In Germania i media mainstream non nascondono più le proteste contro le politiche sanitarie

In Germania i media mainstream non nascondono più le proteste contro le politiche sanitarie

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Perfino il giornale mainstream Die Welt ha dovuto ammettere che in Germania non ci sono mai state proteste così massicce come quelle delle ultime settimane. Più di quelle contro la guerra in Vietnam nei ruggenti anni Sessanta o contro la minaccia nucleare a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso o ancora la guerra in Iraq che pure vide affluenze oceaniche. Il ministero degli interni comunica l’incredibile cifra di 1.046 azioni di protesta solo nello scorso dicembre, a cui hanno partecipato complessivamente 190.000 tedeschi. Soltanto nel Baden-Württemberg lo scorso lunedì ci sono state proteste in 326 località con non meno di 65.000 partecipanti. Una marea che sembra non volersi fermare.

L’entità del fenomeno e la determinazione dei suoi partecipanti, non stiamo parlando di adolescenti gender fluid che manifestano per qualcosa che non comprendono, ma di gente adulta, consapevole e soprattutto determinata ad andare fino in fondo costi quel che costi, inizia a preoccupare i piani alti. Per questo la polizia le riserva il trattamento duro, quello che si usa con i nemici dello Stato: idranti, manganelli e arresti.

La protesta contro le restrizioni dei diritti fondamentali, i divieti e le norme che di fatto discriminano il 25% dei tedeschi che non si è vaccinato sta divampando in tutta la Germania. Un fenomeno nuovo, capillare, denso e sempre più importante che è aumentato da quando il nuovo governo guidato da socialdemocratici, verdi e liberali ha imposto norme più stringenti che di fatto escludono dalla vita sociale milioni di cittadini. Non siamo ancora a livelli italiani, dove si è proclamato un regime di apartheid in cui i non vaccinati sono trattati alla stregua di cani rognosi da cacciare da ogni luogo, compreso quello di lavoro, ma poco ci manca. In Germania se non sei vaccinato non puoi fare praticamente più nulla a parte lavorare, e anche in questo caso ci pensano i solerti colleghi tri-vaccinati ad applicare sanzioni morali tipo mobbing, esclusione sociale e altre carinerie da travet che ambisce alla superiorità morale.

Il fenomeno ha impressionato la stampa mainstream che ha attaccato ferocemente i manifestanti definendoli radicali di destra e pericolosi no-vax. E che lo stupore sia grande lo confermano le parole del ministro degli interni Nancy Faeser, la stessa che poco tempo fa propose di oscurare Telegram come ultima ratio nella lotta contro le campagne d’odio, nelle quali secondo il ministro rientrano i commenti contro la campagna vaccinale del governo di Berlino. La Faeser ha lanciato un appello ai cittadini per puntualizzare che è possibile dissentire anche senza manifestare in ogni più piccola località. L’appello, che a prima vista sembrerebbe solo patetico, rivela la deriva presa dalla classe politica tedesca in fatto di diritti fondamentali, secondo cui le manifestazioni contro le scelte sanitarie del governo rappresentano un problema da debellare piuttosto che un diritto da garantire. Molti sindaci governativi hanno deciso di muoversi autonomamente proibendo le “passeggiate” di protesta nelle loro città; tuttavia, l’alta affluenza e la mancanza di un punto di concentramento specifico dei manifestanti rende il compito delle forze dell’ordine una specie di gioco del gatto e del topo.

Secondo alcuni commentatori tedeschi i manifestanti, superata la paura di essere bollati come radicali di destra, stanno acquistando sempre più fiducia in sé stessi. Soltanto lunedì scorso ci sono state manifestazioni in varie città della Turingia, a Lubecca, in una ventina di città del Meclemburgo-Pomerania Occidentale, in Sassonia e Sachsen-Anhalt, in molte città della Regione della Ruhr, e poi ancora in Baviera e Baden-Württemberg. In ognuna di queste località i partecipanti oscillavano tra le cinque e diecimila persone; cifra che dà un’idea della diffusione del fenomeno che sta assumendo le caratteristiche di un movimento di massa.

E come ogni movimento di massa che si rispetti anche questo ha i suoi martiri. Nella città di Wandlitz, nel Brandenburgo un manifestante è morto “tra le braccia della polizia”. L’espressione è dei media tedeschi che si sono subito premurati di spiegare come il cinquantatreenne Boris Pfeiffer, così si chiamava la vittima, sia deceduto molto probabilmente per un malore dopo essere stato fermato dalla polizia. Naturalmente, come per i vaccini, ogni associazione tra le due cose viene categoricamente esclusa. Le ragioni della morte le stabilirà l’autopsia già disposta dalla magistratura ma il clima, questo lo capirebbe anche l’ultimo dei piddini, inizia a farsi teso.

Che le cose si stiano complicando per la narrativa mainstream lo dimostra l’ultimo sondaggio commissionato dalla FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) all’istituto demoscopico di Allensbach. Secondo l’istituto appena il 44% dei tedeschi approverebbe le politiche sanitarie del governo, mentre a inizio 2021 erano il 78%. L’82% è dell’opinione che negli ultimi due anni la società sia peggiorata e il 73% dei tedeschi ritiene che le conseguenze sociali della pandemia siano molto più gravi di quelle economiche. Parallelamente sale la comprensione per le proteste. Ricordate l’italianissimo “andrà tutto bene” con tanto di smandolinate dai balconi in stile Mario Merola carcerato? Bene, per i tedeschi l’idillio con il governo sembra terminato, ora vediamo quanto ci mettiamo noi a svegliarci.

Edoardo   Laudisi

Edoardo Laudisi

Edoardo Laudisi (Genova, 1967) è scrittore e traduttore. Ha pubblicato il romanzo “Zenone” (2001, Prospektiva Letteraria) l’ebook “Superenalotto” (2013), il romanzo “Sniper Alley” (2015, Elison Publishing), il romanzo “Le Rovine di Babele” (2018, Bibliotheka Edizioni), il saggio “Germania anno nero” (2020 Edizioni Epokè). Laureato in economia, suoi articoli sono apparsi su numerose riviste e siti internet. 

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