"Casa dolce casa". La propaganda senza limiti per lo "smarworking"
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Le case non sono tutte uguali. Limitarsi ad affermare il principio di eguaglianza significa di fatto votarsi alle diseguaglianze e all'ingiustizia.
Le diseguaglianze non sono "statiche", soprattutto quando le parti in causa hanno forza differente: se ti limiti a guardare o a enunciare un principio, la diseguaglianza si accentua e la parte debole lo sarà ancora di più fino a soccombere.
Ecco perché si dice che il diritto del lavoro sia un diritto "diseguale" (più di altri!): perché interviene attivamente mettendo in campo azioni diseguali, protettive dei deboli. O quantomeno così dovrebbe essere e così era un tempo.
La logica risponde al secondo comma dell'art. 3 della Costituzione che pone in capo alla Repubblica l'obbligo di rimuovere gli ostacoli alla eguaglianza dei lavoratori.
Riconoscere a tutti il diritto di lavorare da casa è un enunciato, un principio statico. Le case delle persone sono molto diverse tra loro e dunque le condizioni di lavoro. Ci sono ville con giardino e monolocali in condomini affollato. Ci sono single nei loft e famiglie numerose in un seminterrato.
Non fare nulla, limitandosi ad esprimere un principio, è assolutamente inadeguato. Le diseguaglianze prevarranno e l'ingiustizia sarà il nuovo "diritto", la nuova regola (mica tanto nuovi, purtroppo). CONTRO LO SMART WORKING: https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442