Carlo Freccero: "Ora dobbiamo rompere il muro di 'verità ufficiali' edificato in questi anni"
Riceviamo e pubblichiamo quest'intervista di Carlo Freccero a La Nuova Bussola in cui presenta la Commissione Dubbio e Precauzione (DuPre), creata circa un mese fa e di cui è stato nominato portavoce.
di Luca Marcolivio - La Nuova Bussola Quotidiana
Non tanto un’iniziativa politica, né un gruppo di pressione ma, in primo luogo, un progetto di controinformazione. La Commissione Dubbio e Precauzione (DuPre), formatasi un mese fa a Torino, ha uno dei suoi uomini di punta in Carlo Freccero. L’ex direttore di RaiDue è nella rara e privilegiata condizione di poter dire tutto quello che pensa. Il potere, Freccero lo conosce dal suo interno ma, al tempo stesso, è un uomo di cultura, sostenuto da letture difficilmente ascrivibili a un sottobosco “complottista”. Alla Nuova Bussola Quotidiana, Freccero ha spiegato perché il “Grande Reset” non è un mito ma un progetto reale e perché l’obbligo vaccinale sarebbe uno sfregio alla Costituzione.
Dottor Freccero, qual è la sua opinione riguardo ai decreti-legge emanati durante le feste natalizie?
Ci sono alcune evidenze che suscitano una serie di domande. La prima riguarda la legittimità di un decreto-legge emanato in spregio alla Costituzione e agli accordi internazionali. Il professor Giorgio Agamben, nella sua audizione al Senato, aveva fatto notare che un obbligo vaccinale, sarebbe in palese violazione del Codice di Norimberga. Seconda osservazione: il ricorso al decreto-legge, anziché ad una legge ordinaria, è giustificato solo dall’urgenza. Cosa c’è di urgente in un’imposizione che fissa l’obbligo al quindicesimo giorno del mese successivo? Dov’è l’urgenza che autorizza il decreto-legge in sostituzione di una legge discussa in parlamento? Ulteriore elemento perplessità è suscitato dal fatto che l’art. 32 della Costituzione recita: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Qui ci viene in aiuto, inaspettatamente, il virologo Andrea Crisanti, che aveva definito l’obbligo vaccinale una “follia anticostituzionale”. Credo che Crisanti si riferisse alla sentenza della Corte Costituzionale del 2018, secondo la quale lo Stato può imporre la vaccinazione per il bene collettivo sancito dallo stesso art. 32. Gli attuali vaccini, però, ha spiegato Crisanti, non producono immunità. Al contrario, sembrano contribuire alla diffusione della malattia. Al limite, sono in grado di alleggerire il decorso della malattia: si tratterebbe, quindi, di farmaci e non di vaccini.
Sulla commissione DuPre, di cui Lei è stato nominato portavoce, la stampa mainstream ha parlato in termini piuttosto discordanti. È un soggetto di ispirazione meramente culturale o potrebbe diventare anche politico?
Per adesso il problema centrale, almeno dal mio punto di vista, è la controinformazione, o meglio, l’informazione reale. Siamo arrivati a livelli mai visti di contraffazione della realtà. Farò solo l’esempio più recente: il Codacons ha minacciato di denunciare per procurato allarme il Presidente del Consiglio, qualora non provveda a rettificare i dati – tra l’altro in contrasto con i dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità – per cui ricovero e mortalità riguarderebbero in prevalenza i non vaccinati, mentre ci sono inquietanti evidenze del contrario. L’impressione che se ne trae è che le notizie messe in circolazione non abbiano nessun legame con la realtà, ma piuttosto con l’obiettivo da conseguire: la vaccinazione dell’intera popolazione.
Tra gli obiettivi della DuPre c’è anche quello di offrire una leadership e un punto di riferimento a quella parte di popolazione che non si riconosce nel “nuovo ordine sanitario”?
Non posso rispondere per tutti. Per quanto mi riguarda, data anche la mia formazione nell’ambito della comunicazione, quello che mi interessa è rompere il muro di “verità ufficiali” edificato in questi anni dal governo e dagli obiettivi internazionali che lo ispirano, come il Great Reset. Più che creare una leadership, io vorrei fornire una “cassetta degli attrezzi” per contrastare il “nuovo ordine sanitario”. Moltissimi cittadini, a causa del digital divide sono obbligati ad informarsi dalla televisione, essendo tecnicamente incapaci di svolgere una ricerca autonoma su Internet. Non che Internet sia esente dalla censura, che, al contrario, in questi due anni, attraverso i “fact checker” (figure tutt’altro che indipendenti), si è espressa in maniera assolutamente visibile. Il movente è l’intreccio di partecipazioni azionarie tra i grandi fondi di investimento come Vanguard e BlackRock, le case farmaceutiche produttrici di vaccini e la proprietà dei social stessi. Ma la gente ignora tutto questo. Se è vero che il potere controlla tutti noi, è altrettanto vero che anche noi, armati degli strumenti giusti, possiamo controllare il potere attraverso quelle tracce che il potere lascia involontariamente: mail private, reportages, telefonate registrate, documenti più o meno occulti.
Più in generale, dove finisce l’emergenza sanitaria e dove inizia l’emergenza democratica?
Qualsiasi cosa dicessi, verrei tacciato, a questo punto, di cospirazionismo. Farò quindi rispondere per me l’artefice del Great Reset, Klaus Schwab, attraverso le parole del suo libro Covid 19: The Great Reset, dedicato alla pandemia. L’emergenza sanitaria è un’occasione imperdibile per realizzare un nuovo sistema politico le cui scelte non possono competere, come nelle democrazie, ai cittadini, ma solo alla sedicente scienza: “Voi l’avete capito – scrive Schwab – dovremmo approfittare di questa occasione senza precedenti per re-immaginare il nostro mondo al fine di renderlo migliore e più resiliente finché non riapparirà dall’altro lato di questa crisi”. È nota, poi, la citazione di Jacques Attali sull’uso della pandemia a fini politici. Consapevole dell’importanza rivestita delle pratiche sanitarie nell’organizzazione politica dello stato, in un’intervista all’Express del 3 maggio 2009, Attali dice: “Una piccola pandemia permetterà di instaurare un governo mondiale”. Il grande teorico della pandemia come sistema di governo rimane comunque Patrick Zylberman, autore del libro Temp?tes microbiennes: Essai sur la politique de sécurité sanitaire dans le monde transattantiques (Gallinard, 2013). Secondo Zylberman, l’emergenza sanitaria permetteva la creazione di un dispositivo capace di rendere il corpo della cittadinanza completamente asservito ai dettami dello Stato, in nome di valori come l’altruismo ed il senso di responsabilità. Non a caso, egoismo e irresponsabilità sono tuttora le accuse con cui vengono aggrediti i “no-vax” nei talk show e nei confronti pubblici. Il diritto alla salute viene sostituito dall’obbligo alla salute in nome del bene collettivo. In pratica, il richiamo alla salute pubblica permette di instaurare una forma di regime autoritario che non ammette contraddizione e che, se non venisse ammantato di buoni propositi, genererebbe un violento dissenso.
Luc Montagnier: un profeta inascoltato?
Ho vissuto otto anni in Francia e sono consapevole di quanto la figura di Montagnier sia venerata – o almeno lo era sino alla pandemia – come una grande gloria nazionale. Ho appreso che Montagnier avrebbe citato per danni Matteo Bassetti per averlo definito un “vecchio rincoglionito”. È intollerabile. Qualunque sia la nostra opinione, non abbiamo il diritto di offendere l’avversario. Il fatto che oggi ciò succeda ci suggerisce che siamo in un regime e chi accusa l’avversario si sente le spalle coperte da una “verità di Stato”. Chi segue la televisione pensa che i virologi che si esibiscono nelle varie trasmissioni, siano il massimo che c’è perché la televisione li rende visibili. Gli scienziati però sono abituati a documentarsi sull’attendibilità dei colleghi su apposite graduatorie “X Index”, costruite su successi professionali, pubblicazioni, contributi originali. Molti “no-vax” sono ai massimi livelli, come Didier Raoult che raggiunge quasi il limite massimo di duecento punti. Montagnier, quindi, nel bene o nel male, è un premio Nobel. Prima del suo intervento sul Covid, Wikipedia gli riserva una pagina di entusiastici complimenti. Subito dopo, è diventato discusso e discutibile, a riprova del fatto che attualmente l’informazione disinforma ed è sempre strumentale al sistema. Anche per questo, fare vera informazione è oggi la miglior forma di resistenza.