Repubblica e piccoli imprenditori: dove sta il (vero) neo-fascismo?
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Casa Pound trova spazio nelle realtà sociali in cui latitano le organizzazioni politiche, sindacali e di categoria, ovvero negli spazi in cui si coagulano istanze sociali e interessi che non trovano rappresentanza e mediazione nelle istituzioni democratiche. Riguardo dunque alla manifestazione di ieri, invece di scandalizzarci perché hanno sventolato le bandiere di questa organizzazione neofascista da barzelletta, utile solo a ringalluzzire i finti antifascisti, bisognerebbe interrogarsi sulle ragioni politiche e sociali che giustificano la sua esistenza. Ripeto, le ragioni politiche e sociali, non le ragioni di diritto, che per quanto importanti sono sempre più un alibi per non agire, per non spingersi a una più complessa e meno conformista analisi della società.
Per non cadere nel ridicolo degli stessi membri di Casa Pound, l'antifascismo deve rivolgersi non contro il folklore del ventennio, ma contro le cause economiche e sociali che generano pulsioni autoritarie e razziste.
Infine, lasciatemi dire che, certo, chi aspira alla giustizia sociale, alla ridistribuzione verso il basso della ricchezza e al diritto del lavoro, può non nutrire particolare solidarietà verso i piccoli imprenditori e i commercianti. A me pare un atteggiamento un po' miope, nonché carente sul piano strategico. In ogni caso non giustifica i titoli di Repubblica. Bollare in blocco piccoli imprenditori e commercianti come evasori fiscali e squalificarli per qualche sporca bandiera, sebbene avessero manifestato legittimamente e in pieno diritto costituzionale per la propria condizione, è da miserabili, è da veri neofascisti.