da quelli dei miliziani palestinesi. Sarebbe un tragico esempio dell’applicazione della cosiddetta “direttiva Annibale”[14], una procedura in vigore (tra conferme e smentite) dagli anni ’80, in base alla quale in circostanze eccezionali, la necessità del contrasto ad azioni terroristiche prevale sulla vita di eventuali ostaggi; nel caso in questione parleremmo di decine, forse centinaia di vittime, senza contare quelle imputabili alla spirale di fuoco e violenza scatenata dall’IDF a partire dall’8 ottobre in poi.

La stessa stampa israeliana[15], in questo senso molto più libera della nostra, non ha risparmiato severe critiche circa il connubio tra il governo e certi movimenti, senza contare le brame di potere[16] e i potenziali guai giudiziari del premier[17], che sono all’origine di molte contestazioni interne[18], prima e dopo il 7 ottobre, le quali però, salvo rare eccezioni[19], non hanno mai riguardato i massacri in corso.

E se il numero delle morti resta il dato più agghiacciante, non meno scalpore dovrebbero suscitare i dati sui feriti, che oltretutto con strutture sanitarie e abitative sempre più compromesse dai bombardamenti, rischiano di peggiorare la loro condizione, senza parlare di atrocità inenarrabili, come operazioni chirurgiche o amputazioni effettuate senza anestesia e la perdita di campi e coltivazioni che rischiano di condannare alla morte per fame tantissimi civili. Unicef[20] e Save The Children[21] descrivono Gaza come un inferno per i più piccoli, che spesso scontano non solo traumi fisici, ma anche psicologici difficilmente gestibili. E che la stessa arma della fame non venga risparmiata lo ha riconosciuto perfino Josep Borrell, responsabile della diplomazia della UE[22].

Tornando al discorso sull’antisemitismo, se nessuno discute che l’Olocausto abbia rappresentato uno dei più efferati crimini della storia dell’umanità – peraltro non l’unico episodio di genocidio (pensiamo ai nativi americani o a quello degli armeni all’inizio del XX secolo[23]) – l’accusa in questione, talvolta utilizzata in modo strumentale, trascura spesso un punto molto importante: gli stessi arabi[24] sono semiti, come riporta correttamente il Dizionario Treccani[25], ragion per cui se di antisemitismo in senso stretto dovessimo parlare, dovremmo estendere il concetto anche agli appartenenti a questa etnia.

Esiste una spiegazione storica circa l’utilizzo di questa parola per indicare tutti coloro che si pongano in modo critico rispetto allo stato ebraico. Correva l’anno 1973, quando Abba Eban[26] – tra i padri fondatori dello stato ebraico e a lungo responsabile della diplomazia, in veste di ministro degli Esteri e ambasciatore presso l’ONU – propose di additare come antisemita chiunque esprimesse delle riserve su Israele (cd. dottrina Eban). Non è certo un caso se, commentando la decisione della CPI di non dichiarare infondata l’accusa di genocidio contro Tel Aviv, promossa dal Sudafrica e altre nazioni, il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir[27] ha definito come antisemiti i giudici della Corte Internazionale di Giustizia[28].

E, per restare in argomento, il 20 maggio[29] il procuratore capo della Corte penale internazionale, l’avvocato britannico Karim Ahmad Khan, ha chiesto[30] di emettere un mandato di arresto nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e (pare) del ministro della Difesa Yoav Gallant, con l’imputazione di "crimini di guerra e crimini contro l'umanità", consumati nella Striscia di Gaza a partire dallo scorso 8 ottobre. La stessa iniziativa ha riguardato alcuni tra i più alti funzionari di Hamas: il leader del movimento a Gaza, Yahya Sinwar, il capo delle brigate Al-Qassem, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, e il capo dell'Ufficio politico, Ismail Haniyeh. Anche in tal caso, la reazione di Israele non si è fatta attendere, con nuove accuse di antisemitismo rivolte alla corte, mentre ulteriori critiche sono arrivate dagli Stati Uniti[31] e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’iniziativa, peraltro, rischia di non avere alcun seguito, visto che il tribunale internazionale è privo di poteri coercitivi, anche se – in teoria – tutte le nazioni[32] che ne riconoscono la giurisdizione potrebbero trarre in arresto le persone contro le quali sia stato spiccato il mandato.

Nonostante il fatto che al giorno d’oggi criticare le politiche e soprattutto le azioni israeliane possa costare caro – ne sa qualcosa[33] Seif Bensouibat, insegnante algerino, licenziato e denunciato dopo alcuni post sulla Palestina, e lo stesso potrebbe dirsi per docenti e studenti di molti Atenei, italiani e non[34] - a suo tempo (1948) persino alcuni tra i più autorevoli esponenti della comunità ebraica internazionale – due nomi per tutti: Albert Einstein e Hanna Arendt - denunziarono i metodi autoritari – nella filosofia e nell’organizzazione – del partito Herut, fondato dall’ex terrorista e poi premier israeliano Menachem Begin, poi divenuto Likud, il partito dell’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu. E si potrebbero ancora ricordare le stragi compiute in Libano nei primi anni Ottanta da un altro futuro premier israeliano, Ariel Sharon, o quella grande prigione a cielo aperta descritta dallo storico Ilan Pappè[35], che per le sue denunzie contro la politica dei governi del suo paese, è stato costretto a lasciare Israele[36] [37].

Una delle argomentazioni preferite dai difensori delle politiche israeliane punta sul fatto che lo stato ebraico sarebbe l’unica democrazia del Medio Oriente. Rammentando che molte azioni criminali, nella storia recente e passata, sono imputabili proprio a regimi presuntamente democratici[38] - e nel caso di Israele si tratta di una ricostruzione quantomeno discutibile, se non altro per i cittadini e residenti non ebraici[39] - un assetto politico di questo tipo non potrebbe mai e poi mai giustificare la violazione di norme internazionali, risoluzioni dell’ONU, e una sistematica lesione dei diritti umani più basilari.

Altro elemento della narrazione dominante che non regge riguarda il diritto di Israele a difendersi. L’obiezione più forte rispetto a questo approccio può essere sollevata facendo una semplicissima domanda: chi ha stabilito che tutti gli abitanti della striscia di Gaza siano fiancheggiatori di Hamas?

Se è vero che le condizioni di vita imposte a queste popolazioni, ben prima dell’ottobre scorso, possano fomentare correnti estremiste  - lo riconobbero a suo tempo personaggi come Giulio Andreotti[40] o Bettino Craxi[41], e ancor prima Aldo Moro, Enrico Berlinguer e l’allora capo dello Stato Sandro Pertini[42] - l’identificazione di un’intera popolazione come potenziale terrorista è una palese e assurda semplificazione, che richiama alla memoria concetti di colpa collettiva adottati da regimi criminali. E può essere l’occasione per ricordare che sebbene negli ultimi mesi l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sia stata quasi monopolizzata da quel che avviene a Gaza, anche in Cisgiordania[43], per fortuna finora con numeri più contenuti, si stanno consumando ogni giorno nuovi crimini – condannati perfino dagli statunitensi[44] - compiuti dai cosiddetti coloni, gli stessi che sostengono alcune delle forze estremiste che sostengono la maggioranza di governo di Netanyahu, che non solo non fa nulla per arrestare questa ulteriore spirale di violenza, ma provvede anche ad armarli per la loro “difesa”[45] .

Il principio della lotta al terrorismo – astrattamente condivisibile – non sempre è stato coerentemente applicato dalle cosiddette democrazie occidentali. Pensiamo all’Afghanistan, dove a partire dalla fine degli anni Settanta gli Stati Uniti e altre nazioni dell’Occidente sostennero i mujaheddin in funzione antisovietica, o l’appoggio a lungo garantito – in funzione anti-iraniana – al regime di Saddam Hussein, che utilizzò le armi fornite dagli occidentali per scatenare l’inferno sui curdi e altri dissidenti. 

Se di qualche appoggio Hamas goda a Gaza - dove vinse le elezioni del 2006 – questo è riconducibile molto più alle attività di assistenza e supporto alle popolazioni di quei territori[46], che non agli attentati terroristici, ma anche questo aspetto viene sempre trascurato.

E veniamo a un’altra delle tante menzogne che ci sono state propinate: il presunto status di “non occupato” del territorio di Gaza. Se è vero che per decisione dell’allora premier Sharon, nel 2005 furono dismesse le colonie israeliane - ma non quelle della Cisgiordania, che al contrario sono aumentate esponenzialmente – la striscia è sempre rimasta sotto il ferreo controllo dello stato ebraico, che non solo governa gli accessi in entrata e in uscita, ma vigila sui confini, sulle comunicazioni e cura gli approvvigionamenti dei generi di prima necessità [47] [48]. E in questi stessi territori – come ha fatto presente Francesca Albanese, relatrice per conto dell’ONU sui territori occupati, e Amnesty International (2022)[49] – i residenti già vivevano una condizione di apartheid e subivano violenze e atti criminali di ogni genere, dalla segregazione, allo spossessamento di beni, fino alle violenze perpetrate dai coloni. A questo punto verrebbe spontanea qualche altra domanda: tra le due parti, quale occupa, bombarda, tiene segregato e sottopone da decenni a ogni tipo di discriminazione un intero popolo? E se vittime ci sono state da ambo i lati – fatto indiscutibile – quale delle due registra il bilancio più pesante?[50] Suonano profetiche le parole di Malcolm X: “se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono.”

Per avere un’idea della considerazione degli attuali governanti israeliani circa la condizione dei palestinesi, basterebbe richiamare alla mente le parole[51] del ministro Amichai Eliyahu, che non solo disse che tutti gli abitanti di Gaza sono complici di Hamas, ma che auspicava l’uso dell’atomica (ammettendo implicitamente il possesso di quest’arma micidiale); per la cronaca, dopo queste dichiarazioni, il ministro venne sospeso, non destituito. Non è stato da meno il suo collega titolare degli Esteri, Israel Katz, che in occasione di un consiglio esteri della UE[52], tenutosi a gennaio scorso, propose la creazione di un’isola artificiale, al largo di Gaza, dove esiliare tutti i profughi. Il tutto si innesta in una strategia di disumanizzazione del nemico - Aluf Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano, definì i palestinesi “animali” o “animali umani”[53] - volto a preparare l’opinione pubblica a soluzioni estreme, come la pulizia etnica - che potremmo benissimo riscontrare nelle parole del capo della diplomazia di Tel Aviv - fino al genocidio di cui hanno parlato apertamente i presidenti di Brasile e Colombia, nazione quest’ultima che ha da poco rotto le relazioni diplomatiche con Tel Aviv.

E se volessimo parlare di risultati prodotti da queste colossali operazioni di sicurezza, volte a contrastare il terrorismo (lasciando perdere, per carità di patria, la favola chiamata “esportazione della democrazia”), potremmo ricordare i casi di Afghanistan e Iraq, ma anche di Libia e Siria, tutti paesi investiti da una spirale di violenza – sulla base di presupposti rivelatisi col tempo falsi o inconsistenti – che a parte causare morte e devastazione, non hanno prodotto nessuno degli obiettivi promessi: a Kabul sono tornati i talebani, in Iraq l’esportazione delle democrazia si è rivelata una chimera, la Libia è nel caos, la Siria presenta ancora oggi una situazione molto critica, con parte del suo territorio controllato da estremisti o forze straniere.

Quello che stiamo cercando di dimostrare, è che ammesso e non concesso che ci fosse l’intenzione di sradicare fenomeni estremisti, la via scelta dallo stato ebraico – che probabilmente persegue ben altri fini, come la creazione della “grande Israele” – non sarebbe certo la migliore, o la più efficace, senza dimenticare il tributo di sangue che la stessa sta determinando.

Del resto, partendo dalla ripresa della conflittualità nei territori occupati, finora sono state promosse da Israele quattro grandi operazioni militari: a parte quella in corso (chiamata eufemisticamente “Spade di ferro”), “Piombo fuso” (tra fine 2008 e inizi 2009), “Colonna di nuvola” (novembre 2012) e “Margine di protezione” (luglio/agosto 2014). E nessuna di queste ha eradicato il terrorismo, semmai ha contribuito ad accrescere sostegno e numero degli adepti. E allora, per quale ragione nessuno formula questa semplice obiezione nelle occasioni ufficiali? Che le azioni di forza servano a poco lo dimostra anche la vicenda degli ostaggi: quelli finora liberati, nella gran parte dei casi, sono tornati a casa grazie al negoziato con Hamas mediato dal Qatar, e non con stragi e bombardamenti.

Ma far notare certe cose può costare caro.

Abbiamo già accennato alle proteste negli atenei, ma pensiamo allo stesso segretario generale ONU Antonio Guterres[54], il quale pur condannando l’attentato del 7 ottobre, riconobbe che lo stesso si innestava in un duro regime di occupazione, provocando immediatamente gli strali di Israele. O pensiamo ancora ai giornalisti, fortemente limitati nel loro operato – ricordiamo la recente decisione di espellere da Israele l’emittente Al Jazeera[55] - per non parlare di quelli uccisi, più di cento: dal 7 ottobre la media è di uno al giorno[56]. E fare informazione nella striscia non è pericoloso solo da allora: basti ricordare l’uccisione, avvenuta a maggio del 2022, della giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh[57], palestinese, naturalizzata americana, o il caso di Wael al-Dahdouh, giornalista palestinese, che fortunatamente non è morto, ma che ha visto uccidere dalle azioni militari israeliane gran parte della sua famiglia[58].

Un discorso analogo si potrebbe fare per l’uccisione dei sanitari e degli operatori dell’UNRWA[59], l’agenzia ONU per il sostegno ai palestinesi dei territori occupati, senza dimenticare le polemiche sui tagli ai finanziamenti dovuti a una presunta (e mai dimostrata)[60] complicità di alcuni suoi membri con Hamas nei fatti del 7 ottobre[61], decisione alla quale, purtroppo, si è adeguato anche il governo italiano[62].

La condotta del mainstream italiano non è stata certo lodevole. A parte la difesa a spada tratta delle ragioni israeliane, con il focus spesso incentrato sugli ostaggi in mano ad Hamas – alcuni dei quali sarebbero stati uccisi per mano dell’IDF per mero “errore” – spesso non vengono riprese neppure le notizie che arrivano da testate come New York Times o CNN: questo è avvenuto, per esempio, quando tali testate diedero conto dell’utilizzo di bombe mk-84 ad opera delle forze israeliane, armamenti, giusto per capirci, che a causa dell’elevato potenziale (furono impiegate anche in Vietnam) hanno un solo scopo: distruggere e uccidere [63].

Alla fine della fiera, se queste azioni militari non portano a pace e stabilità, ma producono solo morte e devastazione, cui prodest?

La risposta non è difficile. Pensiamo al complesso militare industriale statunitense, primario fornitore di armi a Israele, che ha accresciuto enormemente i suoi profitti[64] [65].  E dando per assodate alcune presunte pressioni dell’alleato americano sul governo israeliano, per ottenere una limitazione delle azioni di forza, resta il fatto che, a prescindere dal colore dell’Amministrazione in carica, e in virtù delle note pressioni che abbiamo descritto[66], come quelle dell’industria delle armi (a sua tempo denunziata da Eisenhower)[67] e della lobby ebraica (con fortissimi supporti nel mondo cristiano evangelico)[68], l’invio delle armi non si è mai arrestato, così come il blocco in sede ONU di qualunque risoluzione contro lo stato ebraico, ha sempre offerto una sostanziale garanzia di impunità[69].

ll governo italiano, totalmente allineato ai diktat di Washington, non riesce neanche a mantenere quella posizione di equilibrio sposata ai tempi del Lodo Moro o di Sigonella: di riconoscere la Palestina (atto dal valore politico immenso) – cosa che hanno già fatto più di cento nazioni del mondo[70] - neanche se ne parla, mentre la formula dei due stati si è trasformata nel tempo in uno slogan utile giusto per lavarsi la coscienza. E purtroppo le proteste, peraltro sempre più diffuse, non sembrano favorire un cambio di passo.

Per restare in tema di interessi egoistici, potremmo parlare anche dei potenziali affari legati alla ricostruzione[71]. Nel caso di Gaza, a parte i progetti circolati sulla ricostruzione di un territorio a dir poco devastato, si intrecciano anche quelli legati allo sfruttamento del giacimento di Gaza marine, da taluno indicato come una delle possibili cause del conflitto[72].

Giovanni Falcone[73], a suo tempo, indicò nella massima “follow the money” la strategia per dipanare la matassa di molti illeciti, applicarla anche ai fatti internazionali non sarebbe una cattiva idea.

La verità è che presunte ragioni securitarie o di contrasto a fenomeni terroristici[74] non possono giustificare massacri, che finiscono solo per arricchire chi produce le armi[75], gli stessi che spesso, controllando l’informazione, riescono a far passare certi messaggi, omettendone altri. Martin Luther King sosteneva di non temere tanto la “cattiveria dei malvagi, ma il silenzio degli onesti”, ma nonostante viviamo nell’epoca dei social, grazie ai quali – pensiamo alla pagina Instagram Eye on Palestine[76] – possiamo assistere in diretta a molti, troppi orrori, manca ancora la capacità di arrestarli.

Torniamo in chiusura da dove eravamo partiti. Ci sembra di aver fornito sufficienti elementi per far comprendere che contrastare, criticare ed esecrare quanto accade a Gaza non abbia nulla a che vedere con l’antisemitismo. La American Muslim for Palestine [77], organizzazione che si spende per i diritti del popolo palestinese, scrive che “la disumanizzazione attraverso la propaganda genera crimini d’odio”. Se un problema di razzismo esiste – e non riguarda solo gli ebrei, pensiamo alla cosiddetta islamofobia – occorre fare attenzione a un aspetto non secondario, sul quale è spesso tornato Moni Ovadia: l’antigiudaismo tout court è l’odio verso l’ebreo in quanto tale, mentre criticare quel che un ebreo fa è tutt’altra cosa. E in quest’ultimo caso la critica dev’essere non solo consentita, ma doverosa. E il peggior insulto che si potrebbe fare ai milioni di sventurati che furono uccisi nella fabbrica della morte circa ottant’anni fa sarebbe proprio quello di utilizzare quella tragedia per commettere atti dello stesso tenore, nello spirito, se non nei numeri o nei metodi.

A coloro che preferissero credere a una certa propaganda martellante[78], magari mettendo in dubbio che sia possibile sacrificare sull’altare di interessi egoistici le vite e le esistenze di migliaia (a volte milioni) di esseri umani, non potremmo che consigliare l’acquisto e la lettura di un buon libro di storia dell’umanità, dagli albori ai giorni nostri. Per dirla con Antonio Gramsci: “l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.”[79]

FONTI

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Alessandro Di Battista, Scomode verità. Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza, Roma, 2024

AA.VV., Demoni in Terra Santa. Ragioni e cause di un conflitto infinito, 2023

Uno sguardo dal fronte: Un secolo di vita e battaglie dell'inviato di guerra più scomodo per il potere, di Leonardo Rosi e Fulvio Grimaldi, 2024

Alessandro Orsini, Ucraina Palestina. Il terrorismo di stato nelle relazioni internazionali, Roma, 2024

Ilan Pappé, La prigione più grande del mondo, Roma, 2022

Ilan Pappé, La pulizia etnica della Palestina, Milano, 2015

The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy, di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt, Milano, 2007

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www.ilpost.it/2022/05/11/giornalista-al-jazeera-israele-ucciso/

www.lastampa.it/esteri/2024/04/05/news/israele_aiuti_umanitari-14197773/#:~:text=Da%20quando%20%C3%A8%20iniziata%20la,lo%20svolgimento%20delle%20proprie%20mansioni.

www.savethechildren.it/blog-e-notizie/appello-contro-i-tagli-ai-finanziamenti-unrwa

www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/i-fondi-bloccati-a-unrwa-gia-tagliati-nel-2023-e-bugie-sui-soldi-stanziati-per-gaza-i-dati-di-altreconomia-che-smentiscono-il-governo/7540715/

www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/16/il-giornalista-di-al-jazeera-wael-al-dahdouh-ha-lasciato-gaza-ed-e-arrivato-in-qatar-israele-ha-ucciso-gran-parte-della-sua-famiglia/7412584/

www.ispionline.it/it/pubblicazione/escalation-israele-palestina-12-grafici-per-capire-come-siamo-arrivati-fin-qui-126406 

www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/232-crisi/88702-muore-madeleine-albright-la-segretaria-di-stato-usa-che-giustificava-le-morti-in-iraq.html

www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_lobby_israeliana_e_gli_stati_uniti_damerica/49440_51292/

it.euronews.com/my-europe/2024/01/11/quanti-paesi-dellue-riconoscono-lo-stato-palestinese

valori.it/ricostruzione-ucraina/

www.invictapalestina.org/archives/49797#:~:text=Cos'%C3%A8%20Gaza%20Marine%3F,acque%20territoriali%20palestinesi%20e%20israeliane.

ilsicilia.it/limportanza-storica-di-giovanni-falcone-il-metodo-follow-the-money/

www.avvenire.it/attualita/pagine/il-profitto-delle-guerre-editoriale

altreconomia.it/da-bolzano-a-roma-la-repressione-contro-chi-manifesta-per-la-palestina/

 www.instagram.com/eye.on.palestine/

www.ampalestine.org/media/media-room/statements/dehumanization-through-propaganda-breeds-hate-crimes

www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/01/spese-militari-il-discorso-dimenticato-del-presidente-eisenhower/934026/#:~:text=%E2%80%9CNel%20governo%20%E2%80%93%20disse%20%E2%80%93%20dobbiamo,in%20pericolo%20la%20nostra%20democrazia.

www.youtube.com/watch?v=luz1jnI6OIk

[1] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/04/21/hamas-sale-a-34.097-il-bilancio-dei-morti-a-gaza-dal-7-ottobre_180110c7-f87f-44f1-a2c7-681e5e5a043a.html

[2] www.italiaoggi.it/news/e-stato-espugnato-rafah-sul-valico-tra-gaza-e-l-egitto-con-un-indifendibile-attacco-dell-esercito-2631988; www.vaticannews.va/it/mondo/news/2024-04/medio-oriente-gaza-guerra-bambini-israele-vittime-cisgiordania.html

[3] www.newyorker.com/news/q-and-a/the-humanitarian-catastrophe-in-gaza-can-only-get-worse

[4] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/03/02/gaza-oms-almeno-10-bambini-morti-per-fame-negli-ultimi-giorni_0ce1a3d5-8076-4e31-bb69-7bf3f2d9813a.html#:~:text=Altri%20quattro%20bambini%20sono%20morti,casi%20registrati%20negli%20ultimi%20giorni.

[5] www.amnesty.it/israele-non-consente-larrivo-di-sufficienti-aiuti-umanitari-a-gaza/

[6] Prende il nome dal nome del quartiere di Beirut, la capitale libanese, dove venne applicata per la prima volta nel 2006.

[7] euromedmonitor.org/en/country/1/Israel-Palestinian-Territory

[8] it.palestinechronicle.com/euro-med-monitor-chiede-indagine-sulle-vittime-sepolte-vive-a-gaza/

[9] www.youtube.com/watch?v=ZkyQf3ASLOk

[10] Ucraina Palestina, Roma, 2024

[11] www.wsj.com/news/archive/2023/12/25

[12] www.limesonline.com/rivista/la-fondamentale-legge-di-israele-14631880/

[13] www.lindipendente.online/2023/11/18/il-7-ottobre-molti-israeliani-sono-stati-uccisi-dal-fuoco-amico-le-prove/

[14] www.ilfoglio.it/articoli/2014/08/09/news/la-tragica-direttiva-disraele-75675/

[15] www.haaretz.com/israel-news/haaretz-today/2024-05-16/ty-article/.highlight/israels-real-problem-is-that-netanyahu-and-his-far-right-allies-prefer-hamas/0000018f-827e-d7f9-a5ff-b77eb8aa0000

[16] www.haaretz.com/opinion/editorial/2024-05-17/ty-article-opinion/netanyahus-politics-of-deceit-serves-his-lust-for-power/0000018f-82e4-dd4f-ab8f-97ec37a50000

[17] www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/23/israele-via-libera-alla-legge-che-salva-netanyahu-dai-guai-giudiziari-premier-rimosso-solo-per-impedimento-fisico-o-mentale/7106611/

[18] it.euronews.com/2024/05/12/proteste-a-tel-aviv-contro-netanyahu-arrestate-tre-persone

[19] ilbolive.unipd.it/it/news/israele-netanyahu-non-si-ferma-sempre-piu-isolato

[20] www.unicef.it/media/gaza-una-guerra-contro-i-bambini/

[21] www.savethechildren.it/blog-e-notizie/la-salute-mentale-dei-bambini-di-gaza-devastata

[22] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/18/borrell-israele-usa-la-fame-a-gaza-come-arma-di-guerra_3559ed18-1820-45e7-a599-ed0b06b89cfa.html#:~:text=%22La%20fame%20a%20Gaza%20%C3%A8,allo%20European%20Humanitarian%20Forum%202024.

[23] Tuttora negato dalla Turchia (www.avvenire.it/mondo/pagine/turchia-nega-ancora-genocidio-armeni)

[24] Da non confondere con coloro che professano la religione islamica, visto che esistono anche comunità cristiane al loro interno.

[25] www.treccani.it/vocabolario/semita/

[26] Alessandro Di Battista, Scomode verità, 2022, pag. 12 e seguenti.

[27]  www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/26/netanyahu-vergognosa-decisione-della-corte-dellaja-sulle-accuse-di-genocidio-ben-gvir-giudici-antisemiti-ue-applicate-le-misure/7423442/

[28] Non parliamo precisamente di un moderato: it.insideover.com/schede/nazionalismi/chi-e-itamar-ben-gvir-il-volto-nuovo-del-nazionalismo-israeliano.html

[29] www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/100544-l-aia-chiede-mandato-di-cattura-per-netanyahu-e-accusato-di-crimini-di-guerra.html

[30] Da non confondere con la Corte Internazionale di Giustizia (it.wikipedia.org/wiki/Corte_internazionale_di_giustizia)

[31] Gli stessi che non riconoscono la giurisdizione della Corte, al pari di Israele, salvo esultare quando le stesse misure furono varate contro il presidente russo Vladimir Putin (www.geopolitica.info/i-significati-del-mandato-di-arresto-a-putin-per-crimini-di-guerra/)

[32] USA, Federazione russa e Israele non sono tra queste.

[33] www.fanpage.it/roma/espulso-per-un-post-pro-palestina-seif-bensouibat-dal-cpr-ho-paura-che-qui-dentro-perdero-la-vita/

[34] www.rainews.it/articoli/2024/05/le-proteste-universitarie-pro-gaza-dilagano-dagli-stati-uniti-alleuropa-alloceania-03559e37-ca42-4f43-b394-8d4f3ab951c5.html

[35] Ilan Pappé, La prigione più grande del mondo, Roma 2022

[36] web.archive.org/web/20100328105217/http://ilanpappe.com/

[37] Lo stesso storico, nel suo libro “La pulizia etnica della Palestina” del 2015, parla di un progetto di pulizia etnica risalente agli anni Trenta del Novecento.

[38] www.iltempo.it/personaggi/2024/02/29/news/prima-di-domani-alessandro-orsini-occidente-sterminatore-mario-giordano-israele-indifendibile-38599286/

[39] open.spotify.com/episode/2UH58gDvhx9Li8Ru3xkOJB

[40] www.la7.it/in-altre-parole/video/ognuno-di-noi-sarebbe-un-terrorista-alessandra-sardoni-ci-riporta-alle-parole-di-giulio-andreotti-14-10-2023-508054

[41] www.youtube.com/watch?v=VTJV5hZdawg

[42] www.geopolitica.info/la-politica-estera-di-moro-nel-quadro-del-conflitto-arabo-israeliano/#:~:text=Moro%20auspicava%20la%20fine%20della,maggiore%20tutela%20della%20legalit%C3%A0%20internazionale; www.ulaia.org/2024/01/14/i-luoghi-e-le-parole-di-enrico-berlinguer-sulla-palestina/; www.youtube.com/watch?v=QJGe1ab1yxc

[43] www.amnesty https://www.ulaia.org/2024/01/14/i-luoghi-e-le-parole-di-enrico-berlinguer-sulla-palestina/.it/la-violenza-mortale-dei-coloni-israeliani/#:~:text=22%20Aprile%202024&text=Tra%20il%2012%20e%20il,ad%20abitazioni%2C%20alberi%20e%20automobili.

[44] www.timesofisrael.com/liveblog_entry/netanyahu-downplays-settler-violence-calls-sanctions-drastic/

[45] www.corriere.it/esteri/23_ottobre_29/cisgiordania-hamas-f98e4e52-75c6-11ee-a16a-b8665192755e.shtml

[46] www.focusjunior.it/news/che-cose-hamas/

[47] www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/23/francesca-albanese-onu-piano-israele-gaza-occupa-gia-illegalmente-presenza-militare/7330679/

[48] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/04/21/la-relatrice-onu-albanese-israele-non-mi-lascia-entrare-a-gaza_be23869c-6240-4b79-9cd1-b3e5d46c9c94.html

[49] www.amnesty.it/israele-deve-porre-fine-alloccupazione-della-palestina/#:~:text=Nel%202022%20l'organizzazione%20ha,perpetuare%20il%20sistema%20di%20apartheid.

[50] www.ispionline.it/it/pubblicazione/escalation-israele-palestina-12-grafici-per-capire-come-siamo-arrivati-fin-qui-126406

[51] www.ilgiornale.it/news/politica-estera/sganciare-atomica-su-gaza-nuova-bufera-sul-ministro-israele-2272735.html

[52] www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/22/il-ministro-israeliano-katz-interviene-al-consiglio-ue-e-propone-di-deportare-i-palestinesi-su-unisola-al-largo-di-gaza/7418846/

[53] www.invictapalestina.org/archives/49524

[54] www.avvenire.it/mondo/pagine/guerra-gaza-onu-risoluzione-su-aiuti-guterres-condanna-massacro-hamas-in-israele

[55] ilmanifesto.it/la-chiusura-di-al-jazeera-la-verita-fa-male

[56] ilmanifesto.it/giornalisticidio-un-reporter-ucciso-ogni-giorno

[57] www.ilpost.it/2022/05/11/giornalista-al-jazeera-israele-ucciso/

[58] www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/16/il-giornalista-di-al-jazeera-wael-al-dahdouh-ha-lasciato-gaza-ed-e-arrivato-in-qatar-israele-ha-ucciso-gran-parte-della-sua-famiglia/7412584/

[59] www.lastampa.it/esteri/2024/04/05/news/israele_aiuti_umanitari-14197773/#:~:text=Da%20quando%20%C3%A8%20iniziata%20la,lo%20svolgimento%20delle%20proprie%20mansioni.

[60] twitter.com/insideoverita/status/1768987369972134210

[61] www.savethechildren.it/blog-e-notizie/appello-contro-i-tagli-ai-finanziamenti-unrwa

[62] www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/i-fondi-bloccati-a-unrwa-gia-tagliati-nel-2023-e-bugie-sui-soldi-stanziati-per-gaza-i-dati-di-altreconomia-che-smentiscono-il-governo/7540715/

[63] Alessandro Di Battista, op. cit., pag. 84.

[64] Basti ricordare che le cinque maggiori imprese del pianeta sono statunitensi - Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Northrop Grumman, Boeing e General Dynamics- seguite al sesto posto dalla britannica BAE Systems, guarda caso la seconda nazione più attiva nel fomentare la conflittualità in Ucraina.

[65] www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/232-crisi/88702-muore-madeleine-albright-la-segretaria-di-stato-usa-che-giustificava-le-morti-in-iraq.html

[66] www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_lobby_israeliana_e_gli_stati_uniti_damerica/49440_51292/

[67] www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/01/spese-militari-il-discorso-dimenticato-del-presidente-eisenhower/934026/#:~:text=%E2%80%9CNel%20governo%20%E2%80%93%20disse%20%E2%80%93%20dobbiamo,in%20pericolo%20la%20nostra%20democrazia.

[68] The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy, di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt

[69] Sulle responsabilità dell’Occidente, vi consigliamo questo articolo di Alberto Bradanini, ex ambasciatore d’Italia a Pechino e Teheran: www.lafionda.org/2023/10/19/alberto-bradanini-il-ritorno-di-gaza-al-medioevo-israele-e-il-sostegno-delloccidente-ai-crimini-contro-lumanita/

[70] it.euronews.com/my-europe/2024/01/11/quanti-paesi-dellue-riconoscono-lo-stato-palestinese

[71] valori.it/ricostruzione-ucraina/

[72] www.invictapalestina.org/archives/49797#:~:text=Cos'%C3%A8%20Gaza%20Marine%3F,acque%20territoriali%20palestinesi%20e%20israeliane.

[73] ilsicilia.it/limportanza-storica-di-giovanni-falcone-il-metodo-follow-the-money/

[74] Il caso della Libia del post Gheddafi è emblematico.

[75] www.avvenire.it/attualita/pagine/il-profitto-delle-guerre-editoriale

[76] www.instagram.com/eye.on.palestine/

[77] www.ampalestine.org/media/media-room/statements/dehumanization-through-propaganda-breeds-hate-crimes

[78] Magari qualcuno ricorda ancora le parole dell’ex ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, quando disse su un canale mainstream che l’obiettivo finale era la distruzione di Gaza, indicata come “male assoluto” (www.youtube.com/watch?v=luz1jnI6OIk)

[79]

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