La sconvolgente frase di Netanyahu e la più grande tragedia del nostro secolo

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La sconvolgente frase di Netanyahu e la più grande tragedia del nostro secolo

 

di Paolo Desogus*

 

Perdonatemi se torno sulla frase di Netanyahu pronunciata ieri dopo l'attacco al Libano: “Faremo del male a chiunque ce ne fa”. Non so cosa ne pensate, ma io la trovo sconvolgente, effetto di una pulsione alla barbarie micidiale. È veramente accettabile che il nostro paese e l'Europa siano alleati di uno stato che pratica esplicitamente la vendetta come strumento militare e politico? I discorsi che ripudiano la violenza in tutte le sue forme sono certamente ingenui. Ma quando il capo di uno stato fa appello alla vendetta e all'uso della violenza per il semplice scopo di restituire il male subito e non per uno scopo politico, per una strategia, non siamo di fronte a qualcosa di terribile? Non stiamo assistendo a una frana spirituale che porta al nichilismo più feroce, al male per il male? Non è stata superata abbondantemente la linea che distingue ciò che è accettabile dall'orrore, dall'inaccettabile?

Senza contare poi che la violenza che Israele intende restituire è il realtà il primo a compierla. Il Libano ieri non ha attaccato. È stato aggredito e ha risposto come può, con una tecnologia militare che Israele ha contenuto senza danni. Non solo dunque la vendetta, non solo la menzogna del danno subito, ma anche la sproporzione dei mezzi, la diseguaglianza abissale tra uno stato militarmente ipertecnologico, sostenuto apertamente dalla maggiore potenza mondiale e uno stato come il Libano, prostrato da anni e anni di attacchi e di inoculazione dell'odio, i cui frutti sono oggi impiegati come giustificazione alla violenza e alla rappresaglia.

Un'ultima questione: “Faremo del male a chiunque ce ne fa”, ma che cosa vuol dire? Se dei gruppi terroristici germogliati in un clima d'odio e di disperazione compiono degli attentati, perché deve pagare la popolazione civile? E poi quanto deve pagare? Israele ha subito un attentato terroristico che ha provocato la morte di circa 1300 persone. Il male restituito ha prodotto più di 40mila morti, 200mila feriti, quasi due milioni di sfollati, la metà delle case distrutte. Questa non è vendetta, questa è violenza ingiustificata allo stato puro.

Tutto questo cosa c'entra con la nostra cultura? Cosa c'entra con la maturazione politica che dopo i grandi orrori (l'antisemitismo è un fatto eminentemente europeo, non arabo) abbiamo faticosamente compiuto? 

Forse non è chiaro che quella di Gaza è la più grande tragedia del nostro secolo. Non è chiaro che chi sopravviverà in quei territori devastati, dopo aver perso un parente, un amico, dopo aver visto crollare la propria casa sotto i bombardamenti, dopo essere stato umiliato maturerà un odio mortale. E del resto perché non dovrebbero odiarci?

*Post Facebook del 26 agosto 2024

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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