La guerra commerciale Usa-Cina si sposta sulle terre rare: allarme per la difesa occidentale
La rinnovata tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina sta mettendo a dura prova le catene globali di approvvigionamento, con ripercussioni potenzialmente gravi per il settore della difesa occidentale. Secondo quanto riportato dal Financial Times, le imprese occidentali temono che le nuove restrizioni imposte da Pechino sulle esportazioni di terre rare e magneti possano causare ritardi nella produzione di armamenti e innalzare significativamente i costi.
Il braccio di ferro è esploso la scorsa settimana, quando la Cina ha annunciato un inasprimento dei controlli sulle esportazioni di materiali strategici, in risposta alle restrizioni statunitensi sui chip di ultima generazione, che bloccano l’accesso delle aziende cinesi a tecnologie avanzate. Pechino, che domina la filiera globale delle terre rare – processando circa il 90% del materiale e producendo oltre il 90% dei magneti permanenti – ha introdotto nuove regole che obbligano le imprese straniere a ottenere autorizzazioni specifiche per esportare magneti contenenti anche minime quantità di terre rare di provenienza cinese. In aggiunta, saranno limitati lo scambio di materiali e la condivisione di informazioni tecniche con entità estere.
La mossa cinese ha colto impreparati diversi settori industriali occidentali, in particolare quello della difesa, dove le terre rare sono componenti essenziali per tecnologie avanzate. Caccia come l’F-35, missili Tomahawk, sistemi radar e droni dipendono in larga misura da questi materiali. Alcuni dirigenti del comparto hanno espresso preoccupazione per possibili interruzioni nella produzione e per il rischio di rincari, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni per accumulare scorte e diversificare le fonti di approvvigionamento.
L’azienda statunitense ePropelled, specializzata in motori per droni, ha avvertito che i ritardi e l’aumento dei costi potrebbero costringere a riprogettare interi sistemi o a ricorrere a fornitori alternativi, con conseguenze economiche rilevanti. Anche l’ASD, l’associazione europea dell’aerospazio e della difesa, ha sottolineato l’urgenza di rafforzare le catene di fornitura del Vecchio Continente e di ridurre la dipendenza da minerali critici controllati da un unico attore globale.
Gli Stati Uniti non sono rimasti inerti. Donald Trump ha minacciato di imporre dazi aggiuntivi del 100% sulle importazioni dalla Cina, segnalando una possibile escalation della guerra commerciale. Intanto, grandi aziende del settore difesa stanno cercando di correre ai ripari. Northrop Grumman, ad esempio, ha dichiarato di aver “aumentato proattivamente” le scorte di metalli minori e terre rare, anticipando il rischio di strozzature future.
La posta in gioco è alta: Pechino ha già fatto sapere che, se Washington sceglierà la via dello scontro, la Cina “lo porterà fino in fondo”. In questo contesto, la sicurezza delle forniture di materie prime strategiche diventa non solo una questione economica, ma un nodo cruciale per la sovranità tecnologica e militare dell’Occidente.

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