Colpi di stato militari Africa occidentale francofona. Partito comunista del Benin: "I lavoratori e i popoli devono continuare le loro lotte di emancipazione autonoma"

Colpi di stato militari Africa occidentale francofona. Partito comunista del Benin: "I lavoratori e i popoli devono continuare le loro lotte di emancipazione autonoma"

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PARTITO COMUNISTA DEL BENIN.

DICHIARAZIONE SUI COLPI DI STATO MILITARI NELL’AFRICA OCCIDENTALE FRANCOFONA. “I LAVORATORI E I POPOLI DEVONO CONTINUARE LE LORO LOTTE DI EMANCIPAZIONE AUTONOMA”

 

Diciotto agosto 2020 e 24 maggio 2021, colpi di Stato in Mali; 5 settembre 2021, colpo di Stato in Guinea; 24 gennaio 2022, colpo di Stato in Burkina Faso. Da 18 mesi, la regione dell'Africa occidentale vive al ritmo dei colpi di Stato militari nei paesi francofoni. Questa serie inaugurata dal Mali, in seguito a movimenti popolari di protesta che chiedevano le dimissioni del presidente Ibrahim Boubacar Keïta, fa dire a molte persone: dove e contro chi sarà il prossimo round? C’è quindi una sorta di vento di putschismo, una richiesta da parte di strati di lavoratori e di popolo di un intervento militare per rovesciare poteri corrotti, autocratici e senza patria. Di fronte a questa situazione, il Partito comunista del Benin (Pcb) porta all’attenzione dei lavoratori, dei giovani e del popolo, attraverso la presente Dichiarazione, i seguenti elementi di valutazione e riflessione.

 

1- I colpi di Stato militari che hanno avuto luogo hanno rovesciato poteri corrotti, liberticidi e persino autocratici, principalmente al servizio del patto coloniale. Tutti questi presidenti, in Mali, Guinea e Burkina Faso, hanno truccato le elezioni per essere rieletti. La gestione è opaca e copre la corruzione e l’impunità del clan di dignitari che funziona come una mafia di Stato. Ovunque, reprimono le proteste e le lotte dei lavoratori, dei giovani e del popolo nel sangue. La necessità del loro rovesciamento è indispensabile per il progresso del popolo.

 2- In secondo luogo, se prendiamo i casi del Mali e del BurkinA Faso, sono paesi in guerra, una guerra che nei fatti è una riconquista di tipo coloniale da parte dell’imperialismo francese sotto il paravento dei jihadisti. Non solo i deposti capi di Stato, ufficialmente capi dell’esercito, non hanno riconosciuto e agito contro il vero nemico, la Francia imperialista, in questa guerra, ma peggio, patteggiano con il nemico, prendendolo a partner e padrino principale. Ovviamente, quest’ultimo non ha alcun interesse nella vittoria dei popoli e non ha problemi nel consegnare alla morte i soldati che sono al fronte contro i jihadisti. Inoltre, questi capi di Stato deviano e saccheggiano a proprio vantaggio le risorse necessarie ai soldati. Si pensi ai soldati in Burkina Faso, che secondo le notizie provenienti da quel paese sono così affamati che si trovano costretti ad andare a caccia di selvaggina per nutrirsi. Dappertutto, i soldati sotto-equipaggiati non vengono onorati, né ci si prende cura delle loro famiglie e dei loro figli quando muoiono al fronte.

Intanto i clan dominanti e la loro prole saccheggiano e ostentano con arroganza le loro vite lussuose nella dissolutezza. I militari non possono accettare a lungo, senza prendere provvedimenti, questa situazione criminale di presidenti senza patria che si arricchiscono sulle spalle dei soldati mandati al fronte a morire. Tali capi di Stato, ufficialmente capi delle forze armate, che tradiscono il loro dovere e cospirano contro la patria, devono essere rovesciati se ci deve essere qualche speranza di vittoria nella guerra, per l'integrità territoriale e la sicurezza del popolo. 

 

E’ quindi ridicolo condannare questi colpi di Stato evocando la perturbazione dell’ordine costituzionale e lanciando appelli per il ripristino immediato dell’ordine costituzionale sono dunque ridicoli. L’ordine costituzionale stabilito soprattutto dal 1990, dopo il regno delle dittature autocratiche dopo il 1960, sotto il segno del rinnovamento democratico, garantisce solo parodie di democrazia accessibili al 15% delle persone istruite in lingua francese e consistenti nell’assicurare il mantenimento al potere, con l’aiuto di elezioni truccate, di senza patria per la perpetuazione del saccheggio imperialista dei paesi africani. Tutti gli elementi del patto coloniale, l’egemonia della lingua francese come lingua ufficiale, la servitù monetaria con il franco Cfa, il saccheggio delle risorse, il rifiuto di ogni controllo cittadino sulla gestione del bene pubblico, sono mantenuti con le Costituzioni. La democrazia invocata e attuata è al massimo quella di un prigioniero in un recinto. Le alternanze, quando avvengono, non sono che un passaggio del testimone alla testa dello Stato, da un ladro all’altro per la gestione del patto coloniale. L’ordine costituzionale non è dunque una soluzione ai problemi dei popoli e dei giovani africani dei paesi francofoni, ma è parte del problema.

 

4- I crimini dei capi di Stato rovesciati sono dunque l’apolidia e la sottomissione alla Francia coloniale e al patto coloniale, il saccheggio delle risorse del paese e la miseria così come l’umiliazione e la repressione quotidiana imposta ai lavoratori, ai giovani e al popolo. Ma i militari che hanno rovesciato e preso il potere possono assicurare e garantire una vera indipendenza, una gestione patriottica, democratica e onesta? All'indomani del loro colpo di Stato, i militari dicono che di fronte al caos "l’esercito ha dovuto assumersi le sue responsabilità" e proclamano la propria appartenenza a movimenti di vario nome: in Mali, il Comitato nazionale per la salvezza del popolo (CNSP); in Guinea, il Comitato nazionale per l’assemblea e lo sviluppo (MNRD); in Burkina Faso, il Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione (MPSR).

 

Il primo problema è che nessuno a livello dei lavoratori e del popolo conosceva questi movimenti, i loro autori e membri, e ancor meno il loro programma, il loro sostegno e la loro agenda. Bisogna sapere che l’esercito è un corpo, non solo al servizio del potere in carica, ma del sistema esistente e che gli ufficiali superiori (comandante, tenente colonnello, colonnello) e gli ufficiali generali, capi dell’esercito, formati e istruiti negli arcani militari francesi, costituiscono l’ala militare della classe dirigente. Nel caso dei paesi del "recinto francese", essi costituiscono l’ala militare dell’alta borghesia, alleati e complici degli imperialisti francesi.

 

I soldati sotto il loro comando sono parte del popolo, e sono sfruttati come tali. I colpi di Stato militari sotto la guida di quegli ufficiali, che spesso arrivano dopo che il potere dominante è stato screditato dal popolo, riflettono quindi una crisi diffusa all’interno della classe borghese dominante e un cambio di clan al vertice dello stato. I patrioti possono esistere e certamente esistono nella gerarchia militare, ma l’esercito come entità può cambiare la sua natura solo con un cambiamento del sistema a beneficio della patria e del popolo. Questo cambiamento e l’istituzione di un governo a beneficio della patria e del popolo possono essere raggiunti solo attraverso la lotta del popolo stesso.

 

5- Il cambiamento e l’instaurazione di un governo a beneficio della patria e del popolo costituiscono una Rivoluzione contro la dominazione imperialista francese e il patto coloniale, per una vera indipendenza dei popoli africani. Gli elementi di questa rivoluzione sono maturi e ovunque i giovani africani protestano e chiedono la fine del patto coloniale: il recupero della sovranità dei nostri paesi in tutti i campi, monetario ed economico, linguistico, culturale e diplomatico. Questo significa la partenza delle basi militari francesi, la fine del saccheggio delle risorse in stile coloniale, la fine del franco Cfa e il recupero della sovranità monetaria, la fine dell’egemonia linguistica della lingua francese e il recupero della nostra sovranità culturale. Chiedono una vera democrazia e il controllo dei cittadini sugli amministratori del bene pubblico. La Rivoluzione e i compiti di tale portata storica non possono essere realizzati che dal popolo.

 

6- Il Partito Comunista del Benin chiede quindi ai lavoratori, ai giovani, a tutti i patrioti e al popolo di continuare a preparare questa Rivoluzione. Non collegate in nessun caso il nostro destino a un colpo di Stato militare. Non aspettate l’esercito! Non arrendetevi, non abbandonate le vostre iniziative e lotte organizzative contro il potere autocratico e affamante di Patrice Talon per aspettare un colpo di Stato militare. La salvezza del popolo può essere assicurata solo dalle vostre lotte per il trionfo di un programma sviluppato dal Partito comunista e oggi molto chiaro: rovesciare l’autocrazia, rompere il patto coloniale e stabilire un governo patriottico, democratico e onesto.

 

Cotonou, 27 gennaio 2022 Il Partito Comunista del Benin

 

Traduzione di Marinella Correggia

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