10 anni di crimini non sono bastati. Nuovi convogli Usa invadono la Siria

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Da Obama a Biden passando per Trump cambiano i presidenti ma i crimini restano sempre gli stessi. Quasi per celebrare i 10 anni di un'aggressione senza precedenti contro un paese sovrano, fomentando una guerra per procura, gli USA hanno inviato ieri l'ennesimo convoglio che trasportava materiale militare nelle loro basi illegali vicine ai pozzi ricchi di petrolio del paese arabo.

Non riuscendo a esportare "democrazia" e "diritti umani", Washington, anche in Siria, fa quello che più gli riesce: distruggere i paesi con bombe e sanzioni e rubare le loro ricchezze.

Ieri, a tal proposito, una carovana di 45 camion che trasportavano attrezzature militari, carburante e veicoli a quattro ruote motrici (4WD) è entrata in territorio siriano dall'Iraq attraverso il valico di frontiera di Al-Walid.

I veicoli si sono diretti lungo la strategica autostrada M4 ed sono entrati nelle province ricche di petrolio di Hasaka (nord-est) e Deir Ezzor (est), dove gli Stati Uniti hanno schierato centinaia di soldati nelle loro basi militari illegali.

Gli USA continuano a inviare rifornimenti militari e logistica nelle aree orientali e nord-orientali del Paese arabo, a corto di pretesti, l'unico è quello di "proteggere" i pozzi petroliferi da possibili invasioni di gruppi terroristici, in realtà, rubani l'oro nero dalla Siria, come denunciato da tempo da Damasco.

Gli Stati Uniti ed i loro alleati, le cosiddette forze democratiche siriane (SDF), a guida curda,  hanno in numerose occasioni trasferito petrolio estratto dal suolo siriano senza autorizzazione da Damasco all'Iraq.

La Siria condanna la "rapina a mano armata" del suo petrolio e sottolinea che, non appena sarà liberata la provincia nord-occidentale di Idlib - considerata l'ultima roccaforte dei terroristi nel Paese arabo - il suo esercito si dedicherà allo sradicamento delle truppe occupanti.

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