Fubini nuovo portavoce del "sovranismo dei cretini"

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Fubini nuovo portavoce del "sovranismo dei cretini"

Il sovranismo dei cretini. 

Si scandalizza Fubini - sul Corriere di oggi - perché l’India ha bloccato le esportazioni di vaccini e prodotti essenziali alla sua produzione e alla salute di “noi europei”. 

Si duole Fubini per la fragilità delle catene globali del valore da cui dipendiamo “perché così abbiamo scelto noi stessi europei nella nostra miopia”. 

Ci ammonisce Fubini sostenendo che “dobbiamo essere disposti rischiare i nostri soldi investendo in ricerca e sviluppo”. 

Si meraviglia Fubini del fatto che Trump e Boris Johnson abbiano impiegato decine di miliardi di dollari nella produzione vaccinale. E noi no. 

Si pone domande scomode Fubini sul “perché non abbiamo sviluppato vaccini nostri”. 

In buona sostanza, quindi, Fubini si mette a ragionare esattamente come chiunque difenda il primato dello Stato in economia e la necessità che esso indirizzi le politiche industriali e produttive. 

Diventando il portavoce del sovranismo dei cretini. 

Sia perché si pone gli stessi obiettivi che demonizza da anni, soltanto declinati su una scala più grande, quella europea. Sia perché finge di non sapere che Leuropa non è uno Stato. E mai lo sarà perché fondata su differenze millenarie e rapporti di forza non aggirabili. 

E tutto questo nella sola speranza di farla franca.

E no caro Fubini. Non è così che funziona.

Perché se iMercati™ sono la panacea di tutti i mali allora vi li tenete anche quando allocano le risorse lì dove è più conveniente. E ti lasciano col culo per terra. 

Il disastro della gestione vaccinale dell’Ue, infatti, viene da molto lontano. Da quando si è deciso (per legge) che le aziende potevano spostare le produzioni lì dove fosse più economico. Da quando si è difeso il principio - tutto ideologico e per nulla scientifico - che investire risorse pubbliche sui piani industriali era illecito. Da quando si è scelto di credere che il mercato fosse il luogo migliore per gestire il fabbisogno dei popoli.

Adesso è troppo comodo dare tutta la colpa alla scelta di non “pagare di più per ciò che ci serve”.

L’arretratezza europea e il suo ruolo di terzista non sono da tempo un mistero. Almeno per quanti hanno avuto l’onestà intellettuale di denunciarlo, anche a costo di perdere amici e rendite di posizione.

Una condizione, fra l’altro, non circoscritta alla farmaceutica, ma che riguarda l’intero apparato produttivo. Dalle tecnologie strategiche come il 5G alle infrastrutture, che è figlia di una logica molto precisa.  

Tutto questo, infatti, accadeva mentre per anni lui e i suoi colleghi pappagalli demonizzavano il “sovranismo” e - in tempi più recenti - dipingevano Trump come un dittatore pazzo e Boris Johnson come un imbecille inadeguato. Gente che i soldi sul tavolo li metteva per davvero. E pure tanti. Dimostrandosi molto più lucidi e lungimiranti di quei criceti delle istituzioni europee e nazionali che Fubini stesso ha sempre santificato. Nonostante ben sapesse che Leuropa non potesse fare altrettanto. Strutturalmente. Perché costruita appositamente per non poterlo fare.

La pluri-decennale mancanza di investimenti europei, infatti, non è mica caduta dal cielo. È figlia primogenita di una scelta politica. Insensati parametri di bilancio, criminali tagli della spesa, dogmatica concezione del debito pubblico assunto ad unico termometro della salute di uno Stato, eccetera eccetera. 

Questo è. Le cose non è che capitano. 

Si verificano a causa delle decisioni che sono venute prima e che quelli come lui hanno sempre non soltanto difeso. Ma propugnato e sostenuto a spada tratta come fossero verità bibliche. Al punto da nascondere i dati della mortalità infantile in Grecia (come ammesso da lui stesso) per non turbare l’opinione pubblica. E non smascherare pubblicamente le politiche omicide dell’Unione Europa aggiungo io. 

L’unica verità in questa abiura tanto grottesca quanto tardiva sta nella conclusione, “se la pandemia fosse una guerra, noi europei la staremmo perdendo.” Giusto. 

Ma per vincere le guerre c’è bisogno di prepararsi per tempo a combatterle, servono generali capaci e una stampa che remi dalla stessa parte. Fubini e la manica di cialtroni come lui invece hanno fatto l’esatto contrario. Per anni. E adesso belano impauriti nella speranza di non finire prigionieri del nemico.

Antonio Di Siena

Antonio Di Siena

Direttore editoriale della LAD edizioni. Avvocato, blogger e autore di "Memorandum. Una moderna tragedia greca" 

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