Agrigento, studenti manifestano il 3 ottobre per la Palestina: la preside li "sospende"
di Francesco Fustaneo
Doveva essere una mattinata di impegno civile e di partecipazione a una manifestazione di massa, fuori dalle aule. Si è trasformata in tutt’altro. Decine di studenti del Liceo Scientifico "Leonardo" di Agrigento sono stati colpiti da un provvedimento disciplinare per aver partecipato, durante l'orario scolastico, a una manifestazione di solidarietà al popolo palestinese, nell'ambito dello sciopero generale indetto da USB e CGIL e Cobas.
La reazione della dirigente scolastica, Patrizia Pilato, è stata immediata e ha suscitato un coro di polemiche. Con una circolare la preside ha disposto che gli studenti "assenti ingiustificati" per prendere parte al corteo avrebbero potuto fare rientro in classe solo se accompagnati personalmente da un genitore. Una misura che, di fatto, equivale a una sospensione fino a quando la famiglia non si rechi a "giustificare" di persona l'assenza, trattando di fatto gli studenti delle superiori come ragazzini delle elementari.
La notizia, notificata ai telefonini dei genitori tramite un’app della scuola, si è diffusa in tempo reale scatenando l'indignazione di studenti e genitori. Sul web il provvedimento è stato etichettato come "vergognoso" e lesivo dei diritti costituzionali. "Quale modello educativo è proposto?", si chiedono in molti sui social network.
A portare la questione su un piano nazionale è l'intervento della CGIL di Agrigento. Il segretario Alfonso Buscemi ha bollato la decisione della preside come "grave e lesiva del diritto costituzionale di sciopero e di libera partecipazione alla vita democratica del Paese". "Gli studenti, come cittadini e come comunità scolastica – ha affermato Buscemi in una nota – hanno piena legittimità a manifestare il proprio dissenso e a sostenere iniziative che parlano di pace, diritti umani e giustizia internazionale".
La scelta della dirigente Pilato, che in passato è stata assessora al Comune di Agrigento e nell'ottobre 2023 è stata nominata responsabile regionale del dipartimento Donne e pari opportunità della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, appare così carica di una valenza politica che va oltre la semplice applicazione del regolamento di istituto.
Il caso del Liceo Leonardo di Agrigento non è isolato, ma rappresenta un emblematico punto di collisione. Da un lato, l'autonomia scolastica e il dovere della scuola di garantire il regolare svolgimento delle lezioni, nonché la responsabilità legale verso gli studenti minorenni. Dall'altro, il diritto degli studenti a essere considerati non solo come "allievi" ma come cittadini in formazione, con il diritto costituzionale di esprimere le proprie opinioni (Art. 21) e di riunirsi pacificamente (Art. 17).
La richiesta del genitore-accompagnatore, in questo contesto, non viene percepita come una semplice procedura amministrativa, ma come un atto simbolico di stigmatizzazione, un messaggio che squalifica la partecipazione civica come un capriccio da punire, anziché un'occasione di crescita da discutere e valorizzare. Un provvedimento che anche a chi, oggi da adulto, ha memoria della propria partecipazione manifestazioni e scioperi durante gli anni scolastici, non può che apparire “politicizzata” ed “eccessiva”.
La preside Pilato, interpellata da 'ilfattoquotidiano.it' per spiegare le ragioni di una decisione così singolare, ha preferito non commentare, trincerandosi in un silenzio che non fa che alimentare le polemiche.

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