Fu Bergoglio il primo a censurare L’Urlo
Nel dicembre 2018, sulla spinta del clamore che, comunque sotto traccia, stavano producendo i messaggi vocali che direttamente ricevevo via internet dai migranti-schiavi intrappolati in Libia e che caricavo online nel podcast “Exodus - fuga dalla Libia”, persone stimate decisero di farmi da tramite perché questo materiale finisse sotto lo sguardo e l’ascolto di qualche responsabile vaticano (la sinistra immigrazionista in quella fase ancora si interrogava smarrita come conciliare la loro narrazione fiabesca con i messaggi nudi e crudi che ricevevo e pubblicavo).
Così ebbi un incontro personale con mons. Paolo Lojudice, allora vescovo ausiliare di Roma, ora arcivescovo di Siena. L’incontro avvenne presso gli uffici della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. In una stanza ci sedemmo. Esposi la genesi della ricerca che stavo compiendo e il nocciolo del messaggio che i migranti-schiavi in Libia ci consegnavano attraverso quei messaggi.
Il prelato rimase esterrefatto, preoccupato, confuso.
Ascoltammo insieme alcuni minuti della viva voce dei migranti-schiavi in Libia.
Poi ci alzammo, salutammo.
Rimanemmo di sentirci via mail dopo avergli messo a disposizione l’intero lavoro e tutti i messaggi integrali ricevuti, tramite link per l’ascolto online. E’ lecito pensare che in Vaticano non sia stato l’unico ad ascoltarseli (https://www.youtube.com/@
Da allora, non ho mai più ricevuto comunicazioni dal monsignore.
In quei messaggi che ascoltammo insieme, i migranti-schiavi in Libia sostenevano due ragioni chiare e intuitive, smentendo però le narrazioni fiabesche che il papato di Bergoglio aveva contribuito a far circolare, a cominciare dalla prima visita a Lampedusa nel luglio 2013 all’indomani della sua elezione. Le due ragioni erano: “siamo stati ingannati dalle mafie”, “liberateci e lasciateci tornare a casa”.
Eppure era la loro viva voce. Non di uno. Di centinaia di loro.
Era la voce degli ultimi degli ultimi, quelli che non ricadono nemmeno sotto la grazia della misericordia cristiana perché non chiedono l’elemosina di essere accolti, chiedono la dignità di poter ritornare nel loro Paese. E pertanto andavano censurati.
Il papato di Bergoglio prese così una decisione quel giorno di fronte al mio lavoro.
Le narrazioni fiabesche non potevano essere messe in discussione dalla viva voce dei migranti-schiavi in Libia.
Quel giorno cominciò la censura dell’Urlo. Quel giorno partì l’ordine di scuderia.
Non è un caso (come da foto), che colui che produsse materialmente l’interruzione in sala della proiezione del film “L’Urlo” al Festival dei diritti umani di Napoli il 25 novembre 2022 fu proprio tale Beppe Caccia, il secondo da destra nell’allegra compagnia di Mediterranea che riceveva la visita di Bergoglio.
Ogni ideologia ha bisogno dei suoi scagnozzi che la impongano sugli altri.
Ora, il cardinale mons. Paolo Lojudice è un tenace propagatore di queste narrazioni fiabesche e grande sostenitore dello schiavismo mascherato da carità cristiana. Così negli anni si è espresso:
“Il fenomeno dei flussi migratori continua ad essere una grave fonte di preoccupazione e purtroppo non riusciamo ad uscire dall’idea che le migrazioni non sono solo un problema. In realtà, potrebbero essere una risorsa se gestite in un maniera diversa e soprattutto in modo più collaborativo al livello europeo”.
E ancora: “È necessario passare dalla migrazione come emergenza alla migrazione come fenomeno strutturale”.
Oppure: “Come ricorda il Vangelo, capitolo 16 di Luca, ci sono i figli delle tenebre e i figli della luce: i primi sono stati più abili dei secondi. Non dobbiamo essere ingenui, dobbiamo continuare a fare una mediazione culturale seria su questi temi”.
I mezzi della “mediazione culturale” qui sottaciuti sono: la censura e la propagazione di narrazioni fiabesche.
Nel giro di 2 settimane si terrà il conclave per eleggere il prossimo papa.
Non so come andrà a finire, ma sicuramente so per chi il cardinale mons. Paolo Lojudice certamente non darà il proprio voto.
Si tratta di mons. Robert Sarah, africano, guineano, cardinale e arcivescovo.
In questi ultimi anni, da africano, ha con forza ribadito i seguenti concetti, perfettamente in sintonia con i messaggi vocali ricevuti dai migranti-schiavi in Libia contenuti nell’Urlo:
“Promuovere l'immigrazione è un errore. C'è un triplice tradimento in Africa e Medio Oriente, perché vengono derubati della loro ricchezza, del loro potenziale di sviluppo, delle loro capacità intellettuali e delle loro forze. In secondo luogo, non fermiamo i trafficanti di vite umane, i contrabbandieri che imbarcano centinaia e centinaia di persone e le annegano in mare: è un crimine”.
Esattamente. Il crimine è, a monte, imbarcare quei ragazzini su gommoni sgonfi che mai raggiungeranno senza salvataggio le coste italiane. Altro che “legge del mare”. Esattamente come denunciato dai migranti-schiavi nell’Urlo.
“Quindi, a queste persone viene fatto credere che quando arrivano qui, hanno El Dorado e il paradiso in terra. Sono bloccati in un campo, non sono ben accolti e non hanno lavoro. Non puoi ricevere tutti in Occidente, quindi promuovere l'immigrazione è un'idea sbagliata. Spesso la Bibbia è usata per dire che Gesù Cristo emigrò in Egitto, ma Gesù Cristo emigrò perché era stato minacciato da Erode, ma poi tornò a casa. Il popolo ebraico è stato più volte esiliato in Mesopotamia, ma è tornato a casa. Tutti sono felici a casa propria. Se davvero vogliamo aiutare queste persone, non è ricevendole in condizioni disumane. Piuttosto, aiutiamoli a svilupparsi da loro, ad essere felici a casa. Questo non è razzismo, vogliamo aiutarli a prosperare a casa. La Chiesa non ha i mezzi per accoglierli né i luoghi dove metterli, ma ci si sente bene a promuovere questo”.
Il cardinale aggiunge:
“La mia visione personale è che ognuno si realizzi nella propria casa in modo equilibrato, culturalmente, religiosamente, e così contribuisca a rendere felice il proprio Paese, il proprio continente. Nessuno sarà in grado di sviluppare l'Africa al posto degli africani. Certo, dobbiamo esercitare la carità, ma la Chiesa deve riflettere: la carità non consiste nel ridurre qualcuno all'elemosina, all'indegnità. Un uomo è degno quando si guadagna da vivere da solo”.
Riguardo cosa sia oggi la migrazione dall’Africa, così lucidamente descritta dalle centinaia di migranti-schiavi che parlano nell’Urlo, al punto da avermi allora spinto ad accompagnare la parola “migrante” alla parola “schiavo”, il cardinale afferma:
“Questa immigrazione è come una seconda schiavitù, li accogliamo in nord Africa, li imbarchiamo così, pagano cara la morte in mare, arrivati qui non hanno lavoro. Come vuoi promuovere la dignità di un uomo così? Bisogna pensarci, l'immigrazione è un fenomeno che è sempre esistito ma non come è oggi. È meglio aiutare le persone a prosperare nella loro cultura piuttosto che incoraggiarle a venire in Europa in uno stato di degrado. È una falsa esegesi usare la Parola di Dio per valorizzare la migrazione”.
Le stesse parole, gli stessi concetti, la stessa visione è contenuta nell’opera di Hervé N’Dri, autore del libro “Come Drogba mi ha salvato - migrante divenuto schiavo”, pubblicato di recente da LAD edizioni e ordinabile a questo link: https://www.ladedizioni.it/
Il grido di dignità che parte dall’Africa di cui mons. Robert Sarah si fa portavoce è perentorio:
“Tutti i migranti che arrivano in Europa sono senza un soldo, senza lavoro, senza dignità... Questo è ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può cooperare con questa nuova forma di schiavitù diventata migrazione di massa”.
Secondo mons. Robert Sarah “l'Africa potrebbe diventare la punta di lancia della Chiesa nella sua opposizione alla decadenza occidentale”.
E come?
“Per quel che riguarda il mio continente voglio denunciare con forza una volontà d'imporre dei falsi valori utilizzando argomenti politici e finanziari. In alcuni Paesi africani sono stati creati ministeri dedicati alla teoria del gender in cambio di sostegno economico! Queste politiche sono tanto più odiose in quanto la maggior parte delle popolazioni africane è senza difesa, alla mercé d'ideologi occidentali fanatici”.
Altro?
“Non è la prima volta che il mondo conosce un'epidemia, abbiamo conosciuto epidemie forse gravi come quella che stiamo vivendo oggi, ma non abbiamo mai chiuso le chiese, non abbiamo mai vietato la Messa. In Africa abbiamo epidemie molto più gravi del Covid, come l'Ebola, e le chiese non sono mai state chiuse. Non so perché sia stata presa questa decisione”.
Il voto al conclave è segreto, ma noi abbiamo già almeno un nome di chi non voterà per l’elezione al soglio pontificio di mons. Robert Sarah. Il suo nome è mons. Paolo Lojudice.