Con Putin, what so? La storia e l’antimperialismo richiedono di non essere equidistanti

 Con Putin, what so? La storia e l’antimperialismo richiedono di non essere equidistanti

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Riceviamo e possiamo pubblicare in anteprima per la collaborazione sempre più stretta tra l'AntiDiplomatico e Cumpanis questo bellissimo editoriale del direttore Fosco Giannini

 

 

di Fosco Giannini

 

La sera del 21 febbraio ultimo scorso Putin – dopo una responsabile pazienza durata ben otto anni – ha rotto gli indugi e ha parlato. Lo ha fatto dalla televisione di Stato russa e il suo discorso ha trovato il consenso del popolo russo, ha scatenato la felicità del popolo del Donbass, ha scosso il fronte imperialista mondiale, ha provocato l’isteria degli USA e della NATO, facendo salire brividini di paura sulle schiene poco diritte delle anime belle della variegata “sinistra democratica e progressista” italiana.

È ormai dalla lunga campagna elettorale di Biden contro Trump che si è inferocita la linea bellica USA e NATO contro la Russia e la Cina. Una linea elettorale che ha subito preso, drammaticamente, corpo durante il summit del G7 in Cornovaglia, nel giugno 2021, con Biden già presidente degli USA, quando dal summit uscì un sanguinoso, febbricitante, delinquenziale progetto strategico – il Documento di Carbis Bay, sottoscritto da tutti i presenti, dagli USA al Canada, dall’intera Ue alla Gran Bretagna sino al Giappone – che chiedeva la costituzione di un vastissimo fronte mondiale (politico, economico, ma prioritariamente militare) contro la Russia e la Cina.

Da allora, quel già vasto fronte G7 con l’elmetto in testa, si è allargato e rafforzato con le nuove spinte alla guerra anti russa e anti cinese della Corea del Sud, dell’India ora reazionaria di Modi e dell’Alleanza Aukus – USA, Gran Bretagna, Australia – che subito dopo il summit in Cornovaglia ha deciso di dotare l’Australia di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare da sguinzagliare come controllo e provocazione lungo tutti i mari del sud della Cina.

La nuova e cruenta spinta di Biden ad occupare l’Ucraina per trasformarla definitivamente in un’immensa base USA e NATO dotata di missili nucleari puntati su Mosca, è conseguenza della nuova linea tutta militare nata già durante la campagna elettorale contro Trump e ratificata nel giugno 2021 in Cornovaglia.

Da gennaio 2022 ad ora si è spostato verso l’Ucraina un immenso arsenale militare USA-NATO-UE, avente il doppio compito di determinare già sul campo, prima ancora che il governo ucraino la ratifichi, l’entrata dell’Ucraina nella NATO, e di sfidare la Russia per provocarne il tanto desiderato, da questa nuova e “folle” Amministrazione Biden, intervento militare in Ucraina, al fine di trascinare l’attuale Russia nello stesso “pantano afghano” in cui scivolò l’Unione Sovietica. Attacco militare che Putin, a meno che non vi sia un attacco militare diretto dell’asse Ucraina-USA-NATO-UE contro la Russia, non contempla.

Proprio questa “tenuta” di Putin, questo rifiuto di cadere nella provocazione del fronte imperialista, questa attesa paziente del suo esercito sul versante russo del confine con l’Ucraina, ha spinto gli USA, la NATO e Kiev a spostare ed aumentare la provocazione anti russa nelle terre del Donbass.

Vi è stato, a fine gennaio 2022, lo spostamento del Battaglione Azov nel Donbass. L’“Azov” – svastica graficamente rimaneggiata sulla propria bandiera –, soprannome “Ciorny Corpus” (Corpo Nero), formato da truppe nazifasciste “speciali” organizzate, addestrate e pagate dagli USA, dalla NATO e dal governo di Kiev, si è oggi di molto rafforzato rispetto alle prime mille unità che lo costituivano nel 2014, giungendo probabilmente oggi alle 10mila unità. Questo “Corpo Nero”, già distintosi nelle brutali guerre terroristiche contro il popolo del Donbass che non accettava il colpo di Stato a Kiev e chiedeva l’indipendenza dall’’Ucraina americanizzata e fascistizzata (ricordiamo, come una liturgia nazifascista di sangue, le stragi perpetrate dall’“Azov” a Mariupol, Novoazovsk, Shakhtarsk, Ilovaisk), viene inviato a Doneskt e Lugansk sia per seminare il terrore sulla popolazione filo russa (la stragrande maggioranza), sia per combattere contro le milizie partigiane e antifasciste, che per spostare la provocazione anti russa dal confine ucraino, dove non è raccolta da Putin, al cuore del Donbass.

Nel febbraio 2022, per aumentare la provocazione anti russa e in conseguenza della frustrazione americano-ucraina per il mancato intervento militare di Putin sul fronte ucraino, viene inviato nel Donbass anche l’esercito di Kiev, quasi fascistizzato quanto il Battaglione “Azov”.

È in questo contesto che, nelle ultime settimane, iniziano gli atti terroristici, condotti dall’asse Battaglione “Azov”/esercito ucraino, contro le strutture, le infrastrutture e contro le popolazioni filo russe del Donbass.

Il 17 febbraio “l’asse nero” bombarda un asilo a Stanitsa Luganska, villaggio nei pressi di Lugansk, ferendo due insegnanti. Naturalmente, la propaganda americana alla Goebbels, ancora con la “pistola fumante” irachena in mano, incolpa gli antifascisti, coloro che governano ora il Donbass e che nessun interesse avrebbero a bombardare quel loro popolo che col 95% dei "SI" ha fatto passare il referendum per il distacco da Kiev e il ritorno nella Federazione Russa.

Il 19 febbraio lo stesso asse filo americano provoca una potente esplosione nel centro di Donetsk, nei pressi, non casualmente, degli uffici del governo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk.

Nel terrore disseminato dagli uomini neri dell’“Azov” inizia la fuga verso la Russia del popolo del Donbass. Già nell’ultima parte di febbraio circa 50 mila persone passano il confine per ripararsi in Russia.

È in questo contesto segnato dal dilagante terrorismo fascista ucraino-americano, segnato dalla paura del popolo del Donbass, dalla richiesta sempre più forte proveniente dai governi delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk e dalle stesse popolazioni delle due Repubbliche – non solo ora di nuovo terrorizzate, ma stanche degli otto, lunghissimi anni di guerra imposta da Kiev, dagli USA e dalla NATO – è in questo contesto che Putin decide di riconoscere, nel suo discorso alla televisione nazionale russa del 21 febbraio, l’indipendenza del Donbass dall’Ucraina.

Ha dichiarato il compagno Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista, in relazione alla scelta compiuta da Putin: “Nessuno lo dice ma il riconoscimento delle Repubbliche Popolari del Donbass russo da parte di Putin è una mossa per la pace. Adesso bisogna vedere se l’Ucraina (o meglio i loro consiglieri militari americani) avrà l’ardire di attaccare direttamente un lembo di terra russa. Cosa che, invece, avrebbe certamente fatto se lo status delle due repubbliche fosse stato solo quello dell’autoproclamazione. L’Italia stia fuori da ogni guerra. Questa, per il nostro Paese, porterebbe a fondo l’economia e il popolo”.

Ed effettivamente è vero, anche se ostico da digerire per le “anime belle” italiane, che il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass, da parte di Putin, è un assoluto atto di pace, nel momento in cui mette gli USA e la NATO di fronte ad un aut-aut: o accettate anche voi la legittima indipendenza del Donbass o, attaccandolo e persistendo col terrorismo contro Donetsk e Luganski, dichiarate guerra alla Russia, dichiarate una guerra che potrebbe essere mondiale.

Occorre ricordare come l’aggressività degli USA e della NATO contro la Russia sia la “naturale” proiezione di una spinta bellica generale che trova nel progetto di estensione planetaria della NATO una delle sue micidiali basi materiali.

Ha scritto in questi giorni Manlio Dinucci, a proposito dell’estensione della NATO: “Essa inizia nello stesso anno – il 1999 – in cui la Nato demolisce con la guerra la Jugoslava e, al vertice di Washington, annuncia di voler «condurre operazioni di risposta alle crisi, non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza». Dimenticando di essersi impegnata con la Russia a «non allargarsi neppure di un pollice a Est», la Nato inizia la sua espansione ad Est. Ingloba i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Quindi, nel 2004, si estende ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Federazione Jugoslava). Nel 2009, la Nato ingloba l’Albania (un tempo membro del Patto di Varsavia) e la Croazia (già parte della Federazione Jugoslava); nel 2017, il Montenegro (già parte della Jugoslavia); nel 2020 la Macedonia del Nord (già parte della Jugoslavia) In vent’anni, la Nato si estende da 16 a 30 paesi”.

Ora, secondo gli USA, la NATO, l’UE e tutto il sistema mediatico occidentale, di fronte a questa immensa e minacciosa estensione NATO che punta a collocare missili nucleari in Ucraina, a 35 minuti da Mosca, la Russia dovrebbe tacere e fare buon viso a cattiva sorte!

Ma se oggi il patto di collaborazione già vigente tra Russia e Cina si trasformasse in una sorta di “NATO euroasiatica” e tale “NATO Russia-Cina”, esattamente come sta facendo ora la NATO vera, decidesse di collocare missili nucleari a Cuba, o in Venezuela, come reagirebbero gli USA? Come reagirebbero l’UE e l’intero mondo occidentale? Reagirebbero come già reagirono nel 1962 durante la “crisi cubana”, minacciando la guerra mondiale contro l’allora Unione Sovietica. Mentre adesso, la Russia che sta per essere accerchiata e minacciata ai propri confini, dovrebbe subire in silenzio.

Ma che cosa ha detto, Putin, nel discorso al Paese nella sera del 21 febbraio?

Prendiamo alcuni brani del lungo discorso, già demonizzato dall’intero occidente, del Presidente della Federazione Russa:

- “Esigiamo che si interrompano immediatamente le azioni armate condotte nel Donbass da coloro che detengono il potere a Kiev. In caso contrario la responsabilità per un possibile ulteriore spargimento di sangue sarà completamente sulla coscienza del regime che governa il territorio ucraino”.

-“Annuncio il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk ed incarico l’Assemblea Federale russa di scrivere e ratificare l’accordo di amicizia e cooperazione reciproca con queste repubbliche”.

- “Il mondo civile, del quale i nostri colleghi occidentali si sono autoproclamati unici rappresentanti, fa finta che l’indipendenza del Donbass non vi sia. Rimuove superbamente il fatto che il popolo del Donbass ha scelto l'indipendenza da Kiev.  E  si sente di poter utilizzare questa violenza politica e militare perché il popolo del Donbass, nel 2014, non ha appoggiato il colpo di stato reazionario a Kiev ed ora si batte per parlare la propria lingua e vivere nelle proprie tradizioni”.

- “Il pretesto per imporre delle sanzioni alla Russia verrà  sempre e comunque trovato. Lo scopo è uno: impedire lo sviluppo della Russia. Rimetteranno sanzioni. Lo rifaranno, come lo hanno fatto in passato”.

- “L’Ucraina verrebbe utilizzata come piazza d’armi: da lì i razzi Tomahawk possono arrivare a Mosca in 35 minuti. Dobbiamo accettare ciò passivamente?".

- “Il dislocamento di un sistema radar NATO in Ucraina potrebbe portare al controllo di tutto lo spazio aereo russo”.

- “La collocazione nel territorio dei paesi dell’Est europeo e dell’Ucraina di armi NATO è una minaccia per la sicurezza di tutta la Russia europea”.

- “Nei documenti strategici della NATO la Russia è indicata come minaccia”.

- “Non cambierebbe nulla, per la Russia, se l’ingresso dell’Ucraina nella NATO avvenisse subito o più avanti. Ciò rimarrebbe per il nostro paese una seria e grave minaccia”.

- “ Dunque, riguardo all’annessione dell’Ucraina alla NATO, dichiaro che le “rassicurazioni” ricevute dai partner occidentali, sul fatto che “questo non accadrà ora”, non cambiano nulla dal punto di vista strategico e storico”.

- “L’annessione dell’Ucraina alla NATO è una minaccia diretta, proclamata, nei confronti della Russia”.

- “Qualunque paese ha il diritto di scegliere le proprie alleanze. Ma c’è un però, sancito dai trattati internazionali: l’obbligo di non rafforzare la propria sicurezza ai danni della sicurezza di altri paesi”.

- “Denuncio che nel corso degli ultimi anni, mediante “regolari” esercitazioni congiunte, istruttori NATO e truppe di paesi NATO sono state presenti nel territorio ucraino, creando un’altra potenziale minaccia”.

- “Con l’aiuto degli USA e della NATO, per Kiev sarà più facile creare armi nucleari che per altri paesi, la situazione cambierà nel modo più radicale e non possiamo fare a meno di reagire”.

- “Kiev ha l’obiettivo di dotarsi di ordigni nucleari e quello della costante fornitura di armi da parte dei paesi NATO. Anche per rafforzare il proprio progetto di conquista militare del Donbass”.

- “Il potere politico, in Ucraina, ha perso il suo carattere nazionale e sta portando alla de-sovranizzazione del Paese”.

- “De-russificazione ed assimilazione forzata: questa è la politica attuata dalle autorità di Kiev nei confronti dei cittadini di madrelingua russa e nei confronti della Chiesa Ortodossa che fa capo al metropolita di Mosca”.

- “Coloro che hanno preso il potere in Ucraina hanno organizzato il terrore. Sono stati compiuti reati, restati impuniti, e decine di persone sono state uccise brutalmente ad Odessa: conosciamo per nome e cognome i responsabili e faremo di tutto per punirli”.

- “Piazza Maidan non ha portato l’Ucraina all’integrazione europea: i nazionalisti hanno portato il paese alla  grave crisi attuale”.

- “Le autorità ucraine hanno finito per attuare la loro politica sotto il comando di gruppi di estrema destra, che ne hanno approfittato, imponendo la loro volontà alle autorità”.

- “Kiev fin dall’inizio ha tentato di giocare il dialogo con la Federazione Russa come merce di scambio con l’Occidente, per ottenere sempre di più dall’Occidente”.

- “Nel 2012 l’interscambio tra Russia e Ucraina è stato superiore a quello tra Ucraina e paesi della UE prima della pandemia”.

- “Nei primi anni dell’Ucraina indipendente la collaborazione con la Russia è stata fattiva ed articolata in vari settori”.

- “Nonostante le ingiustizie, gli inganni e i furti ai danni della Russia, il nostro popolo ha riconosciuto gli Stati nati dopo il crollo dell’URSS e ha aiutato i paesi della CSI, compresa l’Ucraina”.

- “Gli errori di pianificazione politica commessi dalle autorità dell’Unione Sovietica hanno portato alla dissoluzione dell’Urss e al distacco dell’Ucraina e degli altri paesi”.

- “L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia mediante la cessione di parte dei suoi territori storici”.

- “l’Ucraina è una “parte inalienabile della nostra storia” e che per molti russi, in Ucraina, ci sono amici, ex commilitoni, parenti”.

- “Nella giornata di oggi i leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk – Denis Pushilin e Leonid Pasechnik – hanno chiesto alla Russia il riconoscimento dell’indipendenza”.

Nessuna protervia o spinta nazionalistica, ci sembra emergano dal discorso di Putin. Nell’essenza appaiono, invece, il rimarcare la spinta degli USA e della NATO ad occupare militarmente l’Ucraina e il Donbass e l’inevitabile risposta russa a questo disegno di accerchiamento americano.

Che reazioni vi sono sinora state al discorso di Putin?

Di grande interesse il resoconto della giornalista italiana Marinella Mondaini a Mosca, che racconta la reazione della popolazione del Donbass e valuta, con occhi non accecati dall'Occidente, l’accaduto:

Un Discorso storico, strepitoso! Putin ha riconosciuto le due repubbliche del Donbass indipendenti e sovrane! Il Donbass esulta, fuochi d’artificio, la gente piange lacrime di gioia! Putin ha firmato il trattato di amicizia e mutuo aiuto con i capi delle due repubbliche, Pashecnik e Pushilin! L’Occidente, il governo italiano protesta in modo violento! Dove eravate, voi rappresentanti del Partito “democratico” quando in questi otto anni l’Ucraina bombardava il Donbass come continua tuttora a fare? Dove eravate? Se siete “democratici” perché non siete coerenti? Perché non siete insorti contro la guerra in questi lunghi otto anni? Perché siete ipocriti e cinici. Adesso insorgete contro la linea della Russia, che con questa decisione storica salva il Donbass dal fiume di sangue che avrebbe dovuto ancora versare (dopo tutto quello già versato fino a stasera) per colpa di un governo golpista, ultra nazionalista, neo nazista, fantoccio, un pupazzo diretto dall’Occidente, un governo nelle mani degli Stati Uniti e volto a distruggere la Russia! L’Occidente ha distrutto l’Ucraina! Putin ha parlato, finalmente dopo otto anni di pazienza estenuante. Kiev sta tremando, speriamo sia la spinta che porti al crollo di questo regime neo nazista!”.

L’Unione Europea e gli USA hanno immediatamente condannato il discorso di Putin rilanciando, come una coazione a ripetere, “dure sanzioni”. Aggiungendo minaccioso, Biden, che “Kiev sarà direttamente difesa da Washington”. Il “Corsera” ha sbrigativamente intitolato “Sfida di Putin, entrano le truppe”. Il quotidiano comunista (?) “il Manifesto” ha addirittura scritto in prima pagina, a caratteri cubitali, in riferimento alla scelta di Putin di riconoscere l’indipendenza del Donbass, “Atto d’imperio”, che nel calembour solito de “il Manifesto” vuol dire chiaramente “atto imperiale”, dell’impero (del male?) russo. Una posizione, questa, che colloca il giornale che fu di Pintor e Magri nell’ambito della “sinistra” ultramoderata.

Disgustosa è la posizione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, già “rivoluzionario” anti NATO con il primo Grillo, che non solo ha “condannato”, con Draghi e l’intero governo italiano, evocando “dure sanzioni”, il discorso di Putin, ma ha persino stabilizzato il proprio spostamento nell’area filo atlantica affermando “L’Italia sta con l’Ucraina!”.

Come prevedibile, ma non per questo meno squallida, è la posizione assunta dal segretario nazionale del PD Enrico Letta, che ha condannato come “inaccettabile” la scelta di Putin, chiedendo che “la Russia ora ritiri le proprie truppe dal confine”, che in altri termini vuol dire: non solo dovete lasciare il Donbass agli USA e alla NATO, ma non dovete nemmeno contestare la trasformazione dell’Ucraina in una base USA-NATO ai vostri confini! E c’è qualcuno che, ancora, considera il PD “di sinistra”, c’è qualche comunista che vorrebbe persino farci un’alleanza di governo, territoriale e nazionale!

Dai tratti persino esilaranti è la dichiarazione del leader di Sinistra italiana, Nicola Frantoianni: “Il riconoscimento unilaterale delle repubbliche del Donetsk e di Lugansk da parte della Russia è grave e sbagliato. Affinché sia garantita l’integrità dell’Ucraina è necessario fermare immediatamente l’escalation. L’unica strada possibile è quella della smilitarizzazione, che implica, anche, lo stop ad ogni ulteriore espansione della Nato verso l’Est. L’Europa batta un colpo e prenda un’iniziativa decisa in questa direzione”.

Affermazione, questa di Frantoianni, nella quale convivono la solita, in questo caso malcelata, “russofobia eurocentrica”, il mito della “smilitarizzazione” avulsa da ogni contesto oggettivo e la fiducia socialdemocratica/liberale in un’Europa che possa “battere un colpo”.

“Cumpanis” ha lavorato, una quindicina di giorni fa, a dei sit-in contro la guerra, invitando tutte le forze comuniste e antimperialiste. Tra queste il PRC delle Marche, che ha risposto di non poter stare in piazza con “Cumpanis”, con il PC, con le altre forze invitate, perché “non condividiamo le vostre posizioni campiste” e cioè, agli occhi di questi dirigenti marchigiani del PRC, "troppo filo russe". Certo: occorre un'equidistanza!

Per parte nostra dichiariamo, come la storia e l’antimperialismo conseguente sempre richiedono, di non essere equidistanti, ma di stare da una parte della barricata, quella antimperialista. E di stare dunque, in questa guerra USA-NATO-UE contro la Russia, dalla parte di Putin. So what? Ci sono problemi?

                            

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