Gli “squadroni della morte” agli ordini dei servizi segreti ucraini. La testimonianza di un ex agente SBU

Gli “squadroni della morte” agli ordini dei servizi segreti ucraini. La testimonianza di un ex agente SBU

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di Giovanni Bideni

 

Lo scorso 5 maggio ad Odessa si è svolta una conferenza stampa sulle violazioni dei diritti e delle libertà perpetrate dall'apparato ucraino nei confronti dei propri cittadini. Alla conferenza hanno preso parte Elena Berezhnaja, direttrice dell’Istituto per la Politica Giuridica e la Protezione Sociale, Julia Gavriliuk, avvocato, Svetlana Novichkaia, avvocato ed attivista per i diritti umani, Evgenij Vasilkevich, ex agente del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU, i servizi segreti ucraini, NdR) - in collegamento video – e Sandro Kortekaas, giornalista olandese e attivista per la difesa dei diritti umani della comunità LGBT.

Per potersi riunire, i relatori si sono visti costretti a riparare nell’ufficio dell’avvocato Julia Gavriljuk: l’edificio dove si sarebbe dovuta tenere la conferenza è stato infatti circondato dai funzionari dell'SBU : questi, secondo la testimonianza di Elena Berezhnaja, hanno minacciato di far arrivare sul posto 400 neonazisti locali per interrompere la conferenza con la forza nel caso in cui gli organizzatori avessero inteso comunque darle inizio.

Elena Berezhnaja ha aggiunto che il comportamento tenuto dall'apparato ucraino in occasione della conferenza sarà documentato dettagliatamente dagli organizzatori: tutta la documentazione sarà poi inserita nel dossier della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia sui crimini contro l’umanità commessi in Ucraina: tra questi figurano numerosi casi di detenzione illegale, sequestro e uso della tortura nei luoghi di detenzione preliminare ed in strutture detentive segrete che l'SBU (i servizi segreti ucraini, NdR) ha nella sua disponibilità.

Il materiale raccolto dalla conferenza, assieme ai rapporti stilati dall'Istituto per la Politica Giuridica e la Protezione Sociale, sarà inviato alla Commissione Europea per la lotta al razzismo e all’intolleranza: a questo proposito, Elena Berezhnaja ha aggiunto che le stesse Nazioni Unite, nei propri rapporti sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina, hanno più volte sottolineato i legami tra i servizi segreti ucraini e le formazioni neofasciste.

Elena Berezhnaja ha inoltre sottolinato che colori i quali subiscono intimidazioni e violenze da parte della polizia ucraina sono anche semplici cittadini con orientamento sessuale non tradizionale, oltre agli oppositori politici.

L'avvocato ed attivista per i diritti umani Svetlana Novickaja ha descritto dettagliatamente il trattamento ricevuto dai detenuti da parte degli agenti del SBU  (i servizi segreti ucraini, NdR), in particolare dai detenuti omosessuali: la legge ucraina garantirebbe i diritti di queste persone, ma nella pratica essa viene sistematicamente ignorata.

Secondo Svetlana Novickaja in alcune strutture detentive del paese – come il carcere “Afanaseva” di Lvov - in celle con capienza massima di 7 detenuti sono costrette a vivere 28 persone: spesso l’acqua calda manca per mesi e non vi è alcun medico disponibile. Svetlana Novickaja, citando un rapporto ONU, ha raccontato dell'omicidio di un detenuto, il cui cadavere è stato rinvenuto in un parco cittadino: secondo Svetlana Novickaja per questo crimine non sarebbe ancora stato individuato alcun responsabile.

Nel corso della conferenza, l’avvocato Julija Gavriljuk ha raccontato la vicenda di un suo assistito che ha subito violenze e minacce di morte da parte di un funzionario dell'SBU (i servizi segreti ucraini, NdR): pur essendo stato riconosciuto responsabile delle violenze, il funzionario in questione non è stato allontanato dal servizio. Secondo l'avvocato Julija Gavriljuk,  l'SBU usa sistematicamente la pratica delle intercettazioni illegali e spesso fa collocare dagli stessi agenti armi e droga appena prima o durante le perquisizioni per poter giustificare l'arresto arbitrario di oppositori politici.

Evgenij Vasilkevich, uno dei fondatori del gruppo “Femen”, ha raccontato delle violenze e delle minacce di cui è stato oggetto da parte dell'SBU (i servizi segreti ucraini, NdR) e di come, sotto minaccia di morte, si sia visto costretto ad entrare a far parte di un gruppo di 15 agenti coinvolti in attacchi ed  omicidi di oppositori politici, giornalisti, avvocati e giudici.

Secondo quanto raccontato durante la conferenza ed in altre interviste, Evgenij Vasilkevich si è trovato ad essere preso di mira dall'SBU (i servizi segreti ucraini, NdR) cominciando a scrivere articoli giornalistici sugli “squadroni della morte”: strutture clandestine organizzate e gestite dall'SBU e dedite a qualunque genere di attività illegale, quali traffico d'armi e droga, violenze, omicidi. Nel 2015, in risposta alla sue denunce, Evgenij Vasilkevich è stato accusato di essere a capo di un fantomatico gruppo di separatisti finanziati dal governo russo e arrestato con queste accuse dall'SBU, di cui aveva denunciato le enormi responsabilità.

Dopo averlo costretto a collaborare, l'SBU (i servizi segreti ucraini, NdR) avrebbe imposto ad Evgenij Vasilkevich alcuni compiti, come quello di costruire un’immagine positiva di Sergej Sternenko, uno dei volti noti del movimento neonazista ucraino a cui l'SBU avrebbe progettato la carriera politica. All’ex attivista e giornalista veniva imposto di scrivere articoli che venivano pubblicati su testate molto note, come quella di Dmitrij Gordon o il sito Cenzor.net. Di questa stessa rete faceva parte l’allora addetto stampa dell'SBU Roman Poroshenko, fuggito dal paese e ora in Svezia, così come altri cittadini di ogni estrazione sociale ed età, dai 15 ai 60 anni.

Successivamente, in relazioni a contrasti in seno all'apparato ucraino, Evgenij Vasilkevich ha avuto la possibilità di scappare dall'Ucraina: a seguito della fuga, Evgenij Vasilkevich ha trascorso diversi anni in una struttura per richiedenti asilo dei Paesi Bassi dove si trova tutt'ora in attesa della conferma dello status di rifugiato: Evgenij Vasilkevich ha potuto conclamare la propria condizione di ex agente dell'SBU alle autorità olandesi fornendo loro i documenti di cui è in possesso che  attestano il ruolo da li ricoperto. Secondo lo stesso Evgenij Vasilkevich, le lungaggini che da anni lo costringono nel limbo in cui si trova derivano in gran parte dal fatto che per alcuni governi dell'Unione Europea gli ucraini sarebbero cittadini di paese democratico.

Riguardo gli omicidi politici, l’ex agente ha parlato del coinvolgimento dello SBU nell’omicidio del giornalista Pavel Sheremet, oltre che nell’omicidio dell’avvocato Grabovskij, difensore del detenuto russo Aleksandr Aleksandrov, e della famiglia di Maksim Ljudinche. funzionario dell'SBU si era rifiutato di partecipare all’omicidio del giornalista Pavel Šheremet.  Evgenij Vasilkevich ha affermato di essere stato obbligato a partecipare all'operazione che ha portato all'omicidio dell'avvocato Yuri Grabovski. In generale, secondo le parole dell’attivista,  molti di questi omicidi sarebbero dovuti essere fatti passare per suicidi o atti terroristici. Molte persone sono state uccise e subito cremate per non poter  essere ritrovate.

Secondo Evgenij Vasilkevich, con l'inizio di Euromaidan l'SBU ha infiltrato propri agenti in ogni gruppo radicale con lo scopo di controllarne e dirigerne l’azione. Tra gli obiettivi degli agenti ci sarebbe quello di dare adito all'idea che l'Ucraina pulluli di spie russe e terroristi e favorire il processo di legalizzazione del possesso di armi di cui migliaia di paramilitari – 27000, secondo le stime di Evgenij Vasilkevich -  si trovano – illegalmente – in possesso.

La conferenza di Odessa è stata chiusa dall’intervento dell’attivista per i diritti umani olandese Sandro Kortekaas, che si è detto scioccato delle testimonianze ascoltate: Kortekaas si è chiesto se l’Olanda, che si considera amica del governo ucraino, dovrebbe cambiare atteggiamento nei confronti delle autorità di Kiev, visti i numerosi casi di violazione dei diritti umani perpetrati impunemente in Ucraina. 

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