La Corsica in fiamme dopo l'aggressione in carcere all'indipendentista Yvan Colonna

La Corsica in fiamme dopo l'aggressione in carcere all'indipendentista Yvan Colonna

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di Tommaso Minotti

 

Le notizie della Russia stanno giustamente monopolizzando l’opinione pubblica ma sono giorni ricchi di eventi in tutto il mondo. Avevamo già trattato la rinascita, ancora embrionale, dell’indipendentismo corso (https://unaltropuntodivista.altervista.org/il-ritorno-del-flnc/, articolo che si trova anche su Osservatorio Globalizzazione https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/indipendentismo-agita-la-corsica/ ) ma nei giorni scorsi c’è stata un’altra potente fiammata. Il casus belli è stato il tentativo di omicidio perpetrato in carcere contro l’indipendentista Yvan Colonna. Il grave ferimento del detenuto corso ha scatenato manifestazioni di piazza in tutta l’isola. Le proteste sono state pesanti e lo Stato centrale ha fatto fatica a gestire la situazione, ancora oggi molto poco tranquilla.

Chi è Yvan Colonna?

Nato il 7 aprile 1960 ad Ajaccio da Jean-Hugues Colonna, socialista, e Cecile Riou, comunista, Colonna entra in contatto con ambienti nazionalisti vicini all’FLCN a fine anni ottanta. L’attività di Colonna per i nazionalisti corsi però non è mai stata appurata in maniera chiara. La sua stessa partecipazione all’omicidio del prefetto Erignac è oggetto di dibattito visto che lui si è sempre dichiarato innocente. Erignac fu freddato con tre colpi di arma da fuoco alla testa mentre si recava a un concerto di musica classica nel febbraio del 1998. Era stato nominato prefetto della Corsica da poco più di un anno. Colonna deve scontare l’ergastolo per questo omicidio. Arrestato nel 2003, dopo quasi quattro anni di latitanza, l’indipendentista corso è stato condannato al carcere a vita nel 2007, ergastolo trasformato in 22 anni di galera in appello. Appello ribaltato in Cassazione con il ritorno all’ergastolo. Mercoledì 2 marzo Colonna, detenuto nel carcere di Arles, è stato aggredito da un carcerato camerunese, Franck Elong Abè. Quest’ultimo sarebbe un jihadista, già passato nelle carceri afghane. L’assalto è stato particolarmente truce con un tentativo di strangolamento che ha mandato in coma Colonna. Egli si trova in condizioni stabili ma gravi in un ospedale a Marsiglia. Colonna aveva ripetutamente chiesto una riconciliazione con lo Stato francese che gli è sempre stata negata. Inoltre era tenuto particolarmente sotto osservazione dalla polizia penitenziaria ed è stata questa la miccia che ha innescato la bomba delle manifestazioni.

Le proteste

La notizia del tentativo di omicidio contro Yvan Colonna ha indignato i Corsi. Subito sono apparsi numerosissimi striscioni con la scritta “Statu francesu assassinu”. La stessa famiglia di Colonna ha chiesto una mobilitazione che però non fosse monopolizzata dai nazionalisti corsi. Colonna è sempre stato un osservato speciale in carcere ed è sembrato sospetto che potesse venir aggredito in questa maniera brutale senza che nessuno intervenisse. Questa serie di dubbi ha portato numerosissimi Corsi a scendere in piazza. Già il giorno dopo l’aggressione, nella giornata di giovedì, c’erano state le prime manifestazioni. Venerdì 250 persone si sono radunate davanti alla prefettura di Ajaccio scandendo canti indipendentisti e slogan contro lo Stato francese assassino. Davanti all’edificio governativo è stato anche appiccato un incendio, senza conseguenze. Sempre il 4 marzo, il sindacato dei lavoratori corsi ha impedito a una nave della Corsica Ferries di attraccare sull’isola. La barca trasportava poliziotti mandati sull’isola come rinforzo. L’obiettivo degli indipendentisti è parzialmente riuscito visto che alcuni gendarmi e i rispettivi veicoli sono rimasti sulla barca ferma al molo e sono successivamente tornati a Tolone. In serata i membri del movimento indipendentista Corsica Libera hanno brevemente bloccato un’altra nave che voleva attraccare a Bastia. Ci sono state anche conseguenze politiche. Marine Le Pen sarebbe dovuta essere in Corsica domenica 6 marzo per un comizio elettorale. Tuttavia la candidata di Rassemblement National ha preferito rimandare la sua visita, timorosa delle manifestazioni. Proprio domenica c’è stata una protesta con migliaia di partecipanti a Corte. Gli scontri davanti alla sottoprefettura sono stati pesanti. I timori di perdere il controllo della situazione erano ben presenti all’interno dell’esecutivo francese. L’arrivo del nuovo prefetto in Corsica, avvenuto subito dopo il tentato omicidio di Yvan Colonna, ha reso la situazione ancora più tesa. La situazione non si è calmata lunedì 7 marzo. Alle proteste di piazza si sono uniti gli scioperi di scuole superiori e università, segnale che la vicenda di Colonna ha grande presa anche sulla popolazione comune. E sono stati proprio gli studenti i protagonisti degli scontri di lunedì a Bastia. Il luogo delle proteste è sempre il solito: la prefettura, incarnazione dello Stato centralista di Parigi. Una quattordicenne è stata ferita ad Ajaccio martedì 8 marzo durante nuovi tafferugli con la polizia. Particolarmente esplosiva è stata proprio la serata dell’8. Scontri e cariche si sono susseguite a Bastia. La polizia ha fatto massiccio uso di granate stordenti a cui i manifestanti hanno risposto con le molotov. Macron e il primo ministro Jean Castex hanno cercato di alleggerire la situazione togliendo a Colonna il titolo di détenus particulièrement signalés (DPS) cioè “detenuto segnalato in maniera particolare”. Questo titolo impediva a Colonna di essere trasferito nel carcere corso di Borgo, come da lui richiesto diverse volte, in quanto non è un istituto di massima sicurezza. L’epicentro delle proteste è diventato Bastia con bombe molotov lanciate contro i poliziotti. La gendarmeria, da parte sua, ha ferito alla testa un sedicenne con un proiettile di gomma. Jean-Claude Benedetti, questo il suo nome, è stato trasportato a Marsiglia per un intervento chirurgico. Mercoledì 9 marzo la situazione era ancora esplosiva con manifestazioni e scontri ad Ajaccio, Bastia e Calvi. Solo a Bastia ci sono stati otto poliziotti feriti e 95 molotov lanciate. Qui i gendarmi sono stati costretti ad arretrare. Ma l’apice si è raggiunto ad Ajaccio con i manifestanti che sono entranti nel Palazzo di Giustizia. L’edificio è stato dato alle fiamme con i pompieri che hanno domato a fatica l’incendio. Giovedì 10 la scena più surreale si è vista ancora ad Ajaccio dove dei manifestanti hanno rubato un escavatore e lo hanno usato per distruggere una filiale di Credit Agricole. A livello politico si sono mosse le organizzazioni nazionaliste che hanno annunciato un programma unitario con tre obiettivi principali: giustizia per Yvan Colonna, rilascio dei prigionieri politici e il riconoscimento del popolo corso. Le manifestazioni sono continuate anche venerdì sera con incendi e devastazioni su tutta l’isola: Cervione, Porto Vecchio, Ajaccio, Bastia, Aleria, Calvi, Corte, Olmeto e molte altre città. Per domenica è prevista un’altra serie di cortei in varie zone dell’isola,

Conclusioni

Quali conclusioni si possono trarre dai fatti di questi giorni? Innanzitutto la consapevolezza che la Francia ha ancora un problema con la Corsica. Lo dimostra la rinascita, parziale, dell’FLNC e le enormi proteste che stanno infiammando ancora adesso l’isola mediterranea. Ciò che deve preoccupare Parigi è l’ampia partecipazione popolare, non solo di stampo nazionalista. Yvan Colonna è diventato il simbolo di molti studenti e persone comuni. Altro elemento di angoscia, per l’esecutivo francese, sono le richieste delle sigle indipendentiste corse. Soprattutto l’ultimo punto, cioè il riconoscimento del popolo corso, è abbastanza nebuloso e può voler dire molte cose. È da sottolineare l’incapacità dello Stato centrale di avviare un vero e proprio processo di pacificazione. L’intransigenza con cui Colonna è stato trattato e il successivo tentativo di omicidio hanno fatto infuriare molti corsi. È tuttavia difficile per Parigi accettare istanze autonomiste. Lo Stato francese ha scelto secoli fa la strada del centralismo e un’apertura alla Corsica sarebbe antistorica oltre che rischiosa. La paura principale è che la Corsica passi da pretese autonomiste a pretese indipendentiste, mai realmente sopite. Resta il fatto che il nazionalismo corso abbia ancora una forte presa sulla popolazione e la stessa Corsica può diventare, o forse lo è già ma non è riconosciuta, il ventre molle della Francia.

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